La maternità raddoppia lo stress sul lavoro

La maternità raddoppia lo stress sul lavoro.
In generale la sindrome da “stress lavoro-correlato” colpisce un lavoratore su quattro, ma l’indice raddoppia non solo tra le donne in maternità, ma anche tra i loro colleghi d’ufficio a causa delle mancate sostituzioni.
Insomma quello che, teoricamente, dovrebbe essere il momento di vita più bello della donna, se la persona in questione è una donna che lavora, si può trasformare in un periodo difficile e carico di ansia non solo per la futura mamma, ma anche per coloro che lavorano con lei.

I motivi? Per la gestante c’è la preoccupazione della ricollocazione dopo il parto e le possibili tensioni legate all’aggravio di lavoro.
Per i colleghi c’è lo stress per la mancata sostituzione che di fatto aumenta la loro mole di lavoro per un periodo piuttosto lungo. Continua a leggere



“Mamme fanno impresa”, il progetto per le mamme aspiranti imprenditrici

Mamme tagliate fuori dal mondo del lavoro, mamme demansionate al ritorno dalla maternità, mamme obbligate ad una posizione di ripiego o addirittura aspiranti-mamme “costrette” a rinunciare al grande sogno per non abbandonare la carriera. Su questi temi, che toccano da vicino tutte noi, ho scritto già tanti post. Questo però, pur affrontando lo stesso argomento, è molto diverso perché rema contro corrente e dà una speranza a tutte le donne che vogliono realizzare entrambi i sogni: diventare mamma e lavorare. Con un tocco in più perché questa volta sono le “mamme che fanno impresa“.
Così si chiama l’iniziativa di Preca Brummel che ha deciso di puntare proprio sulle donne che decidono di reinventarsi imprenditrici pur avendo dei figli da accudire.
Mamme fanno impresa è uno dei progetti principali dell’azienda per il 2011 volto ad aumentare i punti vendita in franchising dei marchi Brums (220 negozi monobrand e 600 multimarca ad oggi su tutto il territorio nazionale) e Bimbus (100 negozi monobrand e 400 multimarca) sul territorio nazionale. Continua a leggere



Donne al vertice? Le aziende non falliscono!

Oggi, tanto per cominciare bene la giornata, vi propongo un pezzo auto-celebrativo. Ci sta, vero? Nel giorno della festa delle donne non potevo non scrivere un pezzo su “quanto siamo brave e quanto siamo in gamba!”.
Ieri vi ho parlato di quanto sia difficile nel nostro Paese per una donna continuare a lavorare anche dopo la maternità. Oggi, invece, di quanto siano orbe le aziende a lasciarsi scappare un capitale umano come quello “in rosa” ad alto, anzi, altissimo potenziale.
Una perdita di inestimabile valore!
Numeri alla mano, in Italia le imprese che hanno il 30% di donne nei Consigli di amministrazione sono meno del 12%. Un numero irrisorio, altro che quote rosa.
Eppure i dati dimostrano che le società con il Cda al femminile sono quelle che vanno meglio, decisamente meglio delle altre e che falliscono meno. Continua a leggere



S.O.S. mamma: a casa una su due!

Ci siamo, domani è l’8 marzo e come tutti sanno è la “festa mondiale della donna”. Come ogni anno, alla vigilia le coscienze femminili si svegliano. Tutto è pronto: manifestazioni, slogan, proteste e … serate in pizzeria con annessi spogliarelli. Io, sinceramente, non ho mai creduto di dover festeggiare il mio essere donna, non mi sento appartenente ad una “razza diversa” da proteggere, pur apprezzando e stimando la dura la lotta che le nostre ave hanno fatto per farci giungere fin qua.

Detto questo, e scusate l’inciso decisamente lungo, su tutti i giornali e quotidiani oggi si sprecano le numerate sul mondo rosa. Un dato mi è balzato all’occhio: Malta e Italia sono i due Paesi in Europa in cui le donne fra i 24 e 54 anni con figli hanno più difficoltà a lavorare. Numeri alla mano, il tasso di occupazione delle mamme con un figlio in Italia è il 59%, a Malta il 54,7%. Nell’Ue il 71,3%, in Francia il 78%, in Gran Bretagna il 75%, in Grecia il 61%.  Insomma siamo come al solito fanalino di coda: da noi una donna su due, se decide di diventare mamma, lascia il lavoro. Continua a leggere



Anche le Vip in bilico tra lavoro e carriera

Tante Vip per amore della carriera hanno rinunciato a diventare madri. Poi si sono svegliate quando ormai era troppo tardi, ossia quando l’orologio biologico aveva già detto “stop” e hanno dovuto rinunciare per sempre al sogno di essere chiamate “mamma”.
Un esempio per tutti: Raffaella Carrà che ora ammette e rimpiange di non aver avuto un figlio.
Ma nel fantastico mondo delle celebrità si possono annoverare tanti altri casi: Valeria Golino, Antonella Elia, Cameron Diaz, eccetera, eccetera.
Ma è così difficile conciliare carriera e lavoro per le star? Continua a leggere



Mamme e lavoro: i figli fanno da ostacolo …
ma solo nei primi due anni di vita


In Italia meno di una donna su due ha un posto lavoro, ma secondo Bankitalia questo dato non dipende dall’essere madri. Al contrario, secondo Palazzo Koch, e questa è una grande novità, anche in Italia si possono fare bambini senza problemi e senza rischiare di abbandonare l’ufficio. Ma c’è una prova del fuoco da superare: i primi due anni del piccolo. In questo frangente infatti si riducono le possibilità di avere un impiego. Dopo i 24 mesi, invece, avere un figlio può fare addirittura da sprone.
Sempre dalle analisi di Via Nazionale, c’è un altro dato importante, anzi importantissimo, che emerge: le mamme, per essere tali, spesso pagano un prezzo carissimo che è la carriera. Continua a leggere



In ufficio le neomamme sono più produttive

Le donne con figli sul posto di lavoro sono più produttive. Riescono a gestire situazioni difficili e complesse in minor tempo e reagiscono con più tenacia allo stress. Tutto questo per l’azienda si traduce in un aumento del rendimento del 20%. Il dato arriva da una ricerca svolta dalla Kelly Service.
Posso sembrare ripetitiva, visto che sull’argomento ho scritto già altri post, ma è un concetto che mi piace sottolineare: noi mamme abbiamo una marcia in più. Continua a leggere



Bambini più felici con le mamme che lavorano

“Mamma ma perché devi andare al lavoro? Rimaniamo a casa insieme, io non voglio andare alla scuola materna”. E io vorrei rispondergli: “Sapessi io che voglia che ho di andare in ufficio!”. Ma mi faccio seria e gli dico: “Marco, amore, perché ci servono i soldini per comprare le cose”. E lui: “Ma ce li porta papà”. E io: “Ma non ci bastano”. E lui: “Te li do io, guarda”. E mi mostra la sua manina con il pugno chiuso. Dentro ci sono i suoi denari, molto virtuali.

Iniziare così la settimana non è proprio il massimo. Ma arrivo in ufficio e sulla scrivania trovo l’ultimo numero di “Figli Felici” che titola: “Mamme al lavoro e bambini felici”. Sembra quasi fatto apposta. Continua a leggere