I camionisti fanno festa per raccogliere fondi da destinare ai bambini malati

“Gli autotrasportatori? Una categoria spessissimo molto diversa da quella impressa nell’immaginario collettivo. Gente lontana anni luce dallo stereotipo della persona con tanti muscoli e poco cervello e sensibilità; da quelli brutti, sporchi e cattivi che sulle strade corrono perché tanto se c’è un incidente a rischiare la pelle sono altri; da quelli, per la stessa ragione, non esitano a innaffiare un lauto pranzo con vino o birra, o che in cabina hanno qualche poster a luci rosse… Parola di Marco Berry, il conduttore di “Inarrestabili”, il programma tv dedicato al mondo dell’autotrasporto”. Questa frase presa da un articolo del Blog Stradafacendo  si… Continua a leggere


Lo schiaffo: educativo o diseducativo?

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Oggi la psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli ci propone un argomento che sicuramente farà molto discutere: lo schiaffo.
Dare uno scappellotto al proprio figlio è educativo o diseducativo?
Le generazioni passate lo consideravano fondamentale, un must per avere figli obbedienti ed educati. C’era anche un vecchio detto: “Mazzate e panelle fanno i figli belli.  E panelle senza mazze fanno i figli pazzi”. Proprio a sottolineare il fatto che ogni tanto qualche schiaffo raddrizza il tiro.

Confessate: chi di voi non ha mai ricevuto uno schiaffo dalla propria mamma o dal proprio papà?
Io sì. All’occorrenza qualcosa è arrivato. E vi assicuro che sono cresciuta senza grossi traumi (o almeno credo 😉 )

Oggi le cose sono cambiate.
Nel Nord Europa, e i fatti di cronaca ce lo hanno dimostrato, per una sculacciata al proprio figlio si può anche finire in galera.

E in Italia? Le ultime tendenze parlano di dialogo, comprensione, amore…

Personalmente qualche sberla sulle mani e ogni tanto sul culetto ai miei figli l’ho data. Ma loro sapevano perfettamente di averla combinata grossa!

Ma ritorniamo alla domanda iniziale: dare uno schiaffo educa o diseduca?

Ecco cosa ci dice la psicologa Santarelli: Continua a leggere



Le stampelle

stampelleE’ troppo presto per cominciare a fare bilanci.

E’ troppo presto per dire se per i miei figli sono una brava o una cattiva madre.

Certo, come tutte voi, sin da quando sono stati concepiti, li ho amati con tutta me stessa.
Ma questo non basta, non è sufficiente per superare l’esame.

A volte è proprio in virtù di quella parola, “amore”, che si compiono gli errori più grandi. E noi mamme, proprio accecate da quel sentimento sconfinato, non ce ne accorgiamo.

Nei giorni scorsi ho parlato con una psicologa. Le ho parlato dei miei dubbi, delle mie perplessità e delle mie reazioni, magari esagerate con Marco, quando mi accorgo che non ‘ingrana’.
Le urlate a rischio timpano di quando lo sprono a fare le cose più velocemente, rispettando non i suoi tempi, ma quelli di questa società che corre, corre, corre.
“Sbrigati a mangiare. Sbrigati a vestirti. Sbrigati a fare i compiti…”… Come un mantra, o forse come un martello pneumatico, tutte le mattine, tutti i giorni, sono lì a dire le stesse cose.

E invece lui continua con lo stesso andazzo, con il suo ritmo, che a me sembra quello di un bradipo, soprattutto quando sono in ritardo per andare al lavoro.

E lei, la psicologa, mi ha risposto con un esempio.

Mi ha detto: “Immagina di essere in metropolitana. Immagina una corsa piuttosto affollata.  Ad un certo punto ti senti spingere, qualcuno si appoggia a te. Qual è la tua reazione?” Continua a leggere



Come calmare un bimbo in preda agli incubi?

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“Papà, che cosa sogno questa notte?”

Questa è la domanda che Marco e Luca fanno al papà tutte le sere prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.
Vogliono degli spunti per imbastire un sogno che li accompagnerà per tutta la notte.
E il papà ogni volta improvvisa piccole storie fatte di cavalieri, castelli, draghi sputa fuoco, avventure…

Per fortuna, se non in rari casi, non hanno mai avuto incubi.

Ci sono bimbi, invece, che si svegliano piangendo perché hanno fatto brutti sogni.

E allora che fare?

Meglio coccolarli e rassicurarli o aspettare che si riaddormentino da soli?

Ecco cosa ci consiglia la nostra psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli:

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