Quando i bambini fanno fatica a socializzare, i consigli della psicologa

Dott.ssa Francesca Santarelli

Oggi con la Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli, affrontiamo un argomento per me molto importante, forse perché mi tocca molto da vicino: “Quando i bambini fanno fatica a socializzare“.

Devo ammettere che fa veramente male vedere il proprio figlio “escluso” dal gruppo o comunque non accettato con entusiasmo dai suoi compagni. A me è successo con Marco.
E mi sono resa conto che la cosa lo ha fatto soffrire.

Ma in questi casi bisogna intervenire in qualche modo o bisogna lasciar correre? E’ meglio che imparino da subito a conquistarsi il rispetto e la stima dei compagni oppure è meglio aiutarli per non fargli perdere fiducia in se stessi?

Io non sono intervenuta. Ho lasciato che risolvesse i suoi problemi da solo. E ho visto nei suoi occhi quell’entusiasmo, quella soddisfazione quando  tornando a casa un giorno mi ha detto: “Sai che A. mi ha detto che siamo di nuovo amici?”.
Ma in ogni caso vedo che fatica a integrarsi bene.

Ecco cosa ci consiglia la dottoressa Francesca Santarelli:

“Care mamme, la mia pratica clinica di tutti i giorni, mi mette di fronte sempre nuovi stimoli da proporvi e questa volta, vorrei parlarvi di una mamma che mi porta in studio il suo bimbo di 5 anni che frequenta l’ultimo anno di scuola materna, le cui maestre sono preoccupate ( e quindi hanno fatto allarmare anche questa povera mamma) perché il bambino fa fatica a socializzare e giocare con gli altri compagni, soprattutto se in gruppo. Capita infatti che lui si avvicina al gruppo di amichetti ma spesso viene respinto o ignorato e se capita qualcosa e lo incolpano, non tenta neppure di difendersi.

Innanzitutto non tendiamo subito a patologizzare una modalità relazionale un po’ faticosa e ricordiamo che stiamo pur sempre parlando di un bimbo di soli 5 anni che ha tutta la vita davanti per imparare anche a rompere il ghiaccio e a stare con gli altri!

L’inserimento in un gruppo passa attraverso meccanismi particolari e spesso incomprensibili: un “gruppo” tende alla propria sopravvivenza, l’elemento nuovo viene spesso sentito come una potenziale minaccia e quindi allontanato.  Più volte è stato osservato che un gruppo, per rinforzare la propria coesione e quindi per appagare i propri membri insoddisfatti e in vena di rivolta nei confronti del leader, scarica su un elemento, o su un altro gruppo, aggressività e frustrazione. Questa dinamica è funzionale al mantenimento dello status quo, gli equilibri e i poteri non vengono alterati, tutti i componenti sono protetti e nessuno di loro viene penalizzato.

Per chiarire questo concetto, pensiamo alle frequenti difficoltà che incontra spesso una “nuora” nella famiglia del marito. Sarà sempre colpa sua (sarà cioè il capro espiatorio) tutto quello che succede: se il marito ingrassa o dimagrisce, se dorme troppo o se soffre d’insonnia, persino se ha problemi di lavoro, e questo a dispetto anche delle capacità intellettive del marito stesso, che sarebbe un acefalo mentecatto se fosse realmente così..

Come vediamo, la “colpa” non è mai di un membro del gruppo e per tornare al bimbo in questione, anche lui possiede, come tutti gli esseri umani, in ugual misura tanto spirito di cooperazione che di competizione: anche lui proverà gli stessi, frequenti e dolorosi conflitti di interesse tra queste due “spinte”, che ovviamente lo spingeranno a comportamenti opposti.

Tuttavia, per tranquillizzare questa mamma e chiunque si ritrovi in una situazione simile, vi garantisco che sono rare e transitorie le relazioni basate sullo sfruttamento; e che quindi anche i vostri bimbi impareranno ad elaborare strategie comportamentali più evolute che  assicureranno  loro un rapporto ottimale tra profitti e perdite, in termini di salute e soddisfazione individuale.

Personalmente, quello che eviterei è  di allontanarlo da situazioni di gruppo faticose, ma inviterei  questi bimbi a tenere un atteggiamento diverso, cioè ad avere una maggiore loquacità e comunicativa con gli altri bambini, a mostrare affetto e a chiedere con gentilezza, a presentare un comportamento gioviale e di sostegno per gli altri.

Proviamo dunque a “trasformarlo” in un  piccolo leader. Male non gli fa di certo!

In fondo, anche se vorremmo proteggerlo da situazioni come queste, dovrà pur imparare a tollerare e gestire tali conflitti, fa parte della vita…aihme!

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com 

88 risposte a “Quando i bambini fanno fatica a socializzare, i consigli della psicologa

  1. @Tatiana: certo la maestra di tua figlia dimostra sensibilita’ zero!
    Ovvio che non puo’ obbligare i bambini a giocare con lei, ma dovrebbe promuovere tutta una serie dia attivita’ che la mettano in condizione di essere accettata dal gruppo puntando sulle qualita’ di tua figlia.
    Forse farle aiutare la compagna in difficolta’ aveva questo scopo, ma se i risultati non ci sono dovrebbe pensare ad altro, ad esempio ad organizzare lei delle attivita’ in piccoli gruppi dove tua figlia potrebbe inseririsi con qualche compagno piu’ tranquillo (non i leader negativi per intenderci).
    Fossi in te insiesterei con la maestra mettendo bene in evidenza quanto tua figlia soffra per questa situazione, che quindi non si tratta della bambina timida chepreferisce stare sola, ma di una bambina che vorrebbe inseriris ma non gli viene data la possibilita’
    In bocca al lupo di cuore, quando sento storie come la tua mi spiace moltissimo perche’ immagino la sofferenza tua e della tua bambina

  2. Buongiorno,
    mia figlia da quando ha iniziato le elementari è stata esclusa. L’ho saputo per caso che di norma passava le ricreazioni da sola in quanto le sue 3 compagne (solo 3 femmine in classe) le vietavano di giocare con loro. Le uniche volte che la lasciavano giocare era quando le consegnava la merenda. Questo meccanismo non è stato discusso con la maestra in classe; hanno minimizzato il fatto dicendo che …sono bambini.
    Hanno ammesso di aver sbagliato solo perché le rubava la merenda (oltre che gliela doveva consegnare per poter giocare). Mia figlia è esclusa e la maestra dice che la colpa sarebbe sua in quanto è poco socievole e che se in tanti non la vogliono sarà un motivo. Mi chiedo: è possibile che la maestra non conosca il meccanismo di gruppo, cioè che basta che un leader se la prende con una vittima e gli altri lo seguono ? La maestra dice che mia figlia è troppo matura e forse per questo gli altri la evitano. Nello stesso momento la stessa maestra da a mia figlia da fare i compiti di una compagna, le chiede di aiutare questa compagna che una volta finita la lezione e andata in ricreazione ignora totalmente mia figlia. La maestra dice che non può obbligare gli altri bambini di giocare con mia figlia (e sono d’accordo) ma nello stesso momento obbliga mia figlia di fare dei compiti per questa sua compagna (che ha difficoltà, presumo di apprendimento) e che fuori dalla classe la deride. E’ lecito far scrivere (anche solo copiare senza mettere i risultati) dei compiti per un altro e per di più per una compagna che finita la lezione non le rivolge nemmeno la parola ?
    Mia figlia non vuole neanche andare più in gita con la scuola. Penso che questo significhi quanto lei stia male in questa classe. Cosa posso fare ?
    Grazie

  3. Il mio problema e’ inverso ho una bambina che socializza facilmente mentre io sono molto chiusa ho difficoltà a farmi amiche le altre mamme e questo si riflette negativamente su mia figlia infatti difficilmente viene invitatata a casa delle sue amichette.io ci soffro tantissimo e non riesco a risolvere da sola il mio problema

  4. Io non sono mamma ma posso portare la mia esperienza di figlia. Ho sempre fatto fatica a socializzare, ci riuscivo solo se avevo accanto una persona più disinvolta ed estroversa di me che mi aiutava ad inserirmi. A scuola è capitato anche a me di stare in classi in cui mi trovavo bene e classi in cui non mi trovavo bene; nei periodi in cui mi trovavo bene, avevo il desiderio ardente di continuare anche oltre l’esperienza scolastica i rapporti con le compagne che mi piacevano, ma non ci riuscivo mai, finivo sempre per perderle di vista qualche mese dopo la fine del periodo scolastico comune. Alla fine ho capito qual era il mio problema: sono cresciuta in una famiglia chiusa, i miei non avevano amici, non frequentavano nessuno, e si prendevano molto male quando volevo fare qualcosa senza di loro, anche solo andare in gita con la scuola. E non uscivano mai senza di me, nemmeno per l’anniversario di matrimonio, o io andavo fuori a cena con loro o stavano a casa. Quindi secondo me, se i genitori sono estroversi e hanno una vita sociale, i figli ne seguono l’esempio e diventano altrettanto estroversi, mentre se i genitori centrano la loro vita solo sulla famiglia anche i figli diventeranno timorosi nel mettere il naso fuori di casa. Ovviamente con le mille variabili individuali di ogni singola persona, ma secondo me la regola generale è questa: genitori chiusi, figli chiusi. Genitori estroversi, figli estroversi.

  5. Accidenti Marilena ..che dire…prima di prendere decisioni fatti consigliare dalla psicologa e dalle maestre! E ti auguro che tuo figlio possa stare più sereno al più presto!

  6. Leggo con piacere le vostre esperienze e vi racconto la mia: mio figlio frequenta ora la quinta elementare ed ha problemi con un bullo e il gruppo classe che è gestito da esso. Ciò provoca l’esclusione e la derisione di mio figlio. Tutti i genitori sono anch’essi gestiti dal genitore del bullo anche se qualcuno mi ha fatto delle confidenze su tale genitore che solo l’anno scorso è stato inviato dalla scuola (cattolica) dalla psicologa unitamente al marito.Quest’anno la maestra ha voluto il progetto sul bullismo (rivolto particolarmente ai gregari) ed è erogato dalla stessa psicologa che ha in terapia i genitori del bullo e mio figlio non l’ho fatto partecipare. Altra esclusione! Naturalmente gliel’ho motivato con il beneficio che potrebbe trarre qualche beneficio dal miglioramento dell’atteggiamento dei compagni con lui. Non so se cambiare scuola a febbraio (dopo la pagella) per rendere le giornata di mio figlio più serene, visto che la dirigente scolastica, pur avendo ammesso il fallimento a giugno, mi ha invitato a non portare via mio figlio per questo anno scolastico. Vorrei non intromettermi, ma sono costretta a chiedere di tanto in tanto una vigilanza più attenta per scongiurare problemi irreparabili, visto che il bullo è ormai sempre più cattivo e sorprendente.

  7. Non avevo letto il commento di Stefania. Concordo con paola. Molte volte bisogna mettere da parte le ns. preferenze per fare in modo che vengano fuori quelle dei ns. figli. Mi spiego meglio. La mia seconda ha un bel gruppetto di amiche, davvero affiatate e tutte molto educate. Io però non sono molto in sintonia con i genitori, nonostante stiano crescendo figli educati e rispettosi. Non abbiamo nulla in comune. Ho ingoiato il boccone e me li faccio piacere, nel senso che invito le loro figlie e loro invitano la mia. Deve stare bene lei…d’altronde io e mio marito abbiamo il ns. gruppo di amici.
    Con la prima il contrario, con un gruppetto di genitori c’era moltissima sintonia ma purtroppo lei non legava con questi ragazzini….non si sopportavano proprio. Molte volte vedo genitori che “costringono” figli a frequentare determinati bambini solo xkè i loro genitori hanno una buona posizione sociale o perchè sono tra loro in sintonia. Onestamente non lo trovo tanto giusto, anche i bambini hanno i loro gusti. @Stefania posso essere schietta? E’ brutto che le amichette si avvicinano a tua figlia solo quando mancano le altre. Nessuno deve essere riserva di nessuno. Con la mia prima era così. A me non piaceva xkè non si deve elemosinare l’affetto o la simpatia….dovrebbe essere una cosa reciproca. Se così non è magari aspettare tempi migliori. Cmq creare occasioni penso sia la cosa migliore.

  8. Cara Stefania io penso che come per gli adulti anche per i bambini non sua sempre immediato trovare l amichetta giusta…poi anche loro crescendo cambiano preferenze in relazione al cambiare della loro personalità. .penso però che sia giusto creare sempre occasioni perche possano giocare e stare insieme a bimbi nuovi…anche ssacrificando un po le nostre preferenze verso i genitori. Quindi continua a invitare …sarai apprezzata per questa tua iniziativa

  9. Ciao a tutti mi chiamo Stefania e ho una bambina di 8 anni di nome Lavinia, pur essendo figlia unica e’ molto socievole e generosa divide le sue cose con tutti, sicuramente non è un leader e mi sono accorta che le femmine approfittano della sua disponibilità. sono soprattutto tre che lei definisce sue migliori amiche che quando sono insieme la ignorano quasi ma quando mancano due di loro la terza che rimane la avvicina per giocarci. Ho invitato diverse volte le due amichette a casa ma non hanno ancora ricambiato. Debbo dire anche che gioca più volentieri con i maschi che vin le femmine e che forse sono il che rimango male quando non si inserisce nel gruppo e proietto le mie ansie e ti ordì di bambina solitaria u di lei. Cosa debbo fare? Lasciare che se la cabina da sola e sperare che si faccia più sicura oppure continuare ad invitare le due amichette anche se non lego molto vin i genitori.

  10. Grazie CriCri per le tue parole e la tua franchezza. Spero anche io che tutto si possa risolvere quando troverà amici più in sintonia con lui. Il mio proposito è di stargli a fianco in questa ricerca e comunque di continuare a parlargli per aiutarlo a vedere le possibilità che offre la vita per essere felici e affrontare le difficoltà…un abbraccio a tutte le mamme

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