Figli e nuovi compagni dei genitori: come creare la famiglia “allargata”

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Oggi parliamo con la nostra psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli, di un argomento molto delicato: le famiglie allargate.
Le separazioni e i divorzi ormai sono all’ordine del giorno.
Ma non dobbiamo mai dimenticare che per i figli sono passaggi molto dolorosi, a qualsiasi età. E’ il naufragio della “loro” famiglia. Un lutto. E come tale deve essere metabolizzato.
Ma quanto tempo bisogna aspettare prima di fargli conoscere il nuovo partner o la nuova compagna? E come evitare che si creino situazioni difficili nei nuovi legami?

Non esistono le “10 buone cose da fare”, nè un manuale delle istruzioni da seguire.
Ma si possono individuare degli stati generali, dei passaggi che tutte le “nuove” famiglie si trovano ad affrontare.

Ci spiega tutto la dottoressa Santarelli:

“Il modo di essere famiglia oggi è molto cambiato rispetto a una generazione fa, tanto che si parla di “famiglie” dove le scelte sono diventate scelte sentimentali, non più dettate anche da necessità sociali, morali o economiche
Il modo di essere e fare famiglia è cambiato e così anche il linguaggio e i termini per definire relazioni e i rapporti all’interno di essa: non si parla più di “patrigno” o “matrigna” a cui spesso si associavano connotazioni negative, ma di “padre bonus” o “madre bonus” e le famiglie vengono denominate ricostituite o ricomposte.
Quello, che è importante sottolineare, è che non esistono “dieci buone norme” di comportamento per impedire che nascano difficoltà all’interno di qualsiasi famiglia sia essa nucleare o ricomposta, perché quando si parla della vita ci sono illimitate contingenze, un’infinità di situazioni che non possono essere racchiuse in un manuale di istruzioni, ma che vanno appunto soltanto vissute, affrontate ed elaborate nella loro unicità, singolarità, particolarità e situazionalità.
Quello che possiamo fare è individuare degli stadi generali, degli step o dei passaggi significativi caratterizzati, da non poche difficoltà e complessità, che si trovano a dover affrontare le nuove famiglie nel loro sorgere, nel loro formarsi e nel loro consolidarsi.

PRIMO STADIO: LO STADIO DELLA FANTASIA
Il primo stadio è lo “stadio della fantasia” ed è il momento in cui i componenti della famiglia che si sta formando e ricomponendo si osservanoi figli guarderanno al nuovo partner o alla nuova partner di mamma o papà e agli eventuali nuovi fratelli. Il nuovo o la nuova compagna osserverà i suoi nuovi figli. Questo stadio ambivalente oscillerà tra il desiderio dei vari componenti di costituire un nuovo nucleo familiare e il timore di tutto ciò che comporterà sul piano della nuova coppia, sul piano di rapporto con i figli, sul piano della relazione con un genitore in più e con più fratelli.
É uno stadio di attesa e di speranza; speranza anche di trovare una rinascita, un risarcimento al dolore sperimentato in precedenza.

SECONDO STADIO: STADIO DELLA CONFUSIONE
Il secondo stadio è lo “stadio della confusione”, in cui tutti i componenti della nuova famiglia sperimentano un vissuto di inadeguatezza. Facendo un esempio dalla parte del genitore: “Non riuscirò mai a fare da genitore a figli che non sono i miei”. In questa fase tutti i membri sperimentano un’ assenza di regole, un’ ingovernabilità di diritti e doveri e una difficoltà di adattamento ai cambiamenti e a stabilire nuove norme. Si è tentati di conservare modelli di regole precedenti, che non possono funzionare in una nuova realtà o nuovo assetto familiare. Bisogna tenere presente che le separazioni e i divorzi sono sempre dolorosi non solo per i genitori, ma anche per i figli, qualunque sia la loro età
Per decidere di rimettersi in coppia con un nuovo partner bisognerebbe aspettare due o tre anni, dopo la separazione, affinché sia i rispettivi genitori che i loro figli abbiano il tempo necessario per elaborare la propria sofferenza, il proprio dolore, che equivale al tempo impiegato per recuperare un proprio equilibrio dopo un lutto.
É fondamentale che il nuovo partner rispetti i tempi di elaborazione della precedente sofferenza da parte dei figli. Il bambino o il preadolescente o l’adolescente deve compiere due difficili passaggi: il primo è il superamento del proprio dolore per la perdita della famiglia originaria e il secondo sta nel riuscire a rinunciare a una parte delle attenzioni, premure e cure e all’esclusività dell’affetto, dell’interesse e del tempo del padre o della madre che, dopo la separazione, erano diretti soltanto a lui/lei, quale risarcimento del trauma subito.
Per i figli accettare e accogliere un nuovo compagno e una nuova compagna di mamma e papà significa essere pronti per fare un passo importante e questo prezioso regalo dovrebbe essere tenuto in grande considerazione da parte di chi lo riceveLe reazioni dei bambini, dei preadolescenti o degli adolescenti vanno sempre ascoltate, accolte e prese in modo molto serio. La fiducia dei bambini come dei ragazzi è una conquista importante e assolutamente non facile, necessita una grande dose da parte degli adulti di autenticità, di pazienza, di ascolto comprensivo ed empatico. L’amore non basta, ma va supportato da grande rispetto, sensibilità, intelligenza e dalla voglia di crescere insieme ai bambini o ai ragazzi con i quali ci si relaziona.

TERZO STADIO: STADIO DELLA CRISI
Il terzo stadio è quello “della crisi”. Si assiste a un rifiuto, da parte dei figli, del nuovo assetto familiare e in questo stadio possono nascere rivalità tra i genitori della coppia precedente. I nuovi partner dovrebbero avere, attraverso un attento e profondo lavoro su di sé, ben chiari i propri confini e quelli degli altri. Se si supera questo ultimo stadio con un’affermazione di precisi ruoli, con la ricostruzione di nuove regole e di un nuovo assetto familiare, allora si potrà giungere alla fase o “stadio dell’Impegno” caratterizzato dall’elaborazione della perdita dei legami precedenti e dalla continua rinegoziazione di ruoli all’interno del nuovo nucleo familiare formatosi.

Naturalmente ogni famiglia può ritrovarsi identificata o maggiormente paralizzata in una di queste tre fasi, ma le variabili che caratterizzano ogni singola situazione sono davvero tanto personali e valutabili in caso di caso. La consapevolezza di dove ci si trova eventualmente bloccati o cosa davvero costituisce un problema o una sofferenza, rimane sempre il primo grande passo per uscirne.”

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Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio:  www.studiosantarellidecarolis.com 

Francesca Santarelli è in libreria con il libro “Mamme No Panic”, scritto a quattro mani con Giuliana Arena