Tendenza “No Kids”: niente bimbi nei ristoranti


Un po’ come succede con i cani, ultimamente in diversi ristoranti, musei, hotel, viene apposto all’ingresso un bel cartello con su scritto “NO KIDS”, ossia i bambini non sono ammessi.
Le motivazioni? Sempre le stesse: i bambini danno fastidio, sono rumorosi, schiamazzano, non stanno fermi, corrono in mezzo ai tavoli, etc.

Per Tata Lucia questi pargoli, con una parola sola, si possono definire “MALEDUCATI”

E allora ospite di Federica Panicucci, nel salotto di MattinoCinque, Lucia Rizzi ha cercato di spiegare come e cosa fare per avere dei bambini “EDUCATI”.

“Partiamo da un punto essenziale: ai bambini sotto i 10 anni non importa niente, ma proprio niente di andare ai ristoranti. E’ una cosa noiosa. I genitori chiacchierano e loro devono aspettare anche le ore fermi. Ma se non stanno seduti a tavola neppure a casa loro, come si può pensare che stiano buoni al ristorante?”

E allora? Qual è la soluzione?

La tata suggerisce: “Trovate il modo di andare a ristorante da soli o con gli amici, ma comunque solo adulti, lasciando stare in pace i bambini che non ci vogliono andare”

E se non si ha nessuno a cui lasciarli?

“Un modo, se si vuole, si trova. Oppure si può cominciare ad educare i bambini al ristorante abituandoli già con dei giochi a casa. Per esempio apparecchiando la tavola come se fosse un ristorante, chiedendo “per favore e per piacere”… e poi tentare l’approccio in un locale pubblico”.

Che dire?
Le risposte della Tata, mi lasciano un po’ perplessa.
Come ho già detto, io i bambini al ristorante li porto volentieri ma mi attrezzo: porto con me fogli, matite, libri da colorare e anche (ma da usare solo dopo la fine del pasto) il tablet.
Certo, sono bambini e non sono molto “silenziosi!”. Ma si può fare.

Detto questo, sui ristoranti “NO Kids”, magari sarò una voce fuori dal coro, secondo me ci possono anche stare.
Personalmente non mi sento offesa. E il paragone “No Kids” = “No Dog” mi sembra eccessivo.
Ci sono migliaia di ristoranti e locali pubblici.
Tantissimi sono attrezzati con delle sale per i bambini e in alcuni ci sono anche le babysitter.  Perché non scegliere quelli?

Ci sono persone che amano cenare o pranzare fuori senza sentire pianti e schiamazzi, io credo che sia giusto anche rispettare la loro volontà!

Perché rovinargli l’uscita se si può trovare una soluzione che accontenti tutti?

89 risposte a “Tendenza “No Kids”: niente bimbi nei ristoranti

  1. In tempi in cui si parla tanto di discriminazione nei confronti di extracomunitari, omosessuali ecc ecc, mi sembra veramente una violazione dei diritti umani vietare l’ingresso ai bambini che Cmq esseri umani sono, che poi ci siano genitori che se ne fregano del comportamento maleducato dei loro figli, è un altro discorso…. Ma non sempre è facile gestire bambini un po’ troppo vivaci… Vorrei vedere se si leggessero cartelli con su scritto ‘vietato l’ ingresso ai gay o agli extracomunitari ‘ scoppierebbe il finimondo, e se non siete ipocrite, lo ammetterete ..

  2. @Marika78: anche a me fa molto piacere confrontarmi, ad esempio non conosco l’articolo di legge che hai citato e andro’ senz’altro a leggerlo, quindi ti ringrazio sin da ora per l’informazione.
    Forse il termine imporre non e’ il piu’ appropriato, ma mi e’ venuto in mente quando ho letto alcuni commenti tra cui quello di Silvia quando scrive che i bambini portano gioia e allegria e chi non lo capisce e’ una persona arida…
    Io parto dal presupposto che non siamo tutti uguali al mondo, c’e’ chi adora i bambini sempre e comunque e ama la loro compagnia anche quando e’ chiassosa e impegnativa, c’e’ chi ama i bambini ma a volte vuole prendersi una pausa e cerca un po’ di tranquillita’, c’e’ chi ama i bambini ma per esperienze di vita e’ in una fase in cui non vuole imbattercisi o comunque non sempre, c’e’ infine chi non ama i bambini…sono tutti modi di vedere rispettabili , io non mi sognerei mai di dire che chi vuole cenare in pace senza confusione e’ una persona arida perche’ esprmerei un giudizio superficiale basato su un presupposto soggettivo ovvero bambini=bello
    Per questo dico che a volte i genitori danno per scontato che siccome loro hanno bambini al seguito e devono avere pazienza e disponibilita’ tutti siano tenuti a farlo, ma non e’ cosi’, ci vuole rispetto per chi ha esigenze diverse. Premesso questo io porto Fede con me da quando e’ nato in ogni genere di situazione ristorante, mezzo di trasporto, locale e non ho mai avuto grandi problemi proprio perche’ come tutte voi avete scritto mi organizzo in modo che lui non si annoi, pero’ e’ capitata qualche serata in cui era particolarmente nervoso e stanco ed era ingestibile ed ho lasciato il locale scusandomi con i presenti. E’ una questione di rispetto, lo pretendiamo dagli altri perche’ i bambini sono bambini, ma dobbiamo anche darlo agli altri…tutto qui

  3. @SilviaFede: cosa c’è di inadeguato in un bambino che va al ristorante? L’esempio delle giostre del luna park non mi pare pertinente visto che in ballo c’è la sicurezza di chi usufruisce del gioco ed un’eventuale responsabilità penale del gestore. Non puoi mettere sullo stesso piano il divieto di ingresso in un locale pubblico e il divieto di utilizzo di una giostra per motivi di sicurezza (che, tra l’altro è sempre disciplinato dalla legge).
    Il gestore/proprietario di un locale pubblico, vedi definizione nel mio commento precedente, non può, per legge, proibire l’ingresso a nessuno.
    Lui offre un servizio, ad esempio mangiare e/o bere, dietro un corrispettivo in denaro, e non può discriminare nessuno, bambini compresi e non può limitare la libertà di chicchessia.
    Se un locale è inadeguato (perché è una discoteca, perché è un museo, ecc…) mia figlia non ce la porto nemmeno, ma deve rimanere solo una questione di bon senso e a discrezione esclusiva del genitore.
    Piuttosto, troverei più giusto il cartello con scritto “si sconsiglia la presenza dei bambini” piuttosto che “vietato l’ingresso”, poi sta a me genitore valutare l’adeguatezza o meno.
    Per quanto riguarda l’imporre la presenza di un bambino, io la vedo così: se vado in un ristorante con mia figlia, e ripeto ne ho tutti i diritti per farlo, non chiedo a nessuno di alzarsi per cederle il posto, prenoto-consumo-pago, così come fanno tutti.
    Il limite di sopportazione varia da individuo a individuo per le più svariate ragioni: un bambino può infastidire se piange, se grida, se ride o se gioca e certe persone i bambini non li sopportano a priori…e dovrebbe essere un problema mio? E solo perché ho un figlio non posso entrare in un determinato locale? Non penso…

  4. @Marika78 non so se ho interpretato male ma sembra che tu abbia capito che i gestori non vogliano i bambini a prescindere.. non è che un gestore di un locale si sveglia una mattina e decide di attaccare il cartello “No kids”….evidentemente ha fatto un tipo di selezione per la sua clientela che non vuol dire discriminare qualcuno. come dice silviafede, già si fa in quei locali in cui bisogna vestire in un certo modo eleganti per entrare.. uno lo sa e se vuole andarci sa come deve fare.. stessa cosa per i bambini.. come per gli animali.. non c’entra niente la discriminazione qui. L’esempio della donna che allattava ed è stata fatta uscire dal locale ti do perfettamente ragione, è una cosa bruttissima secondo me e tra l’altro senza senso ma c’è una bella differenza tra la confusione che possono fare i bambini sé lasciati senza controllo in un locale con una mamma che allatta!!non c’è paragone, da una parte secondo me c’è un gestore che è un ignorante senza mezzi termini ma dall’altra c’è un gestore che ha scelto la sua clientela senza bambini e la vuole preservare. poi…è pieno di locali dov’è il problema? purtroppo, come quasi sempre accade, per colpa di alcuni devono pagare tutti, e questi ristoranti hanno fatto tutta un’erba un fascio..

  5. Mettere un divieto per quanto mi riguarda è davvero di cattivo gusto. Sta sicuramente all’intelligenza del genitore evitare magari situazioni che possono creare stress al bambino, come per esempio rimanere al ristorante fino a mezzanotte. Mio figlio non sta buono a tavola e fa spesso capricci e non mi sognerei mai di uscire e correre il rischio che disturbi gli altri clienti; quindi o sto a casa qualche volta in più oppure la soluzione sarebbe lasciarlo dai nonni.

  6. @SilviaFede: purtroppo non ho letto l’articolo integrale, ma attenzione, promuovere la legittimità di un’iniziativa non equivale a dire che è legittimo; il ruolo dell’avvocato in questo caso è di essere il portavoce della Confcommercio…se fosse tutto legittimo non sarebbe neanche sorta la questione.
    L’unico punto fermo, ripeto, è l’art. 187 del t.u.l.p.s. (non so se hai avuto modo di leggerlo), e di certo non prevede questa strumentalizzazione della legge.
    Ti chiedo solo un chiarimento (ma solo perché trovo molto piacevole confrontarmi con voi): perché parli di imporre la presenza dei bambini?
    Se io porto mia figlia in un locale pubblico, non penso affatto di imporre la sua presenza…perché lei non dovrebbe godere dello stesso diritto mio, tuo o di chiunque altro di stare in un determinato spazio?
    Se poi vado in biblioteca, la regola del silenzio vale per tutti, ma non è discriminatoria (tutti indistintamente hanno diritto ad entrare, chi disturba – grande o piccolo che sia – esce).
    Che male c’è se i bambini entrano in luogo pubblico insieme a mamma e papà? L’educazione non passa anche attraverso questo?

  7. Io credo che con un po’ di buon senso da parte dei genitori, non ci sarebbe bisogno di divieti. Portiamo i bambini al ristorante in un’ora decente, adatta a loro e non alle nove/dieci, finchè si finisce di mangiare si fa mezzanotte, loro si straniscono, urlano, piangono e fanno capricci. Non teniamoli ore e ore seduti (tanto non ci stanno). Una volta finito di mangiare intratteniamoli con qualche gioco che ci siamo portati da casa, ma se nel locale non c’è un’area gioco per loro andiamo via. Se poi voglio una serata da sola con mio marito, scelgo un locale elegante, in un’ora più consona ad adulti. Io non amo molto andare in giro per ristoranti (preferisco un bel week-end in più) proprio perché specialmente nei fine settimane c’è sempre molta gente e alcune volte adulti chiassosi più dei bambini. Con i miei comunque vado dappertutto, non hanno mai fatto storie e anzi quando usciamo con amici gli fanno i complimenti per come sono bravi.
    Ricordo solo una volta, Andrea non aveva ancora tre anni, giocava per terra con le macchinine, all’improvviso si alzò. andò verso il tavolo vicino il nostro e guardando la signora le disse:
    Ciao, io sono Andrea. e le tese la manina. E io alzandomi subito: Andrea non disturbare la signora. Mi scusi, dissi rivolta alla donna. e lei: no si figuri, lo lasci stare, è così simpatico, poi rivolgendosi a mio figlio: Mi fa tanto piacere conoscerti Andrea, io mi chiamo… e gli diede la mano. Visto che la signora aveva reagito bene, pensò bene di farlo con tutti le persone presenti. tra divertimento e complimenti di tutti.

  8. @Marika78: secondo me c’e’ divieto e diveito…un divieto basato sulla morale personale o sulla razza lo trovo ingiustificato e come dice Ambra e’ stato la base del nazismo.
    Un divieto basato sull’inadeguatezza di un ambiente ad una certa categoria di persone lo trovo invece di buon senso…se ci pensi bene gia’ accade, facco un esempio che puo’ sembrare fuori luogo al luna park certi giochi sono proibiti i bambini per motivi di sicurezza, perche’ il bambino di una certa eta’ non e’ adatto a quel gioco. Cosi’ puo’ essere per un locale dove viene preteso un clima di silenzio e di tranquillita’ dai gestori e dalla tipologia di clientela…e’ evidentemente un luogo non adatto ai bambini che per loro natura, come dice Ransie, non sono soprammobili ed e’ innaturale appunto chiedergli di esserlo…trovo assurdo anche il contrario, un locale con giochi per bambini e karaore dove i clienti si lamentano per la confusione…c’e’ talmente tanta varieta’ di scelta e di esigenze che non ci vedo niente di male nel diversificare le offerte

  9. “Allattare in pubblico, gesto immorale?”
    E’ il titolo di un post di qualche tempo fa…
    Una mamma che allattava il suo piccolo era stata “gentilmente” invitata ad uscire dal bar per non imbarazzare la clientela…ecco, alla luce di ciò che leggo ora, per coerenza di ragionamento, deduco quindi che il gestore, padrone del locale, abbia fatto bene…scherziamo vero?
    Non bisogna focalizzare l’attenzione solo sul fatto bambini=casino=divieto d’accesso.
    Bisogna fare moltissima attenzione; il rischio che si corre permettendo questa “selezione” è davvero grosso perché non ci si fermerebbe al divieto di ingresso ai bambini; chiunque, mettendo un cartello, si sentirebbe legittimato alla discriminazione sociale, razziale, religiosa, ecc…

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