Fornero: “Le donne non devono scegliere tra lavoro e maternità”

“La famiglia tradizionale rischia di diventare un’eccezione, non più la regola” e “sta affrontando una crisi di identità, una crisi di valori e una crisi economica”. Lo ha detto il ministro Elsa Fornero a Montecitorio, al convegno ”E’ possibile un’alleanza italiana per la famiglia?”.
“Oggi le famiglie si fanno e si disfano e le famiglie tradizionali neppure si formano. Le coppie di fatto chiedono di essere considerate famiglie. Ci sono coabitazioni di persone dello stesso sesso che chiedono di essere riconosciute come famiglie” sottolinea Fornero che ricorda: “io so e non lo posso dimenticare: io sono ministro anche delle pari opportunità”. “Non mi pronuncio a favore di una cosa o dell’altra, ma dico solo che esiste un problema di identità familiare.

Insomma, continua Fornero, “non possiamo fare finta” che l’affermazione della difesa della famiglia possa da sola “risolvere i nostri problemi: la realtà è molto più complessa e noi abbiamo il dovere di constatare con mente aperta che i problemi esistono e non si possono mettere sotto un tappeto” .

Sulla crisi economica il ministro ha detto: “Il primo fattore di contenimento del rischio di rischio povertà in una famiglia è il lavoro di entrambi coniugi, padre e madre, se uno dei due lo perde, e magari fanno lavoro diversi, almeno l’altro ha un lavoro. Il pane quotidiano si deve portare in due”.

“Bisogna fare molta attenzione alle risposte che abbiamo – ha detto – rispetto alla crisi macroeconomica che sembra farsi ogni giorno più severa”. “Nella modulazione del fisco bisogna fare attenzione a non scoraggiare il lavoro delle donne perché qualche volta è penalizzato da strutture fiscali che fanno sì che l’aggiunta di reddito venga colpita, e invece non bisogna scoraggiare il secondo reddito della famiglia”.

“Si deve evitare, poi, che le donne siano messe nella condizione di scegliere tra la maternità e il lavoro o che considerino la possibilità di lasciare il lavoro per la famiglia”. Entrambi i genitori, ha insistito,  devono lavorare perché è questo “il primo fattore del contenimento della povertà”.
Che dire: speriamo che non siano solo parole…

30 risposte a “Fornero: “Le donne non devono scegliere tra lavoro e maternità”

  1. Dopo 11 il mio datore di lavoro mi ha lasciato a casa dandomi colpe assurde, facendomi sentire dall’oggi al domani una stupida che non era capace di fare nulla se non rispondere al telefono. E se penso a tutti i sacrifici fatti, lavorare fino all’8 mese, rientrare dopo i 4, durante la notte ogni 3 ore allattavo la mia bimba e a metà delle 3 ore mi alzavo per tirare il latte e prepare il biberon da portare ai miei. Svezzamento inziato con la frutta al 5 mese perchè se i biberon che preparavo non bastavano almeno i miei potevano dare qualcosa da mangiare alla piccola senza che io tornassi dal lavoro. Nascita della piccola calcolata a tavolino (la natura mi ha aiutato) nata a dicembre periodo in cui in uno studio di commercialisti si è tranquilli. Ad aprile pronta per le dichiarazioni. Lavoraro anche fino alle 9 ovviamento gratis. E adesso sono a casa perchè lui deve fare lavorare il figlio e con la ragazza che fa praticantato. Faccio domande ma nessuno risponde. Vivo con l’assegno di disoccupazione (per 6 mesi al 60% e 2 mesi al 50%) e poi come tesoretto la liquidazione. Indecisa se continuare a fare domande perchè se sono fortunata a trovare lavoro mi chiedo quando potrò cercare un figlio, e se cerco un figlio praticamente per 1 e mezzo rimango lontana dal mondo lavoro sempre che poi riesca a trovarlo. In più se cerco un figlio negli 8 mesi in cui percepisco la disoccupazione me la sospendono. Vivo in uno stabile che è considerato casa popolare con un mutuo da 500 euro al mese. Mio marito è artigiano e per quanto ci sia lavoro la gente non paga ( e normalmente chi non paga non è quello che fa fatica ada arrivare a fine mese). Io inizierei a dire alla Fornero che se loro inziassero a prendere uno stipendio da dipendente pubblico come da contratto forse non saremmo a questo punto. E visto che fanno riferimento all’Europa per tutto che guardino anche gli aiuti che danno alle famiglie e alle donne incinta.

  2. @Maria: sisi..non sò perchè ma mi compariva pubblicato solamente il secondo commento! ..perdonami..è che così solo soletto…sembrava il commento di una che parla da sola! ahahahaha!

  3. io sono rientrata quando mio figlio aveva 4 mesi (ed ho lavorato fino all’ottavo). al mio rientro sono stata messa all’angolo: il mio contratto prevedeva dei premi produzione (farlocchi, solo per arrivare al quantum accordato e far sì che il mio datore di lavoro pagasse meno tasse sulla busta paga)..beh, sono rientrata e visto che nero su bianco i premi produzione erano solamente premi produzione, il mio capo mi ha detto: ah, esiste l’allattamento? bene, ti prendi lo stipendio decurato della somma relativa ai premi di produzione! non ho potuto far altro che accettare visto che i precedenti accordi erano stati presi verbalmente! Vergogna!

  4. io sono rientrata abbastanza tardi quando mia figlia aveva 6 mesi (sono rientrata esattamente un mese fa). Noi seguiamo l’autosvezzamento e allatto esclusivamente al seno in settimana 5 volte al giorno nel WE anche 7, al lavoro ho chiesto 10 minuti a metà mattina x potermi tirare il latte (lavoro a 40 minuti da casa) che lascio x la poppata del dopo pranzo (perché io non ci sono)
    Sono rientrata perché volevo io (il mio lavoro mi fa letteralmente schifo, ma a me piace lavorare, non ci rinuncerei mai), perché la penso come la Fornero.

  5. @sonia: purtroppo i commenti cattivi provengono da chi il problema non lo vive sulle proprie spalle, non sentirti una mamma a meta’ tu stai facendo di tutto per garantire un futuro a tuo figlio. Quello che e’ brutto e’ che il mondo del lavoro non accetta le mamme ancora oggi nel terzo millennio, il fatto che ti hanno fatto mobbing ne e’ la prova…e’ davvero vergognoso!
    Io quando sono tornata dalla maternita’ ho vissuto un periodo bruttissimo perche’ il mio responsabile di allora pretendeva che uscissi tutte le sere alle 19,00-20,00 che mi rendessi disponibile a trasferte anche con pernottamenti, dopo un mese di stress gli ho parlato chiaro dicendogli che non potevo dargli quella disponibilita’ e se non gli andavo piu’ bene poteva andare dal personale e farlo presente. Per fortuna nel frattempo ho cambiato responsabile e quello attuale si e’ dimostrato sin da subito molto comprensivo e mi chiede extra solo quando veramente necessario (quasi mai). Sono stata molto fortunata, non so come sarebbe andata a finire senza questo cambiamento al vertice…

  6. @sonia: no nsei snaturata. con la prima figlia mi sono potuta permettere di stare a casa fin oall’anno, non avevamo spese, ma ora, se ne facessi un altro, a 4 mesi al lavoro! ognuno fa come puo’.non sentirti in colpa per questo.

  7. @sonia: ti capisco. anch’io x esigenze economiche (sono l’unica in casa col posto fisso e il mutuo è da pagare…) sono dovuta rientrare subito e quando ho incontrato madri che hanno usufruito di tutta la maternità facoltativa (anche qualcuna lavoratrice nel privato) mi hanno fatto sentire una “cattiva mamma” xchè lasciavo al nido un esserino così piccolo e indifeso…

  8. Buongiorno a tutte, vi leggo spesso ma anch’io ho deciso di scrivere solo ora visto che l’argomento mi ha punto sul vivo! Anch’io come molte di voi ho lavorato fino all’ottavo mese e rientrata dopo 4, passando all’allattamento misto perchè anche se abbastanza vicino casa (mio figlio sta con mia mamma, x fortuna), non riuscivo a togliermi il latte o a uscire quando aveva fame. Purtoppo in casa abbiamo bisogno dello stipendio pieno perchè abbiamo un mutuo e varie spese- A lavoro i miei capi mi hanno agevolato negli orari, nel senso fino all’anno posso prendermi le due ore di allattamento entrando in ufficio alle nove e uscendo alle 5, ma come dicevo se mio figlio voleva la poppa alle 3… biberon… Ma la cosa più spiacevole è stato rientrare a lavoro e capire che ormai il mio lavoro non c’era più! Nel senso che quello che facevo è stato affidato alla mia collega “full time” e io mi ritrovo a fare la subordinata. Così mi sento mamma a metà e lavoratrice a metà! E quando sento tutte quelle mamme ( o che possono permettersi di stare a casa fino all’anno del bambino perchè lavorano nel pubblico o che cmq possono permetterselo economicamente) mi viene da piangere, anche perchè ai loro occhi sono la mamma snaturata che ha abbandonato suo figlio a 4 mesi.

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