Vedete questa foto?
Questo bambino non è caduto, non si è fatto male, non piange per il dolore.
Sta solo cercando di mandare il tilt il cervello della sua mamma bombardandolo con urla e pianti disperati.
Insomma questo bambino sta facendo “capricci”.
Chi di voi non si è trovato in una situazione simile? Oppure non ha assistito a scenate di questo tipo?
Io prima di diventare mamma vedendo siparietti familiari come questo pensavo: “Se capitasse a me… le cose andrebbero diversamente!”
Ora quando vedo genitori con i figli in preda ad un capriccio li guardo con solidarietà. Uno sguardo che vuole dire: “Forza, fatevi coraggio, passerà!”
Ma quando passa la fase dei capricci? E quando ci si trova in mezzo a questa tempesta come bisogna comportarsi?
Argomento spinoso questo affrontato oggi dalla nostra psicologa amica Francesca Santarelli.
Ecco cosa consiglia ai genitori:
“Prima di parlare del capriccio (da professionista), vorrei condividere sinceramente da donna a donna e da mamma a mamma questo pensiero con voi: quante volte vi sarà capitato, prima di diventare madri, di assistere a imbarazzanti scenate di bambini che facevano capricci esasperati, urlando e puntando i piedi in mezzo alla strada o al supermercato?
Quante volte vi sarete dette: “Ah…., se fosse figlio mio….!”
O quante volte, anche bonariamente, avete espresso una critica o un giudizio sull’atteggiamento tenuto dalla povera mamma in questione? ( perché, diciamocelo, di solito ci sono sempre le mamme in queste situazioni!).
E ora, chi di voi si è mai trovata in quella stessa situazione, questa volta con un ruolo invertito, senza sapere cosa fare o in preda alla vostra disperazione e frustrazione? Forse ora siete voi che vi sentite osservate da altre donne in simili occasioni?
Di solito è cosi: si dicono tante cose, si leggono tanti libri, ci si promette di fare o non fare determinate cose con i propri figli, ma poi, nella pratica quotidiana, bastano quei fatidici 5 minuti in cui la nostra testa va in TILT e sembra fare corto circuito!
Diciamoci la verità: i capricci dei figli, spesso, sono destabilizzanti, ci mettono KO e sono ottimi detonatori di “bombe nucleari” della vita psichica, fisica e quotidiana di molte mamme!
Tendiamo tutte noi a vedere i nostri cuccioli come degli angioletti, vorremmo a volte, che fossero una specie di bambolotti che “dove li metti stanno” e forse, se si è fortunate, fino a una certa età è un po’ cosi e tutto ci sembra più facile e abbastanza gestibile.
Ma poi, man mano che crescono, ci si trova sempre, prima o poi a dover fare i conti con quel piccolo diavoletto che ci tira fuori la parte peggiore di noi! Capita a tutte infatti, di avere a che fare con questo aspetto del nostro bambino che molte volte non solo non sappiamo come affrontare e comportarci, ma diventiamo quasi giocatrici di un braccio di ferro che ci distrugge fisicamente e psicologicamente, facendoci provare emozioni nuove e ambivalenti che ci destabilizzano e ci fanno perdere ogni lucidità e certezza!
Pensateci. Siate sincere…Quante volte vi sarà capitato di sentirvi esasperate di fronte ai capricci quotidiani del vostro piccolino? Quante volte quell’angioletto che a volte osservate dormire serenamente vi sembra poi trasformarsi in una diavoletto pronto a farvi perdere le staffe? Quante volte siete uscite a far la spesa con lui e siete tornate con i capelli dritti per via delle crisi isteriche che vi ha piantato nel bel mezzo del supermercato? Per non parlare delle azioni di tutti i giorni: lavarsi i dentini, mettersi il pigiamino, uscire di casa…
È proprio questa la realtà di ogni giorno: ogni momento della giornata è il pretesto per un capriccio, che a volte sono solo estemporanei e dovuti al fatto che il bambino è stanco, ha fame o è semplicemente stanco di stare seduto a tavola, ma altre volte si ha la sensazione che il piccolo sia decisamente e appositamente oppositivo e disposto a non ascoltarci e farci arrabbiare!
Problemi di questo tipo iniziano soprattutto quando il bambino raggiunge i 2-3 anni; se infatti fino a ieri ci obbediva e ci seguiva ovunque senza protestare mai, in questa fase di crescita comincia a emergere la sua personalità e intenzionalità, centrando ogni forma di comunicazione e atteggiamento in modo del tutto egocentrico. È frequente infatti notare come in questa fascia di età i bambini non facciano altro che ripetere sempre “Io, io, io…”!.
A questa età il piccolo comincia ad affermare la sua volontà, i suoi umori e desideri e la mamma deve imparare ad abituarsi ai continui disaccordi e conflitti con il suo pargoletto!
Spesso le madri provano emozioni negative e di sconforto, ma in realtà questi comportamenti sono il segnale che il bambino inizia a disegnare la sua personalità.
Inoltre, è proprio dai 2 ai 3 anni che i bambini possono trasformarsi in piccoli contestatori con la “fase dei NO” caratterizzata dal continuo rifiuto di fare qualsiasi cosa venga loro richiesta. Anche questi primi ‘abbozzi’ di capriccio vanno controllati, non bisogna però dimenticare che queste prime manifestazioni denominate capricci, sono tappe fondamentali verso l’indipendenza, nonché espressione del sano desiderio di imporre la propria personalità attraverso il dominio e il controllo dell’ambiente.
I capricci insomma, sono da considerare un passaggio obbligato nell’evoluzione del bambino!
Risulta dunque fondamentale come un genitore si confronta e reagisce di fronte ai capricci stessi poiché da questi rimandi educativi, possono scaturire importanti conseguenze.
Ma cosa sono esattamente i capricci? Se ne parla sempre e da sempre, spesso li si confondono con i vizi e per questo mi sembra opportuno darvi un’indicazione più “tecnica” a riguardo.
I capricci fanno parte del linguaggio e della modalità di comunicazione che i bambini possiedono e utilizzano per chiedere e provare, sperimentare e imparare. Il capriccio deriva da una pulsione indifferenziata, una frustrazione non tollerata, un bisogno da soddisfare subito, un tentativo messo in atto dal piccolo per provare a interagire con l’ambiente modificando la realtà in base ai bisogni di quel momento.
Il compito degli adulti è quello di saper mettere un limite a questo fiume in piena di pulsione e istintività. Saper canalizzare i capricci trasformandoli in azioni più organizzate e finalizzate al raggiungimento dello scopo e al miglior adattamento possibile alla realtà, senza risultare troppo insistenti e senza esasperare mamma e papà!
Come si fa? Mettendo delle regole e dei limiti, come se si dovessero costruire degli argini a quella diga pulsionale che è il capriccio.
Ma precisiamo subito una cosa: esistono due categorie di capricci, quelli più legati alle emozioni e quelli che diventano un gioco di forza tra genitori e figli.
Prendiamo il primo caso: un bambino piccolo ad esempio, può fare un capriccio come conseguenza di un eccessiva sovrastimolazione emotiva o sensoriale e mi riferisco alle classiche crisi che avvengono per stanchezza, gelosia, fame, noia o qualunque emozione incontrollata che il bimbo vive come fastidiosa. Questo genere di capricci sono abbastanza comuni nei bambini di due o tre anni di età, quando le emozioni forti sono all’ordine del giorno e quando ancora il bambino non ha sviluppato quelle capacità di autocontrollo dell’emozione, a cui noi genitori dovremmo allenarlo.
L’altra categoria di capricci invece (che sono i più frequenti!) risultano essere dei veri e propri tentativi del bambino di ottenere quello che vuole, spesso solo per il gusto di misurarsi con l’adulto e vedere chi è il più forte.
La relazione educativa non dovrebbe mai essere simmetrica perché il ruolo di genitore e quello di figlio non possono e non devono mai essere alla pari!
Ecco perché mi riferisco spesso al capriccio come ad un “braccio di ferro”, inteso come bisogno di testare la propria capacità di convincere l’altro e piegarlo al nostro volere .
Ecco… Questo gioco non dovrebbe mai iniziare nella relazione genitoriale perché fa perdere all’adulto la posizione di autorevolezza che gli compete.
In genere questi capricci, partono dalle situazioni più banali: non voler mangiare quello che la mamma ha preparato. Non voler dare la mano per attraversare la strada. Arrabbiarsi perché la mamma non compra quello che viene richiesto, ecc…
Può essere fatto nel privato delle mure domestiche, ma i migliori avvengono in un luogo pubblico, dove, il pargolo sa bene, ci troviamo anche in imbarazzo per il suo comportamento e magari siamo disposti a concedere qualcosa pur di farlo smettere. Solo che il pargolo non smette mai davvero. E’ solo un periodo di tregua che verrà seguito presto da un rilancio dell’offerta. Perché, come sanno tutti, non vale la pena accontentarsi di un gelato se si possono avere gelato e patatine.
Questo esempio di capriccio e di braccio di ferro, è una manipolazione a cui il genitore dovrebbe resistere e rispondere con indifferenza. Se il bambino capisce che ogni volta si gioca e pure tenacemente con spirito di competizione, la posta in gioco e le richieste continueranno a farsi sempre più alte e difficili da contenere!
Molte volte infatti l’approccio degli adulti è sbagliato e non fa altro che stressare i piccoli facendoli innervosire ancora di più. Il problema è che quando si fanno alcune concessioni è poi difficile reimpostare le regole, ma comunque non è impossibile! I genitori infatti dovrebbero essere delle figure sempre autorevoli, sicure delle proprie posizioni e che non cambiano idea facilmente. Ed è proprio su questo punto che moltissimi genitori sbagliano facendo concessioni ai bambini presi dalla stanchezza o dalla voglia di farli smettere di lamentarsi e fare i capricci.
Errore molto frequente dei genitori è anche quello di promettere una ricompensa al bambino se si comporta bene ma in questo modo non facciamo che stimolare i suoi comportamenti errati. Mai dirgli ad esempio “se fai il bravo ti compro un gelato”: un bambino dovrebbe sempre fare il bravo e non solo quando viene invogliato ad esserlo o minacciato. Da evitare anche le spiegazioni sul perché non dovrebbe fare una certa cosa. Spesso un no secco vale più di mille parole: i bambini devono imparare ad ubbidire e non a questionare sulle vostre scelte e mettere in dubbio la vostra autorità.
Quindi ben vengano piedi puntati e pianti, ma la mamma come può riuscire a gestirli al meglio?
L’importante è fissare poche semplici regole, non dimenticandosi poi di essere intransigenti nel farle rispettare. I capricci sterili fatti solo per contestare in un bambino di 4-5 anni possono proseguire all’infinito se il bambino ha la sensazione che i genitori prima o poi cederanno.
Un bimbo che sa che no significa no e non ‘forse’ o peggio ancora ‘sì, basta insistere’ è perfettamente consapevole del fatto che non ha senso tirare a lungo un capriccio, tanto con mamma e papà non porterebbe a nulla. E’ solo l’assenza di paletti che porta a disubbidire, a impuntarsi e a compiere azioni come gettarsi a terra, scagliare oggetti e/o tirare calci ai genitori.
I capricci continuano anche ben oltre i 6 anni se non vengono gestiti subito nel modo corretto che consiste nel rimanere fermi sulla propria posizione, mostrandosi indifferente alla reazione avversa.
Il messaggio che si deve trasmettere a un bambino già grandicello e molto capriccioso è che i genitori osservano la sua ribellione e ne prendono atto, ma sono certi di essere nel giusto imponendogli una certa cosa o insistendo perché ne faccia un’altra, che per lui non esiste alcuna possibilità che cambino idea.
E’ probabile, a fronte di un simile atteggiamento dei genitori, che il bambino abbandoni velocemente la contestazione; i piccoli rimangono infatti sconcertati dal fatto che la loro reazione non impressioni più di tanto, e questo loro ‘punto debole’ a volte va sfruttato a scopo educativo. Se però mamma e papà tentennano anche solo in cuor loro, il bimbo fiuta uno spazio per la contrattazione e la possibilità di averla vinta.
Ancora peggiore è il caso in cui i genitori si dimostrano spaventati dalla violenza del capriccio: una simile debolezza fa un pessimo regalo al bambino trasmettendogli la sensazione di essere un tiranno pieno di potere. Sensazione pericolosa che, se avvertita troppo spesso, può portare a un ruolo di onnipotenza e ad un errato equilibrio psico-emotivo.
Dunque, consideriamo la fase del capriccio come una tappa fondamentale per lo sviluppo di nostro figlio, cerchiamo di farci percepire sempre figure ferme e stabili nelle nostre “regole” , (perché ricordiamoci che siamo noi gli adulti!) e armiamoci di santa pazienza e di tutte le energie che servono di fronte a momenti come questi pensando che tutto questo un giorno, ci tornerà utile!”
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com