Mi giro e mi rigiro con il mio piccolino in braccio. In casa sembra che siano scoppiate tre bombe. Non c’è una sola cosa a posto. C’è anche una pila di panni da stirare che sfiora il soffitto. Ma io mi sento vuota, non so che fare. Mi sembra tutto così… fermo e immobile. Nessuno che grida, nessuna palla che vola in casa, niente di niente.
Ok. Non so se è stata una bella idea, ma ho lasciato il mio ometto di tre anni a casa degli zii, dove per le feste di Natale sono arrivati anche i nonni. Solo due giorni e mezzo. Ma mi stanno sembrando una eternità.
Mi pareva una bella idea. Una bella occasione per farlo giocare con la cuginetta e farlo stare insieme ai nonni che non vede mai. E poi, il che non guasta, lì può respirare un po’ di aria buona, visto che gli zii vivono in Valle d’Aosta.
Eppure anziché sentirmi più “libera” e quindi approfittarne per fare tutte quelle cose che con due bambini piccoli da gestire non si possono fare, mi giro intorno e non concludo nulla.
Uff, uff, uff. Ma come è possibile che non sono mai contenta? Ho entrambi i bimbi e mi lamento perché non ho nessuno che mi aiuti. Ho un solo bimbo e mi lamento perché mi manca l’altro…
Allora chiamo il mio cucciolo al cellulare di mia madre (per la cronaca la sesta telefonata della giornata, ma nelle precedenti chiamate non ho parlato con lui perché temevo che si mettesse a piangere chiedendomi di andarlo a prendere!): “Marco, amore, come stai? Che stai facendo?”. E mi risponde: “Bene, ma sto giocando e non posso parlare”.
Cosa? Io sto qua a farmi le paturnie e lui, figlio ingrato, non si stacca neppure un secondo per parlare con me! … ma bravo… Altro che pianti e strepiti per la mamma. Questo marmocchio neanche mi pensa.
Va bene. Aspetto la sera. Arriva anche il papà e allora lo chiamiamo insieme. “Ciao Marco, ti stai divertendo?” E lui: “Sì”. “Stai giocando?” “Sìììì”. “E ti manca la mamma?”. “Non ti preoccupare per me, sto bene. La zia ha detto che domani ci porta allo snowpark”.
Ma è una risposta di un bambino di tre anni e mezzo questa? E poi … la domanda era un’altra!
E chiude dicendomi: “Mamma… ma domani è adesso? E quanto devo aspettare?”.
Mmmmm, ok, sul tempo ha ancora le idee confuse.
Ma altro che mamma e papà, il bimbetto sta pensando solo a quanto si divertirà scivolando con i gommoni sulla neve!
Vado a letto rassegnata. Ho letto tanto sul momento del distacco tra mamma e bimbo. Libri e libri, riviste e riviste. Ma pensavo che bisognasse aspettare almeno l’adolescenza… e non la prima infanzia!
Bimbi moderni? Mica tanto, mio marito parla più di “mamma tardona troppo chioccia”.
Ma ho imparato una bella lezione: “Io senza di lui sto male, lui senza di me… se la gode lo stesso”.
Insomma, siamo più noi mamme che ci facciamo tanti problemi, che ci facciamo assalire dai sensi di colpa di qualsiasi tipo e di qualsiasi genere.
Invece lasciare i nostri bimbi ogni tanto con i nonni o con gli vuole bene non gli fa affatto male. Anzi crescono e si sentono più grandi e responsabili.
Esperienza da rifare? Non lo so. So solo che manca un giorno e poi lo riabbraccero! :o)