Ieri Marika, la mia collega che ha una bimba piccola di tre anni, Elena, è andata ad un corso organizzato dal suo comune (Settimo Milanese) dedicato alle mamme con bambini in età da asilo (una figata!).
Ed è tornata in ufficio entusiasta e con un bel resoconto tutto per noi.
A tenere il corso è stato il dott. Salvatore Guida, pedagogista, e i temi affrontati sono stati diversi:
1) E’ giusto che i bambini agiscano con impulsività?
2) Perché i bambini ci disobbediscono?
3) Le regole vanno imposte ai bimbi, in che misura e come?
Io ho trovato questo articolo bellissimo e molto interessante. Mi ha fatto pensare e soprattutto riflettere!
Ora tocca a voi…
Che dire… buona lettura e un grazie mille a Marika 🙂
1) Impulsività tra bisogno e capriccio
Prima di tutto interroghiamoci: nel caso di un bambino è sbagliato agire con impulsività, perchè?
IMPULSIVITA’ = emozione che ci spinge ad agire senza pensare alla conseguenza – incapacità di frenare un’azione di rimando.
Fare una “sosta di pensiero” una “sosta di previsione” sono automatismi che arrivano con il tempo non sono innati in noi come lo è, ad esempio, l’impulso di nutrirsi…
Spesso l’impulsività e l’iperattività vengono associate e studiate come patologie… ma non sempre un sintomo denota una malattia… quando si diagnostica una malattia devono esserci più sintomi che la confermino…
Analizziamo per primi noi stessi, come persone e come genitori… come ce la caviamo con l’impulsività? Pensiamo all’ultima volta che abbiamo fatto un azione impulsiva….
Ricordiamoci che la forza dell’esempio è, per i nostri figli, più efficace di qualsiasi discorso…
Far parlare il nostro comportamento è meglio di spiegare a parole i concetti, spesso troppo difficili perché vengano capiti dai bambini.
Dunque se siamo persone impulsive, impariamo a fare un piccolo “fioretto” ovvero fermiamoci e pensiamo alla conseguenza prima di reagire ad uno stimolo, anche se questo può voler dire fare un sacrificio… ricordiamoci che il nostro piccolo ci sta guardando quando vorremmo rispondere male a qualcuno che ci “strombazza al semaforo, o supera in malo modo in mezzo al traffico!
2) Perchè i bambini ci disobbediscono?
Molte volte i nostri figli ci disobbediscono, ma ci interroghiamo sul perché?
Ad esempio quando li sentiamo dire una parolaccia (che poi ci domandiamo sempre da chi l’abbia sentita… ci dimentichiamo che loro percepiscono qualsiasi cosa. Anche se sembra che stiano facendo altro, in realtà non si perdono nessuno dei discorsi che avvengono in casa!).
Come reagiamo? Ci arrabbiamo? Ridiamo? Ridiamo e poi ci arrabbiamo? Il bambino percepisce questo nostro essere in fondo divertiti e continua a ripetere a raffica la parolaccia, così come quando percepisce che il nostro “no” non è deciso, sa bene che può continuare a fare quella data cosa…
Ricordiamoci che i bambini quando compiono un azione lo fanno per affermare la loro personalità e per attrarre l’attenzione… non lo fanno perché vogliono darci fastidio o farci arrabbiare!
La terza domanda che dobbiamo porci è: cosa intendiamo per “disobbedire”?
Siamo sicuri che, non confondiamo questa parola col fatto che nostro figlio non voglia sottostare a un nostro ricatto? Sappiamo bene che i ricatti non si fanno ma siamo proprio sicuri che noi non li facciamo mai? “Dai, adesso fai il pisolino, così poi usciamo e andiamo trovare la tua cuginetta… altrimenti non si va da nessuna parte!”
Un’altra domanda da porci è questa: in che “condizioni” si trova il nostro interlocutore (nostro figlio) quando reagisce in una determinata maniera ad una nostra azione?
Il dottore-relatore di questo studio, ci ha raccontato alcune sue esperienze e ci ha fatto l’esempio di alcuni bambini maltrattati dai genitori che non hanno più fiducia nel prossimo perché in loro vive il ricordo della paura dell’altro…
Naturalmente questo è un esempio estremo ma, proviamo anche noi a riflettere su che tipo di “ricordo” vive nella mente del nostro piccolo quando si rivolge a noi?
Assicuriamoci sempre che i nostri figli siano a loro agio, siano appagati, coccolati… che abbiano fiducia in noi, siano messi nella condizione di poter chiedere qualcosa in tutta libertà senza che debbano pensare alla conseguenza che ciò possa causare nei loro genitori.
Non è sempre facile, me ne rendo conto, ma, se siamo nervosi o stressati per qualsiasi valido motivo, familiare di lavoro che sia, dobbiamo riuscire a non farlo capire al nostro cucciolo, molto spesso infatti, sono talmente sensibili che basta davvero poco perché percepiscano le nostre ansie…
Ricordiamoci che non sempre il problema è in loro ma molto spesso è in noi! Prendiamoci tempo per analizzarci e capire se stiamo sbagliando in qualcosa prima di pensare che il nostro bambino stia solo facendo dei capricci… e viceversa, naturalmente!
3) Le regole vanno applicate e rispettate?
Il quarto punto saliente è questo: REGOLE, vanno applicate e rispettate… in quale misura?
Naturalmente per ciò, non esiste una misura aurea ma dobbiamo, noi genitori, individuare dei confini che siano abbastanza chiari ed espliciti perché nostro figlio li capisca e non possano essere male interpretati ma che non siano una gabbia che distrugga il loro essere e le loro necessità.
Il dottore li ha definiti una sorta di “libertà condizionata” nel senso che i nostri figli non sono ancora cresciuti e hanno bisogno di qualcuno che li “tutori” e accompagni nella crescita…
Il genitore infatti ha il compito di ACCOGLIERE, ACCUDIRE, ACCOMPAGANRE…
Insomma in questo incontro ho capito che l’interrogarsi è alla base di qualsiasi percorso di crescita personale e questo non solo nei confronti dei nostri figli!
Facciamoci delle domande anche se facciamo fatica a trovare delle risposte e poi attrezziamoci per trovare le risposte giuste, leggiamo, informiamoci, rivolgiamoci ad organizzazioni e persone che possano aiutarci!