Figli e bullismo, la psicologa: ecco come aiutare i nostri figli

Female Student Being Bullied By Classmates

Entrare in camera della figlia, vedere la finestra aperta e capire che qualcosa di grave è successo.
Povera mamma. Poveri genitori. Povera figlia.
Mi si gela il sangue solo a pensarlo.
E poi trovare il biglietto: “Ora sarete contenti”.
Non si può. Perdere una figlia per bullismo. Niente di più assurdo!
Per fortuna la ragazzina di Pordenone ora sta meglio. E’ fuori pericolo.

Ma quanti bambini e ragazzini soffrono in silenzio prima di compiere questi gesti folli?

E noi genitori come possiamo aiutarli?
Di questo parliamo oggi con la nostra psicologa Francesca Santarelli.

Ecco cosa ci consiglia:

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Figli: più gioie o più dolori?

moniga
“Sei proprio una mamma cattiva”

Vi è mai capitato di ascoltare questa frase pronunciata da vostro figlio?

Io sì, anche troppe volte… al giorno!
Ogni volta che non esaudisco uno dei loro infiniti desideri, ogni volta che rispondo di “no” ad una loro richiesta, ogni volta che gli chiedo di fare qualcosa che a loro non va…
Tutte le volte la frase che mi sento dire è sempre la stessa: “Sei proprio cattiva”.

Ormai, sono sincera, non ci faccio neanche tanto più caso. E’ quasi un loro intercalare. Una frase fatta.
Ovviamente tutte le volte ribatto: “Non si dice, non si fa…”, ma forse anche senza tanta convinzione, visto che alla prima occasione… divento ancora una volta cattiva!

E questa è solo la premessa per raccontarvi di una folle riflessione notturna.

Ieri sera sono andata a letto che ero abbastanza stanca.
A luci spente ho detto a mio marito: “Sai, una mia collega sta già organizzando il viaggio per la prossima estate. E’ indecisa se andare a visitare la Bassa California o l’Australia”

E lui: “Che belle mete. Ha figli?”

E io: “No, figurati. E non ne vuole neppure! Si gode la vita. E’ appena tornata dalle Seychelles e sta pensando alla prossima meta da sogno.
Noi dove andremo? Stessa spiaggia e stesso mare?”

Lui: “Perché la Puglia non è una meta da sogno? Di che ti lamenti!” Continua a leggere



Ecco come scrive il perfezionista che tende a sottomettere il proprio partner

dominatore

Intransigente, perfezionista quasi fino ad essere ossessiva.
Una persona che non si lascia mai andare, che si sente superiore e che tratta con sufficienza tutti quelli che non ritiene alla sua altezza.
E nelle relazioni personali com’è? Tende a sottomettere il proprio partner senza mai concedersi pienamente.

Che profilo particolare, vero?
Volete sapere come scrive chi ha un carattere così?
Ce lo svela la nostra grafologa Candida Livatino:

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Dopo il parto, tutti a casa in sei ore

mamma_neonato_HDalla sala parto al salotto di casa in sei ore.

Se il parto è andato bene, se non ci sono state complicazioni di sorta, se mamma e bambino stanno bene, dopo sei ore dalla nascita, bebè e neomamma possono lasciare l’ospedale e tornare a casa.

Nell’Ospedale Torregalli di Firenze da qualche mese stanno sperimentando le “dimissioni precoci”.

Dalle classiche 48 ore a sei ore. Cosa ne pensate? Continua a leggere



Un gay, due gay, tre gay… sei gay?

gayMarco: “Luca, ripeti con me: un gay”
Luca: “Un gay”
Marco: “Due gay”
Luca: “Due gay”
Marco: “Tre gay”
Luca: “Tre gay”
Marco: “Quattro gay”
Luca: “Quattro gay”
Marco: “Cinque gay”
Luca: “Cinque gay”
Marco: “Sei gay?”
Luca: “No. Marco ho risposto bene?”
Marco: “Certo, fratello!”

Io, mentre stendevo la biancheria, in silenzio ascoltavo questi loro discorsi senza senso.
Ad un certo punto ho sbottato: “Marco, mi dici che cos’è questa fesseria?”

E lui: “E’ un gioco che facciamo a scuola!”

Io: “Un gioco? Che bei giochi che fate, educativi e soprattutto intelligenti. Bravi!
Ma tu sai che significa gay?” Continua a leggere



Imparare ad aspettare è un dono che si impara da piccoli

bambino_disobbediente

Vizi, giochi e stravizi.
I nostri nonni prima e i nostri genitori poi, non ne avevano, o ne avevano pochi. Forse perché sapevano già che pur chiedendo non avrebbero ottenuto nulla.
La generazione successiva ha imparato a chiedere e talvolta ad ottenere.
I nostri figli, invece, vogliono e pretendono tutto e subito. E se non lo ottengono sono guai.
Arriva il finimondo: pianti, disperazione, scene da panico, urla…
Perché?
Siamo noi genitori a non saper dire i “NO” giusti? Siamo noi che non sappiamo imporci con autorità e autorevolezza?
Eppure “Imparare ad aspettare è un dono che si impara da piccoli” e insegnarlo ai nostri figli è un nostro dovere. Li aiuteremo a tollerare e superare le frustrazioni che la vita gli presenterà.

Parola della psicologa amica Francesca Santarelli, che oggi ci parla proprio di come i NO facciano crescere e fortifichino molto più dei SI’.

Accontentare in tutto e per tutto i nostri figli ci facilita la vita, ci evita tante scocciature, ma rende i futuri adulti incapaci di accettare le sconfitte e li renderà molto più vulnerabili.

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Quel weekend non s’ha da fare!

IMG-20160109-WA0003Non ne avevo proprio voglia.
Eravamo tornati da pochi giorni dalle vacanze di Natale, trascorse a casa di mio fratello, in Valle d’Aosta.
Avevo da poco rimesso in ordine la casa, togliendo tutti gli addobbi natalizi, smontando l’albero di Natale, il presepe.
La montagna di panni da stirare era finalmente diventata una collina.
No, rifare i bagagli proprio no. Mi stava pesando come un macigno. Non ne avevo proprio voglia.

Ma mio marito aveva organizzato un weekend da sogno in un posto da favola insieme a suo fratello e alla sua famiglia. Destinazione Gressoney la Trinitè, sempre in Valle D’Aosta. Continua a leggere



SilviaFede e lo spettacolo nel carcere di Rebibbia

Una piccola compagnia teatrale, amatoriale, composta da gente che ama recitare, mettersi alla prova.
Uno spettacolo. Non uno dei tanti messi in scena in oratorio, nelle scuole o nei teatri. Ma in un posto particolare: il carcere di Rebibbia.
L’obiettivo era quello di donare qualche ora di allegria e spensieratezza anche a chi ha sbagliato e sta pagando la sua pena dentro quattro mura e delle sbarre.
Ma alla fine si è rivelata una esperienza costruttiva, bella, toccante ed emozionante anche per gli attori.
Ho chiesto alla nostra amica SilviaFede di raccontarci il suo pomeriggio a Rebibbia: Continua a leggere



Ansia e stress si riconoscono anche dalla grafia

ansiaIn momenti difficili come quelli che stiamo vivendo non mancano certo i motivi per i quali più o meno tutti noi ci facciamo prendere dall’ansia.

C’è però chi vive in uno stato d’ansia perenne, che trasmette agli altri in ambito lavorativo o nella vita di relazione.

E’ un’ansia che viene scaricata anche sul foglio quando scriviamo ed è quindi possibile individuarla attraverso l’analisi grafologica.

Di questo, ossia di come scrivono le persone ansiose, ci parla oggi la nostra grafologa Candida Livatino.

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Babbo Natale ha fatto lo spilorcio solo con noi!

marco

Ieri primo giorno di scuola dopo le vacanze.
Ieri sera: “Marco, come è andata la giornata a scuola?”
Luca: “Mamma, lo sai che i miei compagni non mi hanno neppure riconosciuto con questi capelli così corti? Mi chiamavano: “Ehi! Bambinoooo?”
Io: “Ma tu ti chiami Marco?”
E lui: “No sono Luca, non mi riconosci neanche tu?”
Io: “Sì, ti riconosco perfettamente, ma la domanda l’avevo rivolta a Marco!”
Luca: “Ecco, tu ti interessi solo a Marco, solo alle cose che fa Marco a scuola. Di me non ti interessa nulla, neppure del fatto che oggi la maestra non mi ha messo in castigo neppure una volta!”
Io: “Ah! Allora finalmente hai fatto il bravo bambino?”
E lui: “No, no, ma non mi sono fatto vedere dalla maestra mentre facevo il monello!” Continua a leggere