Mandatemi i lavori dei vostri bambini: vivalamamma@mediaset.it
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La settimana scorsa con la dottoressa Francesca Santarelli abbiamo parlato di fobia scolare, ossia di quando un bambino non ha più tanta voglia di andare a scuola.
La psicologa, volutamente, non ha affrontato un argomento difficile, spinoso che è quello del bullismo, perché merita un’attenzione particolare.
Una mamma, però, ha chiesto alla nostra psicologa di parlare esplicitamente anche di bullismo.
Ecco che cosa ci racconta:
C’è una prima volta per tutto. E domenica scorsa per Marco è stata la sua prima volta in una gara di Taekwondo
Si è battuto con bambini che non conosceva e che non aveva mai visto prima.
Sono sincera, quando l’ho iscritto a Taekwondo non conoscevo molto di quest’arte marziale. Per me era un modo per fargli fare un po’ di sport, un po di movimento. E speravo che imparasse anche a rispettare le regole, insomma la disciplina.
Mai avrei immaginato di assistere a combattimenti dove se le danno di santa ragione. Calci e pugni a volontà. Certo, sempre rispettando le regole. Ma di cazzotti e piedate sempre si tratta!
Domenica ho assistito proprio a scene di questo tipo.
In un padiglione immenso di una fiera, in provincia di Bergamo, erano riunite tutte le varie arti marziali. E vi assicuro che ne ho visto delle belle. Continua a leggere
Continuiamo il nostro viaggio nel mondo dei disegni dei bambini.
Oggi impareremo a capire cosa i nostri piccolo artisti ci vogliono comunicare quando, disegnando una figura umana, rappresentano le braccia.
Braccia corte, braccia aperte, braccia all’insù, braccia piegate, braccia sottili, braccia grosse.
Ci sono tantissimi modi per rappresentare le braccia e tantissimi sono anche i significati che esprimono.
L’importante però è che le braccia ci siano… se mancano è un brutto segno.
Ma ci spiega tutto la nostra grafologa Candida Livatino:
“Ho mal di pancia, mal di testa, febbre…”… Quante scuse per non andare a scuola!
Vi siete mai trovati in questa situazione?
Io per fortuna ancora no. Ma ci sono dei bambini che a volte puntano i piedi, piangono, si disperano pur di rimanere a casa e non andare a scuola.
E allora che fare in quelle circostanze?
Di questo ci parla oggi la nostra psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci consiglia:
Continua a leggere
Luca stava disegnando su un foglio di carta. Aveva solo un pennarello rosso.
Ha disegnato prima i contorni di una figura umana. Ad un certo punto ha fatto due archetti con due puntini sul petto. E mi ha detto: “E’ una femmina, ha le tette”
Poi i capelli, sempre rossi.
Mi stavo un po’ preoccupando quando ho visto che aveva già fatto le mani, i piedi e invece il volto era ancora vuoto, bianco.
Sono stata zitta. Non volevo influenzarlo. Ma avendo letto tutte le precedenti spiegazioni della grafologa, sapevo bene che il volto bianco ha un brutto significato.
Per fortuna alla fine ha disegnato anche gli occhi, il naso e la bocca (con il rossetto). E mi ha detto: “Mamma questa è Rossella, vedi che è tutta rossa?”
Devo dire che grazie alle spiegazioni di Candida, ora riesco a guardare i capolavori che mi consegnano i miei figli con ammirazione, ma anche con un occhio più critico.
E oggi? Cosa impareremo?
Ad interpretare proprio il corpo, o meglio il tronco e il torace.
Io, che ho avuto la fortuna di leggere il pezzo in anteprima… ho già saputo cosa significa quando i bambini disegnano i seni. E la spiegazione devo dire che rispecchia perfettamente la realtà 😉
A voi le spiegazioni di Candida Livatino: Continua a leggere
Oggi vi do un po’ di numeri.
Non da giocare al lotto, ovviamente. Ma un po’ di numeri sul parto.
E’ stato pubblicato il Decimo Rapporto sull’evento nascita in Italia del ministero della Salute e curato dall’Ufficio di Statistica sulla base dei dati rilevati nel 2011 dal Certificato di Assistenza al Parto. E ci sono diversi dati molto interessanti.
Volendo fare una sintesi: le donne italiane preferiscono (nell’88% dei casi) partorire in ospedali pubblici e accanto a sé vogliono il padre del bambino (90%). Ma questo succede prevalentemente al Nord. Al Sud solo la metà dei papà può assistere al parto poiché molti ospedali non sono ancora attrezzati in tal senso.
E a proposito di parto, scusatemi se mi permetto una parentesi, ho appena saputo che Marika, una storica amica, lettrice e compagna di viaggi e di avventure di questo blog, sta per dare alla luce fra il suo terzo figlio!!! 🙂
Arriverà fra qualche settimana.
Che si fa in questi casi? Si fanno i complimenti? Gli si dice “in bocca al lupo”? O cosa? 🙂
In ogni caso ha tutta la mia più grande e sincera ammirazione!
Da piccola ho sempre fatto i compiti da sola. Sono sempre stata molto autonoma e sono sempre stata in grado di gestirmi da sola.
E, con un pizzico di presunzione, ho sempre pensato che, se mai fossi diventata mamma, mi sarei comportata allo stesso modo anche con i miei figli.
“Si arrangeranno da soli, se la caveranno da soli….”
Non mi immaginavo di certo seduta accanto a loro a rivedere i compiti, a cercare di capire cosa non va e a cercare le soluzioni per affrontare la cosa.
E invece eccomi qua a rimangiarmi ancora una volta la fantastica frase “Io mai farò…”.
Solo che, ahimè, spesso e volentieri mi sento impotente e inadatta.
Impotente perché non riesco a capire quali siano le difficoltà.
Inadatta perché la pazienza non mi accompagna e spesso perdo le staffe, alzando anche la voce e quindi peggiorando le cose.
La dottoressa Santarelli oggi torna a parlarci di questo argomento per me particolarmente spinoso, ma penso anche per tante altre mamme: i compiti a casa.
Ecco cosa ci consiglia:
Lo so che fra pochissimo la metà di voi dirà che sono pazza, ma io ve lo voglio confessare ugualmente, tra tutti gli elettrodomestici di casa ce n’è uno che proprio non sopporto: la lavastoviglie. Odio impilare piatti e sistemare i bicchieri e odio riprenderli e metterli a posto.
Odio anche non poter avere a disposizione quel piatto, quella posata o quella pentola in un determinato momento solo perché è in lavastoviglie e deve essere ancora lavata.
A me piace lavare i piatti a mano. Vecchio stile.
E da oggi ho un motivo in più per sostenere con audacia la mia tesi: lavare i piatti a mano potrebbe dimezzare il rischio di sviluppare un’allergia tra i bambini.
Perché? Continua a leggere