Come calmare un bimbo in preda agli incubi?

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“Papà, che cosa sogno questa notte?”

Questa è la domanda che Marco e Luca fanno al papà tutte le sere prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.
Vogliono degli spunti per imbastire un sogno che li accompagnerà per tutta la notte.
E il papà ogni volta improvvisa piccole storie fatte di cavalieri, castelli, draghi sputa fuoco, avventure…

Per fortuna, se non in rari casi, non hanno mai avuto incubi.

Ci sono bimbi, invece, che si svegliano piangendo perché hanno fatto brutti sogni.

E allora che fare?

Meglio coccolarli e rassicurarli o aspettare che si riaddormentino da soli?

Ecco cosa ci consiglia la nostra psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli:

 

“Gli incubi sono sogni spaventosi che si verificano nella fase REM del sonno  (quella caratterizzata dai rapidi movimenti degli occhi e dalla presenza di attività onirica)  e provocano il brusco risveglio del bambino: d’improvviso, nel corso della notte,  il piccolo si mette a piangere e a urlare chiamando i genitori in cerca di un immediato conforto.

Proprio come il sonnambulismo e il pavor notturno, gli incubi rientrano tra le cosiddette parasonnie (o disturbi del sonno),si evidenziano versi 2/3 anni di età e risultano piuttosto frequente durante tutta la prima infanzia.

Mentre i sogni dei neonati consistono quasi esclusivamente in semplici immagini inerenti all’esistenza quotidiana, nei bimbi un po’ più grandi le elaborazioni del vissuto di tutti i giorni divengono gradualmente più articolate, simulando in alcuni casi queste forme particolari di sogno che si connettono alle loro paure più profonde.

Intorno ai 2/3 anni di età il bambino si trova ad affrontare una fase particolarmente delicata del suo sviluppo psicologico caratterizzata da alcuni passaggi fondamentali verso una graduale conquista di autonomia rispetto alla figura materna:  inizia a camminare con le sue gambe, acquisisce crescente dimestichezza con il linguaggio e, in generale, tende a voler fare sempre di più le cose da solo.

Queste conquiste lo gratificano, ma al tempo stesso tendono a insinuare in lui una profonda sensazione di insicurezza: il suo percorso verso l’indipendenza, infatti, si associa al progressivo distacco dalla mamma.

Il piccolo non è consapevole della difficoltà della crescita e si limita a percepire un vago senso di tensione emotiva che non riesce ad esprimere: esso finisce così per essere convogliato nelle classiche paure dell’età infantile (della strega, dell’uomo nero, del buio), personaggi e condizioni che gli consentono di esternare la propria ansia e, così, di liberarsene.

I sogni inoltre, risentono del processo e si popolano di queste paure arrivando talvolta a trasformarsi in incubi:  ciò avviene con particolare frequenza nei casi in cui, a questo generico sentimento di insicurezza, si associano vissuti di stress e ansia derivati per esempio da eventi temporaneamente destabilizzanti, quali la nascita di un fratellino, l’inserimento all’asilo una situazione conflittuale tra i genitori.

Come sarebbe dunque meglio comportarsi? È consigliabile assumere un atteggiamento comprensivo e rassicurante seguendo questi semplici accorgimenti:

– raggiungere il piccolo in cameretta, accende una luce bassa, sedersi al suo fianco e abbracciarlo con forza: il contatto fisico risulta, infatti, molto più efficace di tante parole per calmarlo.

-Farlo parlare di ciò che ha sognato quando si è calmato: soprattutto dai 3 anni in poi il bambino è in grado di ricostruire abbastanza chiaramente i suoi sogni. Bisogna però evitare di ironizzare sul contenuto dell’incubo, pur nel tentativo di sdrammatizzare la situazione, mentre è consigliabile lasciarlo finire di raccontare per poi rassicurarlo sul fatto che tutto è passato, che non deve avere più paura perché si è trattato di un sogno e che, in realtà, non è accaduto nulla;

-lasciare che il bimbo si riaddormenti da solo, dicendogli che mamma e papà sono nella stanza accanto e torneranno dopo poco a vedere se fa la nanna.

Come in tutte le fasi di crescita che questa passerà…e forse gli incubi verranno a voi quando vi accorgerete di quanto crescono in fretta questi nostri cuccioli!”

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com 

 

13 risposte a “Come calmare un bimbo in preda agli incubi?

  1. Buongiorno.
    @ ginger70.
    Cara sig.ra, anch’io come lei, sono figlio unico. Avrei dovuto avere due sorelle ma purtroppo mia madre, le ha perse durante la gravidanza. Essere figli unici, significa sopportare tutte le attenzioni dei genitori in modo allarmante. Inevitabilmente, si diventa il centro del mondo e spesso la cosa è molto fastidiosa. E molto spesso, la gente ci considera dei privilegiati. E in alcuni casi, hanno perfettamente ragione. Anche mia figlia sarebbe dovuta essere figlia unica ma, dopo diciotto anni dalla sua nascita è arrivato Daniele. Auguro a lei e a suo marito, che quello che è successo a me, succeda anche a voi. E nessuno può dire se succederà o no. Mi perdoni se mi permetto di darle un consiglio. Se vostro figlio, rimarrà figlio unico, evitate in maniera più assoluta di metterlo al centro del mondo. Fategli capire che la vita, non regala nulla a nessuno e le cose si ottengono, con il sudore della fronte. Responsabilizzatelo il più possibile e mai e poi mai, farle credere che essere figli unici, riservi dei benefici. Anche se spesso è così. Cara ginger70, mi scuso ancora con lei per aver voluto riservarle dei consigli ma, considerando la mia età avanzata, mi sono sentito un padre che da un consiglio alla figlia. Un abbraccio e un bacio a suo figlio.
    Cordialmente.

  2. @Marco: buongiorno, la scelta e a volte l’obbligo per varie cause, di avere figli in tarda eta’ e’ assolutamente personale e nessuno dovrebbe permettersi di cirticarla.
    La mia storia e’ molto simile a quella di Ginger, ho avuto mio figlio a 37 anni e purtroppo, nonostante anni di tentativi, non siamo riusciti a dargli un fratellino come avremmo desiderato. Anche io sono figlia unica e non avrei voluto lasciare solo mio figlio, ma la natura ha stabilito diversamente…non c’era nessun impedimento fisico, quindi una volta fatte visite e analisi del caso ci siamo arresi l destino (con molto dolore specie da parte mia). Oggi me ne sono fatta una ragione e ringrazio Dio ogni giorno per avermi dato la gioia di un figlio….per questo capisco chi desidera un figlio a 20 anni ma anche a 40 e anche oltre…e’ un desiderio naturale e bellissimo, un atto d’amore sconfinato…
    Sono un po’ scettica invece riguardo quelle donne che ricorrono a metodi non naturali dopo i 60 anni, insomma quando ormai l’orologio biologico non permetterebbe loro di avere figli…non giudico sia ben chiaro , perche’ non sono al loro posto, pero’ non credo che ricorrerei a queste strade, probabilmente opterei per l’adozione o l’affidamento

  3. Marc9o leggo solo ora il suo commento e la ringrazio per le belle parole! non so se siamo buoni genitori noi ce la mettiamo tutta! è dificile frustrante stancante ma come dice lei meraviglioso stupendo e appagante, purtroppo il destino il buon Dio boh non so chi non ha voluto regalarmi al gioia di uns econdo figlio ( e per me figlia unica è motivo di grande dolore ma pazienza doveva andare cosi..) ma quando vedo il mio dormire beato abbracciato a me o mio marito tutto il resto sparisce mis ento al donna piu ricca del mondo!un abbraccio

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