L’Italia è un Paese di nonni senza nipoti? I pediatri denunciano: “Pochi soldi alle famiglie”

Mai in nessun Paese del mondo si è avuto come in Italia un abbassamento tale dei tassi di fecondità e natalità, in così breve tempo. La bassa natalità è il risultato di politiche che investono per la famiglia circa la metà della media europea”.

Poche parole che racchiudono perfettamente la situazione che stiamo vivendo e a pronunciarle è stato il professor Alberto Ugazio, presidente Sip-Società Italiana di Pediatria, nel corso della presentazione del “Libro bianco 2011. La salute dei bambini”.

“Le misure di protezione sociale per la famiglia in Italia – gli ha fatto eco Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della facoltà di Medicina e Chirurgia – sono residuali rispetto alle altre spese per il Welfare: l’Italia non è affatto un Paese a misura di bambino e tutte le politiche del welfare non sono orientate ai bisogni dell’infanzia“.

Ugazio, poi, ha sottolineato un altro aspetto, “da pediatra”, e puntualizza: “La mancanza di asili nido nel nostro Paese ad esempio, non solo sfavorisce la natalità ma anche l’allattamento al seno, fondamentale invece per la crescita del bambino”.

Le sfide in pediatria cambiano.
Gli esperti concordano: “Bisogna migliorare gli stili di vita, da imporre fin dall’infanzia, per promuovere poi la salute dell’adulto e dell’anziano”, dice il professor Ugazio. “Quindi lavorare sulle malattie croniche complesse e ridurre l’ospedalizzazione pediatrica per le malattie semplici”.

E adesso diamo un po’ di numeri:

Dal 1871 al 2009 la natalità in Italia si è quasi dimezzata (-74,25%). Ogni anno nel nostro Paese nascono solo 9,5 bambini ogni mille abitanti. Molto meno rispetto a Francia e Regno Unito (12,8 per mille), Svezia (12 per mille) e Spagna (10,8 per mille).

Sebbene la popolazione italiana dal 2001 al 2010 sia aumentata del 5,9%, l’incremento non ha interessato la fascia d’età 0-18 anni, diminuita del 2,64%.
A livello territoriale, la percentuale maggiore di under 18 (21,6%) si registra in Campania che ormai da anni detiene il record di regione “più giovane”. Valori elevati anche nella Provincia di Bolzano (21%), in Sicilia (20,2%) e in Puglia (19,6%). Al contrario, la regione con la struttura per età meno sbilanciata verso la classe ‘giovane’ è la Liguria (14,6%), da anni la regione ‘più vecchia’ dello Stivale. Capelli d’argento anche per il Friuli Venezia Giulia (15,7%), la Toscana (15,9%) e, a pari merito, il Piemonte e la Sardegna (16,1%).

L’Italia rischia veramente di rimanere un Paese di ‘nonni senza nipoti’?

Secondo me il professor Ugazio ha sfondato una porta aperta.
Credo che abbia centrato il punto: non sono le nuove generazioni a non volere figli, ma è questa società che ci limita.
I costi sono esorbitanti: nido, tate, rette di ogni tipo e di ogni genere. Al limite del proibitivo per chi lavora e non può contare sull’aiuto dei nonni.

La solità pappa? Sì. Ma è quella che spesso rimane sullo stomaco e che ritorna su ogni volta che spuntano questi dati 🙁

48 risposte a “L’Italia è un Paese di nonni senza nipoti? I pediatri denunciano: “Pochi soldi alle famiglie”

  1. @ciocco73: quello che dici e’ vero, grazie per aver espresso cosi’ bene la questione, in effetti e’ comprensibile pensare che chi ha reale necessita’ abbia piu’ diritto di chi potrebbe avere l’alternativa di tenere il figlio a casa. Ti faccio pero’ il mio caso: io e mio marito lavoriamo full time ma abbiamo entrambi i genitori che abitano in zona che potevano tenerci Federico fino all’inizio della materna e si erano offerti di farlo. Noi pero’ abbiamo deciso di mandarlo al nido comunale proprio per l’esperienza che poteva vivere stando a contatto con gi altri bambini e le maestre e tornando indietro rifarei la stessa scelta. Ho tolto il posto a qualcuno che non aveva alternativa? Forse si, ma io ho fatto regolare richiesta senza escamotages, sono rientrata in graduatoria e l’hanno preso e devo dirti che non mi sento in colpa per questo. Sono altre le persone che devono sentirsi in colpa…e non voglio piu’ ripetere lo stesso discorso che ho gia’ fatto troppe volte…
    Comunque capisco il tuo punto di vista e’ piu’ che legittimo

  2. @sabrina: e tu sei stata fortunata ad entrare nel nido comunale, io ho dovuto portarlo a uno privato e se faccessi il tuo orario pagherei 150 euro in più (550 Euro), ma dovendo lasciarlo fino alle 18 pago altri 100 euro in più…

  3. Come è vero questo articolo!! mia figlia nascerà a fine luglio, e bisogna già fare l’iscrizione all’asilo nido comunale del mio comune per aprile 2013, ma apparte questo essendo comunale speravo che costasse meno di quelli privati, invece con un ISEE dai 11.001,00 euro ai 30.000,00 euro devi pagare 400 euro per fargli fare il tempo pieno 07.30-16.00; io rientrerò a part-time a 6 ore, quindi mi andrà via mezzo stipendio ogni mese per pagare l’asilo, ma io dico l’asilo nido non dovrebbe essere un diritto e un servizio fondamentale accessibile a tutti come è per la scuola o l’asilo normale; cosa credono che li mettiamo al nido perchè ci diverte? i miei genitori lavorano ancora e i miei suoceri avendo 73anni non se la sentono di tenere giustamente un bambino per 6ore.. e poi quest’anno non c’è neppure più il bonus bebè nè dallo stato nè quello dalla Regione, praticamente ti dicono fai i figli e arrangiati!!! e gli assegni familiari sono miserie, le detrazioni dal 730 pure, in altri stati con i figli pagano quasi niente di tasse, e di certo il nostro “caro Monti” non farà nulla in proposito, perchè gli interessa solo fare cassa, e quindi sarebbe un costo! scusate lo sfogo ma mi fa davvero arrabbiare!

  4. @silviafede: credo che il discorso di poldo92 non sia un problema di razzismo e di non volere l’integrazione di famiglie extracomunitarie, ma sia un altro.
    credo di poter interpretare il suo pensiero così: non è giusto che famiglie in cui, per libera scelta, solo un genitore lavora, abbia la priorità e tutti i vantaggi di avere un posto al nido comunale, togliendo delle possibilità a chi ne ha veramente necessità. credo che volesse dire che se la mamma è a casa, non hanno la reale necessitàdi portare il bambino al nido potendo tranquillam fare la scelta di tenerlo a casa e goderselo, cosa preclusa a chi, come molte di noi, DEVE andare a lavorare. In questo modo non dà la possibilità a chi ne ha VERAMENTE bisogno di usufruire di un servizio pubblico e dover ricorrere a strutture private, con rette alte e ulteriori sacrifici.
    nulla da dire nel caso queste famiglie mandassero i bambini alla materna, che secondo me è utilissima a preparare i bambini alla scuola dell’obbligo, a socializzare, a rispettare regole.
    ma tutto questo indipendentemente se le famiglie sono italiane o extracomunitarie.
    a mio parere, se la mamma nn lavora (e non ha intenzione di farlo) non è giusto che il bimbo abbia la precedenza su chi ha entrambi i genitori che lavorano.
    bisognerebbe poi fare controlli (da parte delle autorità comunali) sull’eventualità che i genitori non lavorino in nero.
    questi sono i miei pensieri, ma credo di non sbagliarmi a interpretare il pensiero di molti, tra cui poldo92
    @poldo92: se ho sbagliato ad interpretare il tuo pensiero fammelo sapere

  5. @Miriam: sei ancora molto giovane hai tutto il tempo per cambiare idea, magari con una maggiore stabilita’ economica che ti dara’ piu’ sicurezza e un maggior desiderio di maternita’ che per il momento non avverti cosi’ forte. Nella vita tutto cambia, per fortuna anche le idee piu radicate possono modificarsi…lascia aperta una porta non essere cosi’ assolutista
    @POLDO92: Credo che la scolarizzazione, a partire dal nido in su, sia un’occasione importantisisma di integrazione per i bambini di famiglie extracomunitarie, quindi mi sembra davvero ingiusto chiedere di tenere a casa i figli fino all’eta’ della scuola dell’obbligo. Ribadisco che il problema vero non sono i piu’ deboli, ma i disonesti! Anche tu ammetti che molte persone ricorrono a escamotages per ottenere vantaggi, ma ancora di piu’ chi evade (sono ripetitiva ma ogni volta che guardo la mia busta paga mi prende un colpo!) fa si che non ci siano servizi per tutti ed a rimetterci sono proprio le classi medio-basse purtroppo

  6. @miriam: lasciatelo dire La gioia di essere madre controbilancia la realtà dei fatti e i costi che dovrei affrontare. e anche con un buon margine.
    lasciatelo almeno dire da chi figli ne ha e prova ogni giorno quello che tu dici!
    se questo e’ l’unico motivo per cui non ne fate, ripensaci, perche’ non e’ come credi. la paura c’e’, ma e’ un’altra cosa.se ci sono altri motivi, allora e’ un’altra cosa.

  7. @Miriam: che tristezza. Perdonami, ma trovo alquanto egoistico un discorso di questo tipo. Nel mio post precedente ho detto che i figli sono delle cambialette, ma da qui a decidere di non averne perché sono un peso ce ne corre. I figli NON SONO UN PESO, guai se non ci fossero, sono l’unica cosa che ti fa ancora sorridere la sera quando torni a casa, ti fanno dimenticare per un momento tutti i problemi, il mutuo, le bollette, il conto in rosso. I sacrifici li facciamo tutti, tra noi c’è anche chi ha messo in cantiere un secondo figlio nonostante le mille difficoltà della vita, ma nessuna di noi ha mai pensato che i figli siano un peso. Ognuno la pensa come vuole, rispetto il pensiero di tutti e quanto sto dicendo è sicuramente opinabile, ma fermati a pensare per un momento: ora siete di quest’idea, ma quando tu arriverai a 45 anni e comincerai a sentire il ticchettio del famoso orologio biologico probabilmente ti pentirai di non aver avuto bimbi quando era tempo. Vi auguro di cambiare idea perché non c’è realtà più bella nell’avere accanto i tuoi figli anche quando sembra tutto nero. Meglio poveri e squattrinati, ma felici.

  8. Io e mio marito abbiamo deciso di avere figli perchè purtroppo allo stato attuale li vediamo solo come un peso.
    La gioia di essere madre non controbilancia la realtà dei fatti e i costi che dovrei affrontare.

  9. Io e mio marito prossimamente metteremo in cantiere il nostro 1° bimbo, e che ci crediate o no, stiamo facendo un “salvadanaio” con i soldi del 1°anno di asilo/baby sitter, lo so che per alcune sarà ridicolo ma non vediamo altra soluzione.

  10. Io vivo a Milano, ho avuto la fortuna di poter mandare mia figlia al nido comunale alla quota ISEE di euro 232/mese. Sicuramente ci sono un sacco di coppie di fatto che giocano sulle rette cmq, dati alla mano, il 60% degli exta comunitari è a quota zero come retta. Hanno un reddito di 18000 euro al mese, si vede che lavora solo uno dei due (anche perchè io che ha fatto della vita di mia figlia un pre-scuola) di extracomunitari che portano i figli all’asilo alle 07.30/08.00 non ne ho mai visti, in compenso, le rare volte che ho avuto occasione di riuscire ad evitare il pre scuola, ne ho visti tantissimi accompagnare i figli e poi andare al supermercato quindi mi viene da pensare che un lavoro non ce l’abbiano. A questo punto i figli se li tengano a casa con loro fino all’età scolare come saremmo costretti a fare noi se non ci svenassimo per una struttura privata. Vi prego, almeno davanti all’evidenza dei fatti, di non tacciarmi di razzismo. Concordo e ribadisco che anche a livello “locale” ci sono cmq persone che usano degli escamotages per avere una retta + bassa. Ovvio che se abbiamo una percentuale elevata che nn paga ci si rimette in personale e servizio (vedi pre o dopo scuola) a scapito dei ns figli ovviamente.

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