Bambini e… genitori lontani per lavoro

Come reagiscono i bambini quando la mamma, oppure il papà, si allontana per qualche periodo per motivi di lavoro? E cosa fanno quando finalmente li rivedono?
La paura dell’abbandono è qualcosa che i bambini sentono in maniera fortissima, sin dai primi giorni di vita. Spesso hanno questa sensazione anche quando vengono portati e lasciati al nido o alla materna.
E quando finalmente rivedono la mamma o il papà cosa fanno? Le reazioni possono essere di due tipi: o gli corrono incontro a braccia aperte (ed ovviamente è la cosa che più fa felice i genitori), oppure li ignorano per un po’ di tempo.
“E’ come se volessero fargliela pagare a mamma e papà”, spiega Tata Simona, dal salotto di Verissimo. “Io ti ho aspettato per giorni, ora tu mi aspetti per mezz’ora”.
Ma questo è un modo, anzi, il loro modo per dimostrare l’affetto che provano.

Effettivamente mi ritrovo in pieno nelle parole della Tata. Quando andavo a prendere Marco al nido mi veniva sempre incontro abbracciandomi. E anche ora che va alla materna la reazione è la stessa. E quello per me era, è e rimarrà il momento più bello della giornata.
In quasi quattro anni di vita l’ho lasciato solo una volta con i nonni per due giorni. Io e mio marito ci siamo concessi una mini vacanza (dopo nove mesi è arrivato Luca :o).
Quando mi ha rivista io mi aspettavo la solita fantastica meravigliosa corsa a braccia aperte. E invece si è girato e se ne è andato.
Neppure una pugnalata dritta al cuore mi avrebbe fatto più male. Sigh!

Solo con un mare di coccole, di abbracci e di frasi mielose è tornato a sorridermi.

Non mi aspettavo quella reazione! Ho imparato la lezione.

Dal salotto di Silvia Toffanin, Tata Simona ha risposto anche alle altre domande poste dalle mamme presenti in studio (come Miriana Trevisan e Guendalina Tavassi) e alle mail delle lettrici. Tanti gli argomenti affrontati: dai trucchi per togliere il ciuccio, alla gelosia dei bimbi nei confronti dei genitori. Guarda il video.

36 risposte a “Bambini e… genitori lontani per lavoro

  1. Sono tornata!
    Che dire…sapevo che il mio lavoro mi portava spesso in trasferta. Ultimamente il lavoro era un po’ calato, complice la crisi. Così, dopo 9 anni di matrimonio in cui, proprio per il lavoro, ho continuato a non volere un figlio, è finalmente arrivata la nostra bimba. Certo, avevo sempre il timore delle trasferte ma speravo di essere un po’ compresa al lavoro. Ho 40 anni, lavoro nella stessa azienda da quasi 14.
    Invece il rientro è stato un calvario. Sto aspettando notizie per quando partire. Putroppo portare la piccola è fuori discussione. In trasferta gli orari di lavoro sono allucinanti.
    Mio marito non ha un lavoro fisso, uff…
    Come faccio a cercare altro, quando sono io che mantengo la famiglia? La piccola starà con papà e la tata.
    E’ solo che la vivrò male, mi mancherà da morire…
    Grazie per il vostro appoggio!!!

  2. X Rosa77: ti ringrazio per le tue parole. Il carattere forte mi ha sempre dato una mano a superare quello che fino adesso la vita mi ha messo davanti. Non nascondo che a volte mi è venuta voglia di lasciarmi andare, ma non sono mai stata una codarda che metteva la testa sotto la sabbia di fronte alle difficoltà. Puoi girarci intorno, ma i problemi non li risolvi se non affrontandoli altrimenti puoi solo rimandarli e loro ti aspetteranno sempre al varco. Quindi tiriamoci su le maniche e cerchiamo sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno perché anche dalle cose più negative può venire fuori qualcosa di buono. Grazie ancora Rosa!

  3. io sono la prima a dire che i figli hanno bisogno della mamma ma dai vostri commenti praticamente siamo solo “mamme” ed il resto, esistono anche le soddisfazioni personali poi ci lamentiamo che il mondo è guidato dagli uomini!!! io come ho detto più volte sono figlia di una mamma lavoratrice che ha fatto gli stessi sacrifici che sto facendo io ma con 3 figli e quando le ho detto mamma forse mi vogliono promuovere tu che dici, la sua risposta è stata vai se ti danno anche solo una possibilità coglila al volo nella vita ci sono anche queste di soddisfazioni …non accetterei certo di fare trasferte ma spostarmi un pò più lontano da casa si…..e non è solo per i soldi io sono felice se tutto ciò che mi gira intorno mi piace mi appaga e mi rende serena, dei sensi di colpa ne abbiamo parlato duemila volte ci sono e ci saranno sempre ma io ho bisogno psicologicamente di lavorare diventerei pazza a stare a casa o a fare un lavoro diverso dal mio …..

  4. X Livia: leggere il tuo post mi ha lasciato un attimo senza fiato, credo che tu come mamma e come donna, sia forte e da ammirare visto che x i tuoi figli nn hai perso la voglia di lavorare e affrontare la vita. Vi auguro il meglio! Scusa se forse mi sono spinta oltre… 🙂

  5. Anche il mio lavoro includeva possibili trasferte e lo sapevo fin dall’inizio. Dopo l’arrivo di mio figlio sono tornata al lavoro dopo il periodo obbligatorio ed il mio contratto a tempo determinato (che scadeva) non e stato rinnovato. Mi è stata proposta diretamente la partita IVA anche se io ero disposta a non rifiutare le eventuali trasferte. Da piu di un anno lavoro cosi, perche ho bisogno di lavorare ma il gusto amaro rimane. Cerco tutti i giorni un altro lavoro, mando cv ma nessun colloquio. Ho 39 anni, un figlio e sono donna … non trovero mai lavoro in Italia.
    x Laura: Tieni duro, vai in trasferta e se puoi (e vuoi) cerca un’alternativa!

  6. Cara Laura, la soluzione allora è trovare un altro impiego. Di sicuro il momento non aiuta, ma nel momento in cui fai un figlio devi essere consapevole che la tua vita dovrà adeguarsi alla sua e non viceversa. Capisco anche che in questo momento il lavoro non ti rincorre, io lo so. Per quello che mi riguarda non ho mai preteso nulla se non un impiego che mi permettesse di guadagnarmi la pagnotta e nello stesso tempo non mi obbligasse a sacrificare la famiglia. Purtroppo mi è sempre andata male, nel senso che per una ragione o per l’altra i posti di lavoro che ho avuto avevano sempre qualcosa che non andava e sono sempre riuscita a cambiare, ma ovviamente parliamo di tempi in cui c’erano le vacche grasse. Ora invece che avrei bisogno di stabilità arriva la mazzata finale: dal 1° giugno, se tutto va male, sarò a spasso. Nonostante il diploma ed un curriculum lavorativo di tutto rispetto (almeno credo), chi si prende una donna di 39 anni, vedova e con due figli di 6 e 7 anni??? Nessuno. In quasi un anno e mezzo di ricerca e di invio di un sacco di curriculum sono stata chiamata una volta sola, superati due colloqui arrivederci e grazie. Eppure sarei disposta anche a tornare a fare le 8 ore (ora ne faccio 6 continuate), mi basterebbe il tempo di organizzarmi. D’altronde il part-time lo faccio da quando è nata Chiara 6 anni fa, quindi non sarebbe un problema, ma le trasferte, quelle no. Per carità ho una mamma eccezionale che da un anno a questa parte fa anche più del necessario per aiutarmi, ma non posso contare sempre sul suo aiuto, anche perché ha la sua età e gli acciacchi si fanno sentire. Bisogna saper scegliere, io non credo di chiedere la luna, ma evidentemente non ho capito nulla dalla vita…..

  7. @IO: e quindi tu che suggerisci? Non mi pare ci siano grandi soluzioni: o si adatta alla situazione – e quindi prima o poi o parte o non ci sono molte alternative – oppure…?

    La signora che conoscevo fa la rappresentante, sia nel vecchio lavoro che nel nuovo e aveva un figlio piccolo.

    Che cosa si deve suggerire quando un titolare mette alle strette un dipendente per qualcosa che deve fare visto il lavoro – le trasferte, in questo caso – e il dipendente cerca di fare il tira e molla per non farlo, almeno al momento? E ricordiamo che i titolari di solito pazienza ne hanno poca…

    Ripeto: se non si vuole fare trasferte, ci si organizza cercando altro… anche fosse qualcosa per cui prendi di meno o simile.

    Un figlio è una responsabilità ma lo è anche avere un lavoro con tutti i sacrifici che eventualmente può comportare.

  8. Ciao Molly, non condivido quello che hai detto, amche se lo rispetto. Però secondo te una donna che ha un lavoro ” di prestigio” dovrebbe licenziarsi e prendere uno diciamo un pò più “umile”? E secondo te, stanno aspettando lei? Guarda che una persona con una certa cultura scolastica o con una certa esperienza lavorativa, non viene assunta facilmente in ruoli non di propria competenza, anzi! questo perchè l’azienda pensa sempre che il lavoro “umile” servirà solo da tappa buchi in attesa di meglio. E poi metti che il marito/compagno, guadagna poco o il giusto, dopo quando la banca, l’ENEL e altri enti ti vengono a bussare la porta non puoi certo rispondere MI STO CRESCENDO MIO FIGLIO!

  9. ragazze VOLERE è potere! capisco che lavorare bisogna, sono la prima che lo dice. Ma probabilmente si tiene molto di piu al proprio livello professionale che stare accanto ad un figlio. Sono scelte difficili lo so, ma se si vuole veramente veder crescere proprio figlio e per noi lui è tutto.. ci si “abbassa” anche ad andare a fare qualche altro lavoro magari meno di prestigio.. Dipende appunto dalla propria scala di priorità. E che non mi si venga a dire che i soldi in piu del lavoro di prestigio fanno la felicità dei figli perchè è un eresia.. Purtroppo si tratta solo di una scelta difficile, ma la soluzione è a portata di tutti..
    Parere ovviamente personale e senza voler offendere nessuno.

  10. cara tata simona volevo chiederle una cortesia, ma chiamo Dania ho una bambina di 18 mesi in perfetta salute ma non parla ancora come mai? la ringrazio in anticipo

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