Che succede se un bambino a cinque-sei anni fa ancora la pipì a letto?
E’ il caso di allarmarsi?
Oggi la psicologa Francesca Santarelli ci parla proprio nella enuresi notturna. Ecco cosa ci consiglia:
“Intorno ai 2-3 anni quasi tutti i bambini, anche quelli più ostinati, non usano più il pannolino di giorno, ma toglierlo di notte è un passaggio ancora più difficile!
Per alcuni bambini è la naturale prosecuzione dello spannolinamento diurno: nello stesso periodo riescono a toglierlo del tutto. Per molti segue magari a distanza di qualche mese o, comunque, entro l’anno successivo.
Ma se questo pannolino non arriva mai asciutto alla mattina? Se ci si ritrova a 5 o 6 anni ancora con il pannolino di notte? Non bisogna allarmarsi!
Le statistiche specificano che a 6 anni il 10/15% dei bambini ancora non controlla la pipì di notte ed una caratteristica diffusa molto più tra i maschietti. Questo disturbo si chiama enuresi notturna e la sua caratteristica è che di solito si risolve da sé, senza bisogno di fare nulla, solo avendo pazienza.
L’enuresi notturna è un disturbo, più che una malattia, e consiste nella perdita involontaria e completa di urina durante il sonno in un’età (5-6 anni) in cui la maggior parte dei bambini ha ormai acquisito il controllo degli sfinteri. E’ un problema frequente che tende il più delle volte a risolversi spontaneamente. Per enuresi notturna non si intende però la saltuaria e sporadica emissione di urine durante la notte, ma questo problema deve presentarsi con una certa frequenza (secondo alcuni autori è necessario un periodo di osservazione di almeno 2 settimane durante le quali il bimbo deve bagnare per almeno 3 volte a settimana, secondo altri l’osservazione va protratta per 3 mesi con almeno 2 notti bagnate alla settimana.
L’enuresi si divide in “primaria“: quando il bimbo non ha mai acquisito il controllo notturno e si attribuisce a un ritardo di maturazione della vescica oppure a un insufficiente controllo ormonale. Non ci sono motivazioni comportamentali o psicologiche all’origine. Il bambino ha solamente bisogno di un po’ più di tempo!
“Secondaria“: il bambino, dopo avere raggiunto il controllo della vescica per almeno 6 mesi, ha ripreso a fare la pipì a letto. Può dipendere da particolari situazioni emotive e stressanti come la nascita di un fratellino, l’inserimento a scuola o tensioni familiari…
“Sintomatica”: compare come conseguenza di una malattia ad esempio un’infezione urinaria o in casi molto più rari diabete mellito.
L’enuresi diventa un problema dopo i cinque – sei anni (per la precisione 5 nella femmina e 6 nel maschio), ma l’età più giusta per prendere in considerazione un trattamento è dopo i 7 anni. Può essere opportuno ricorrere al trattamento anche di quei bambini che, pur non presentando il problema frequentemente, avvertono un significativo disagio soggettivo e compromissione delle normali attività di socializzazione.
L’“enuresi secondaria”, ovvero quella di ritorno, è quella che si presenta dopo che il bambino aveva già tolto il pannolino di notte. Come dicevo, può essere legata a stress, preoccupazioni e a cambiamenti quindi non sgridatelo ma prendetevi cura di lui e capite che cosa lo preoccupa. L’enuresi in questo caso può essere un campanello d’allarme per aiutare i genitori a capire cosa c’è che non va!
Non dimentichiamoci anche del problema psicologico di non riuscire a togliere il pannolino di notte che può essere avvertito dal vostro bambino, anche se voi genitori lo vivete con la giusta naturalezza.
Con l’inizio della scuola, quando capisce che i suoi amici non lo hanno più, può sentirsi frustrato ed inadeguato. In questo caso bisogna agire. Si può spiegare, magari con disegni, come funzionano i reni e come si forma la pipì, facendogli capire che la sua vescica ancora non è pronta a trattenerne tanta. Se ci sembra che questo “essere indietro” rispetto ai suoi amici, lo deprime, possiamo fargli notare che però lui gioca meglio a pallone di un altro, sa scrivere meglio o altro…valorizzate i suoi punti di forza!
Pensate a quando vostro figlio viene invitato a passare una notte fuori, magari a casa di un amichetto…pensate a quando fa resistenza proprio pensando al problema del pannolino, mi raccomando non forzatelo e cercate insieme a lui una soluzione. Un pannolino a slip, poco vistoso ed ingombrante ed una chiara spiegazione del disagio alla mamma del bambino che lo ospita, questo potrebbe già tranquillizzarlo!
Facciamo in modo che, prima di tutto, non sia un problema per voi l’enuresi del vostro bambino e non sentitevi frustrati da reazioni di parenti ed amici che ci fanno notare “ma cooooome, ancora il pannolino di notte???” e che vi chiedono se ne avete parlato con il pediatra e fanno riferimenti ai loro figli che logicamente hanno “tolto il pannolino prestissimo e in pochissimo tempo!!!”. I bambini sono molto sensibili e percepiscono il vostro stato d’animo, la vostra tensione…E poi parlate con il vostro pediatra: affidatevi a lui per stabilire se è necessario far qualcosa o meno.
Prima di decidere quale terapia sia più corretta per il bambino occorre considerare che l’enuresi è un fenomeno che si risolve, nella quasi totalità dei casi, spontaneamente. Gli interventi che vengono attuati sono tesi ad accelerare la maturazione del controllo della vescica e/o a ridurre il volume totale di liquidi che arrivano alla vescica durante la notte. Il fine è quello di permettere al bimbo di condurre una vita normale affinché non debba per esempio rinunciare ad occasioni quali gite scolastiche, soggiorni in casa di amici, e di evitare che il bambino possa manifestare un disagio a livello psicologico. La terapia può essere di 2 tipi, farmacologica o comportamentale: sta al medico decidere quale sia più adatta al singolo paziente.
Per aiutare il vostro bambino ricordatevi che il bambino non va mai sgridato: è dimostrato che il rimprovero aggrava la situazione, mentre un atteggiamento comprensivo la migliora! Svegliarlo la notte per farlo urinare non solo non serve a nulla ma può essere controproducente ed avere una valenza punitiva: meglio mettere un pannolino … in ogni caso abituate il bambino a bere poco la sera!”
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com