Diventare mamma: emozioni solo in rosa? No, a volte anche a tinte fosche, dal grigio al nero

Finalmente è tornata tra noi la Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Personalmente devo dire che mi è mancata parecchio. Sono contenta e felice che  sia diventata mamma, che abbia intrapreso questo viaggio impegnativo, ricco di soddisfazioni ma anche di grandi difficoltà.
Ma mi mancavano i suoi spunti di riflessione e i suoi consigli da professionista.
Ed è per questo che sono felice che abbia trovato, tra i suoi mille impegni, anche del tempo da dedicare nuovamente a noi.
Di cosa ci parlerà oggi?
Proprio dell’esperienza di diventare mamme. Di quanto possa essere difficile gestire quel bagaglio di emozioni.  E di come sia facile cambiare il colore dei propri pensieri:  da rosa, in men che non si dica, possono diventare anche neri …

“Eccomi di nuovo qui tra voi mamme care!

Mi sembra ieri quando vi ho scritto per annunciarvi della mia gravidanza e poi del mio parto, e ancora ieri quando vi scrissi mesi fa per salutarvi e dirvi che presto sarei tornata tra voi.

Ebbene, spero che quel giorno sia davvero arrivato, e per quanto il mio piccolino non mi lasci mai un attimo di respiro, cerco di prendermi i miei momenti in cui esco dal ruolo di mamma, per poter  rimettere quelli della “Psicologa Amica”, da questo momento in poi, (forse e spero!) con qualcosina in più da potervi offrire.

Settimana scorsa Maria ha pubblicato un’importante iniziativa proposta dal mio studio, in collaborazione con le farmacie comunali del territorio, per far conoscere e promuovere una serie di attività dedicate alle mamme e ai diversi ambiti e aspetti legati maternità, dalla gravidanza in poi, con il titolo “Mamma che emozione”!

Già in quell’occasione mi ero pronunciata nel sottolineare quanto, secondo me, l’essere madre oggi, faccia vivere ancora a troppe di noi, un profondo senso di solitudine e smarrimento, una sensazione e un insieme di emozioni che molto spesso non trovano parole per esprimersi ,né voce e orecchie per essere comprese e ascoltate.

Tutti parlano di quanto sia bella la maternità e che gioia si provi ad avere un figlio, ma troppo spesso si finisce per raccontare in modo troppo idealizzato ciò che significa una relazione cosi unica, profonda e ambivalente come quella tra una mamma col suo piccolino. E cosi, nella testa di ognuna di noi, si rappresentano tutta una serie di pensieri ed emozioni che a volte non si identificano con quello che ci si aspetta e che in realtà si prova.

Ho conosciuto molte donne al corso pre-parto che ho frequentato che si meravigliavano e spaventavano di ciò che provavano perché non corrispondeva a quello che avevano sentito raccontare da amiche o mamme anche più grandi di loro, o  perché quello che provavano e pensavano non erano solo emozioni e pensieri “colorati di rosa” e ciò le faceva sentire molto sole, incomprese e giudicate da coloro che invece dicevano loro: “Ma come? Non sei contenta di essere incinta e diventare mamma”? Certo che sì, ma non si parla mai (e nessuna informa e prepara abbastanza) di quanta paura, confusione, terrore e insicurezza si prova di fronte a quello che è l’evento più stravolgente e irripetibile della propria esistenza. Come se ci fosse una sorta di tabù che vieta di poter confidare tutta una serie di emotività che al posto del “rosa” si dipinge di nero, grigio, blu e chissà quanti altri colori in base all’unicità di quella specifica mamma e dei suoi vissuti.

Si dovrebbe creare tutta una serie di circostanze e occasioni all’interno delle quali le mamme possano aprire i loro “cofanetti” interiori e condividere, esprimere liberamente e confrontarsi con quello che appartiene, in fondo e in modi differenti, a ogni mamma.

Basta sentirsi sole, sbagliate o inadeguate per ciò che si prova anche di fronte ad un evento cosi tanto bello e indescrivibile! Troppe mamme ho sentito confidare queste vissuti…troppo spesso lasciati soli a se stessi.

Io, come tutte voi, amo profondamente mio figlio, ma so anche personalmente, quanto ho dovuto fare i conti anche con questa parte di me e del mio nuovo ruolo.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se volete, potete offrirmi voi stesse degli spunti o tematiche che vorreste approfondire con me dopo questo mio rientro. Ancora….Ciao!!”

40 risposte a “Diventare mamma: emozioni solo in rosa? No, a volte anche a tinte fosche, dal grigio al nero

  1. Ciao care mamme
    sono alla 35 sett di gravidanza e mi sento molto triste…mi sento anch’io tremendamente inadeguata e fortemente in colpa verso la mia piccola…mi chiedo come sarà dover rinunciare alla libertà che finora ho avuto…e che amo così tanto..tanto più che a parte mio marito non so su chi potrei contare se volessi un ora di libertà…penso anche alle ripercussioni lavorative…e a come farò a conciliare il mio mestiere di libera professionista con le notti insonni e le poppate…e poi temo anche i cambiamenti fisici visto che sono stata sempre una attenta alla linea….più si avvicina il giorno del parto e maggiore è la mia visione di un lungo tunnel nero….non penso di essere una brava mamma…al corso pre parto tutte mi sembrano allegre ed entusuiaste e questo aggrava il mio sentimento di insicurezza ed inadeguatezza…

  2. Ciao Maria, vorrei chiederti se prossimamente la Dott.ssa Santarelli potesse parlare della paura di diventare mamme, o meglio, mettere un po’ da parte la coppia per diventare famiglia, questo è un pensiero che mi attanaglia, abbiamo aperto i cantieri da un po’ ma ho paura di “perdere” mio marito quando avremo un bambino. ti ringrazio anticipatamente.

  3. Che bello leggervi ragazze e sapere di nn essere la sola ad affrontare certe situazioni. Essere una buona mamma è x me importante e pretendo molto da me stessa, però ke fatica conciliare bene maternità e lavoro!!! Ma quanto vorrei riprendere a viaggiare (lo facevo spesso x lavoro) ed uscire qualke volta con le amike e nn pensare con ansia ke al mio rientro c’è anche la casa da mandare avanti. Mi manca la libertà di fare le cose + semplici come guardare la tv con mio marito o andare al cinema. Alle volte mi assale lo sconforto e mi vengono i sensi di colpa xkè mi sento ingrata verso la vita fortunata che ho, con un figlio e un marito adorabili…

  4. @enrica73: forza Enrica sei stata cosi’ coraggiosa a tirar fuori quello che avevi e a farti aiutare, che sono sicura troverai la forza per riprendere questo pecorso…secondo me le mamme milgiori sono quelle che si mettono in discussione e cercano di migliorare anche facendosi aiutare , nessuno e’ perfetto e tutti abbiamo la nostra parte “nera” da afforntare e cobattere…in bocca al lupo
    @roberta75: secondo me stavolta gli ormoni in subbuglio ti stanno giocando un brutto scherzo…prova a leggerti dentro per capire quali sono i motivi della tristezza, se pero’ non riesci ad individuarli perche’ non chiedi aiuto per esempio ad un consultorio? Cosi’ magari ti senti anche meno sola, visto che tuo marito non ti e’ di grande aiuto…

  5. anche io volevo rispondere raccontando la mia di esperienza.
    iniziamo col dire che è la terza. la prima ho passato il primo trimestre a vomitare e a pensare di non voler portare aventi quella gravidanza,poi grazie a dio il secondo trimestre è arrivato e poi il terzo etc…ora la mia bimba ha quasi sei anni e tutto è andato splendidamente.
    seconda gravidanza: un pò meglio l’inizio rispetto alla prima ma con grandi mal di testa e unricovero ospedaliero lungo per un rischio di parto pretermine alla 24 sett.
    risultato. nata a termine tutto ok a parte le coliche,ora la mia bimba ha 4 anni e mezzo.
    veniamo al dunque: sono alla 16 sett di gravidanza e mi sento cosi depressa,cosi triste. mi manca il lavoro. (sono a casa in maternità anticipata),mi manca il mio corpo che vedo lievitare,non so…mi sveglio triste e inutile e vado a letto con la stessa sensazione pensando ..un altro giorno passato..meno male…luglio arriverà..
    si può andare aventi cosi?
    il mio compagno mi chiede cos’hai? e io: non so mi sento triste
    lui: non pensarci.
    fine.
    e cosi finisce il mio dialogo. sono staccata da tutto e tutti tranne chiaramente le mie bimbe.
    passerà?

  6. @ENRICA TI DICO SOLO UNA COSA COME CONSIGLIO CERCA DI TROVARE IL TEMPO IL MODO E SOLDI PER FARTI AIUTARE SE SENTI CHE NE HAI BISOGNO. DICO QUESTO PERCHE’ IO PER CAPIRE CHE STAVO MALE MI E’ VOLUTO UN ANNO E A QUEL PICCOLINO CHE AVEVO VOLUTO NON RIUSCIVO A PROVARE QUELL’AMORE CHE SI DOVREBBE PROVARE PER IL PROPRIO FIGLIO INSOMMA DOPO UN ANNO DI PIANTI ALTI E BASSI MOLTO BASSI HO DECISO E MI SONO RIVOLTA AD UNA PSICOLOGA DA LI’ SONO RINATA, ORA OGNI TANTO RITORNO PER FARMI SOSTENERE NEI MOMENTI DIFFICILI PERCHE’ HO PAURA DI RICADERE MA QUANDO L’AIUTO SERVE BISOGNA CHIEDERE……

  7. cavoli enrica…………….come ti capisco………………………..sembra proprio ke le tue parole siano le mie…..il mio secondo ha tre anni, e ancora ogni tanto mi vengono “brutti pensieri” … anche io mi dico…devo proprio andare da qualcuno….poi la situazione migliora e cambio idea, poi peggiora e ricambio idea….. a volte mi sembra proprio di essere sull’orlo dell’esaurimento…poi invece tutto va a meraviglia!!! è ke faccio davvero fatica a gestire i capricci e la disubbidienza di fede, forse abituata a riky ke non è mai stato capriccioso ed è sempre stato ubbidiente….mi sembra sempre ke per colpa dei capricci di fede ci rimette sempre riccardo. sicuramente in questi tre anni il mio equilibrio è molto precario….per fortuna ho l’appoggio di mio marito ke mi consola nei momenti di vero sconforto….poi guardo SOS Tata e mi accorgo … ke c’è sempre chi sta peggio 😉

  8. La mia prima bimba nata sei anni fa, voluta e subito arrivata, mi ha fatto provare le prime belle emozioni da mamma, ma anche quelle sensazioni che non ti aspetti. Piangevo in continuazione e non sapevo perchè. Le volevo bene e la coccolavo, ma c’erano dei giorni che avrei preferito sparisse. In quel periodo ho iniziato una breve terapia di coppia dalla psicologa del consultorio, che mi è servita per capire quello che stava accadendo. Sono riuscita a trovare la serenità quando la bimba aveva sei mesi, durante le vacanze estive, in cui sono rimasta sola alla casa al mare, capendo che potevo farcela anche con le mie forze.
    Per il secondo (ora ha quasi 3 anni), anche lui stra voluto, pensavo di essere preparata in tutto, compresi gli sbalzi d’umore. Invece è stato tutto molto più devastante. Mi sono ritrovata con questo esserino in mano e gli attribuivo ogni responsabilità per come mi sentivo, sia fisicamente (ragadi e candida al seno, anemia dovuta ad una forte emorragia post parto) che psicologicamente (un lutto in famiglia, inadeguatezza e sensi di colpa verso la sorella). Mi ricordo che i primi giorni lo guardavo e non provavo alcun senso di affetto nei suoi confronti. Lo baciavo solo perchè sapevo che doveva essere fatto, se piangeva perchè era l’ora della poppata, facevo finta di niente perchè non mi andava di farmi succhiare sangue insieme al latte e urlare e piangere dal dolore. C’era comunque questo sentimento ambivalente, in cui fortunatamente prevaleva la razionalità, e quindi mi sforzavo a volergli bene e a dargli il latte, visto che ne avevo veramente tanto, mi rendevo conto che in qualche modo era mia responsabiltà fare in modo che lui stesse bene, perchè molto in fondo, nascosto da tutto il nero, io già lo amavo e non me ne ero ancora accorta. Mi ricordo una volta di aver detto a mio marito “Forse abbiamo fatto il passo più lungo della gamba, abbiamo fatto un errore, non avremmo dovuto…” Ci ho messo quasi un anno per venirne fuori (e probabilmente non del tutto), questa volta anche senza l’aiuto della psicologa del consultorio, perchè non volevo togliere altro tempo alla sorellina. Ora lo adoro, me lo stritolo di coccole e lo inondo di baci, forse per nascondere per sempre tutto quello che ho provato in quel periodo. Due anni fa, quando la più grande ha iniziato a darci strani segnali di gelosia nei confronti del fratellino, avevo intrapreso un breve percorso da una psicologa molto brava (ne avevo già parlato in qualche altro post), che mi ha fatto capire come affrontare il problema e che soprattutto il problema non era di mia figlia, ma nostro. Mi aveva anche consigliato di continuare il percorso: sono due anni che mi attanaglio, consapevole del fatto che ne ho bisogno, ma ancora non mi sono decisa di riaffrontare una terapia che questa volta sarà più profonda. Un pò mi spaventa scoprire quel lato di me che mi ha portato ad odiare mio figlio in quel periodo, e mi nascondo dietro la scusa di non avere tempo, soldi, ecc. Come buon proposito per quest’anno mi sono ripromessa di intraprendere questo percorso, sperando di trovare la redenzione per tutte le colpe che mi sono attribuita…

  9. @Laura: carissima non sai quanto mi fa piacere leggere il tuo commento, non fraintendermi non per la situazione difficle e conflittuale che stai vivendo ma perche’ sei stata sincera…fino in fondo.
    Per rasserenarti un po’ posso dirti che secondo la mia esperienza (del tutto personale) stai attraversando il periodo piu’ difficile perche’ un neonato e’ piuttosto gestibile visto che nella maggior aparte del tempo mangia e dorme, un bimbo intorno all’anno gia’ inizia ad essere un po’ autonomo (nei limiti dell’eta’ ovvio) e sicuramente ci puoi giocare in tanti modi, leggendo storie, guardando cartoni, cantando e ballando…mentre i mesi da 5 a 10 diciamo sono quelli in cui non c’e’ ancora molta interazione, i ritmi di veglia sono sempre piu’ lunghi per cui non puoi sperare in pause di riposo, insomma le piu’ dure da affrontare…vedrai che i tuoi pomeriggi noiosi lasceranno il posto a tante attivita’ da fare insieme e non vedrai l’ora di uscire da lavoro per proporre qualcosa al tuo bimbo…abbi pazienza il tempo vola…un consiglio pero’ non chiuderti tra quattro mura, visto che hai la fortuna di avere tua mamma ogni tanto approfitta e concediti qualche ora di svago stile “vecchia vita” per cosi’ dire…un aperitivo, un giro per negozi con le amiche, una chiacchiera dia rgomenti diversi da pappe e pannolini non sai quanto puo’ far bene….soprattutto a ricordarti che sei si una mamma ma sei soprattutto una persona con le sue esigenze e i suoi spazi. So che molte non sono d’accordo perche’ pensano che una mamma deve esserlo a tempo pieno, ma questa e’ la mia esperienza quindi come tu sei stata sicnera con noi, anche io lo sono stata altrettanto…

  10. Ciao a tutte.
    Sono mamma da 5 mesi, sono appena rientrata felicemente al lavoro e questo felicemente mi fa pensare. Che dire, io il mio bimbo l’ho cercato e l’ho voluto, ho avuto una gravidanza splendida, un parto con cesareo programmato che è stato una super passeggiata (ero fuori in 48ore), ma adesso…vorrei la mia vita di prima. Vorrei poter passare i weekend con gite fuori porta, vorrei uscire la sera con le amiche, vorrei potermi fare un aperitivo in pace senza pensare che poi devo tornare a casa e avere abbastanza energie per metterlo a letto bene e velocemente. Da qlc giorno sono appunto rientrata al lavoro, sono contentissima di ciò per quanto ovviamente adesso ho ancora più necessità di dormire bene la notte (non sempre mi riesce ovviamente) e per quanto la sera vorrei di tanto in tanto rilassarmi davanti alla tv, farmi una bella doccia in santa pace, mangiare quando ho fame e non quando l’ho cambiato, lavato, vestito e sfamato. Non mi pesa lasciarlo tutto il giorno alla nonna e i pomeriggi che ho liberi e che passo con lui sono eternamente lunghi e non finiscono mai (per fortuna presto ricomincerò a lavorare ad orario pieno e allora andrà meglio). Sono contenta quando lo riprendo la sera alle 18 perchè so che poche ore dopo andrà a nanna.Purtroppo il suo papà lavora lontano da noi e mi aiuta solo nel weekend (anche se mi aiuta moltissimo quando c’è). Che dire, quando finirà questo periodo?Quando sarò contenta di avere un bimbo per casa e smetterò di pensare solo a come era bella la mia vita prima?

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