Bambini e scuola dell’infanzia, come gestire il “primo distacco”?

nidoIn queste prime settimane di settembre si consuma in molte scuola dell’infanzia un rito che mamme e papà volentieri eviterebbero: il cosiddetto “primo distacco“.
Perché è così’ difficile?
Perché bambini sempre allegri e gioviali dopo qualche giorno di scuola, altri addirittura fin da subito, mostrano di non gradire affatto la novità? Come confortare un piccolo che rifiuta del tutto il nuovo ambiente, la classe, i compagni e che piange disperato non appena parcheggiamo davanti a scuola?

A tutte queste domande risponde la nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli. Ecco cosa ci dice al riguardo:

“Alcuni giorni fa ho tenuto un incontro in alcuni asili nidi e le domande che più frequentemente mi hanno posto i genitori le ho riassunte qui sotto.
Ve le riporto perché magari sono gli stessi quesiti che vi ponete anche voi e le risposte potrebbero aiutarvi a fugare ogni dubbio.

Perché alcuni bambini hanno una reazione così disperata all’inserimento alla scuola dell’infanzia?

Rispondo sempre a questa domanda con un paradosso: quando incontro un piccolo paziente di due o tre anni nel mio studio e dopo qualche minuto chiedo alla madre di uscire dalla stanza e lasciarci da soli, se il bimbo non fa una piega e non reagisce io comincio a preoccuparmi, e molto. E’ un modo per dirvi che il pianto, le urla, anche disperate, sono doverose. Specie se si tratta del primo distacco vissuto dal bambino. Per noi psicologi sono addirittura il modo di valutare il livello di attachment (attaccamento) del piccolo alla figura dominante in casa, di solito la madre.

Dunque sono reazioni normali?

Se il bimbo è sempre rimasto a casa con la madre o con i nonni, se non ha frequentato il nido o lo ha frequentato poco, l’inserimento nella scuola dell’infanzia è il suo primo importante distacco. I pianti possono sopraggiungere subito oppure dopo qualche giorno, quando nella fase dell’inserimento la madre non è presente in classe.

Che cosa possono fare i genitori?

Mai perdere la calma. Mai perdere di vista l’obiettivo principale: il benessere del bambino. Mostrare fermezza e serenità anche davanti alle urla più forti, persino davanti a bimbi che si provocano il vomito. Difficile? Lo so. Ai genitori consiglio di ripetere a se stessi, quasi fosse un mantra, che l’asilo esiste per il bene del bambino, è fondamentale per la sua crescita, per aiutarlo a comunicare con gli altri e a socializzare.

Quanto conta la collaborazione con le maestre?

E’ tutto: una madre o in padre con un bambino particolarmente riottoso nell’inserimento non possono essere lasciati da soli. Le insegnanti sono educatrici: lasciamo loro il modo di fare il proprio mestiere. Lasciamo loro anche il tempo di capire e di conoscere il nostro bambino e imparare ‘ i trucchi’ migliori per calmarlo. In questa fase, meglio non avere fretta. Sono necessari almeno 15 giorni di assestamento

Non è facile però lasciare in classe un bambino in piena crisi.

Infatti non va lasciato solo: durante la fase acuta della crisi la mamma o il papà possono prendere il bambino in braccio, avvolgerlo e calmarlo con l’holding, un abbraccio contenitivo che gli blocchi braccia e piedi se sono scomposti. Bisogna poi parlargli dolcemente. Si può anche chiedere, in accordo con la maestra, di rimanere per un po’ nella stanza attigua.

E se a casa c’è un fratellino o sorellina più piccolo?

Questo può complicare le cose: se il piccolino di casa frequenta il nido, accompagnare prima lui e poi andare all’asilo con il fratello grande. Questa attenzione di solito fa sentire importanti e considerati i fratelli maggiori in un momento delicato della loro crescita. Se invece il piccolo rimane a casa, sarebbe meglio farsi aiutare da qualche parente per tenere il nuovo arrivato e dedicare del ‘tempo esclusivo’ al bambino che affronta l’inserimento.

E se un bambino si rifiuta categoricamente, appena alzato, di vestirsi e prepararsi per l’asilo?

Ai genitori chiedo sempre di mostrare determinazione e fermezza: non cedete! Se cedete, tenendolo a casa ‘per una volta’ o ‘solo per qualche giorno’, si innesca un meccanismo difficile da rompere: è come se dimostrassimo a nostro figlio di essere caduti nella trappola del ricatto del pianto. Mamme e papà devono mostrare convinzione: vedo troppi genitori lasciarsi andare allo sgomento, rinunciare, temere le novità. I bambini cercano sicurezze: siamo noi a dover contenere le loro paure. Siamo noi a doverci credere per primi.

E concludo dicendovi quello che l’educatrice di mio figlio mi disse quando, anch’io disperata e in ansia il primo giorno di scuola lo lasciai alla porta urlante: “’Tranquilla mamma, tutti i bambini sanno adattarvi a questo nuovo mondo, il problema è che voi mamme spesso non ci credete!”

 

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Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio:  www.studiosantarellidecarolis.com 

Francesca Santarelli è in libreria con il libro “Mamme No Panic”, scritto a quattro mani con Giuliana Arena

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