Oggi vi do un po’ di numeri.
Non da giocare al lotto, ovviamente. Ma un po’ di numeri sul parto.
E’ stato pubblicato il Decimo Rapporto sull’evento nascita in Italia del ministero della Salute e curato dall’Ufficio di Statistica sulla base dei dati rilevati nel 2011 dal Certificato di Assistenza al Parto. E ci sono diversi dati molto interessanti.
Volendo fare una sintesi: le donne italiane preferiscono (nell’88% dei casi) partorire in ospedali pubblici e accanto a sé vogliono il padre del bambino (90%). Ma questo succede prevalentemente al Nord. Al Sud solo la metà dei papà può assistere al parto poiché molti ospedali non sono ancora attrezzati in tal senso.
E a proposito di parto, scusatemi se mi permetto una parentesi, ho appena saputo che Marika, una storica amica, lettrice e compagna di viaggi e di avventure di questo blog, sta per dare alla luce fra il suo terzo figlio!!! 🙂
Arriverà fra qualche settimana.
Che si fa in questi casi? Si fanno i complimenti? Gli si dice “in bocca al lupo”? O cosa? 🙂
In ogni caso ha tutta la mia più grande e sincera ammirazione!
Tornando ai dati, ecco cosa emerge dal rapporto:
– VINCE IL PUBBLICO: gli ospedali pubblici o equiparati si confermano il luogo d’elezione per il parto nell’88% dei casi, mentre l’11,9% avviene in case di cura private (accreditate e non). Il 61,8% dei parti si svolge in strutture più sicure, cioè dove avvengono almeno mille parti annui, mentre quasi il 10% (9,5%) in centri con meno di 500 parti. Al Sud il 40% (in Sicilia è il 63%) avviene in punti nascita con meno di 1000 parti annui.
– CURE NEONATALI: L’Unità di Terapia Intensiva Neonatale (Utin) è presente in 124 dei 567 punti nascita analizzati.
– MADRI: Nel 2011 quasi il 20% dei parti è stato da madri straniere. L’età media è di 32,6 anni per le italiane, 29,4 anni per le cittadine straniere.
– INDAGINI: La gravidanza è molto medicalizzata. Nell’85% dei casi il numero di visite ostetriche è superiore alle 4 raccomandate, e nel 73,1% delle gravidanze si fanno più di 3 ecografie. Tra le tecniche diagnostiche prenatali invasive,
l’amniocentesi è la più usata (12,4%), seguita da villo centesi (4,1%) e funicolocentesi (0,6%).
– IL PARTO: Il 93% delle nascite avviene a termine. Nel 2011 quasi il 36,7% dei parti è avvenuto con taglio cesareo. Nei punti nascita più piccoli l’incidenza dei cesarei è maggiore. Il tasso di mortalità infantile nel 1° anno di vita nel 2011 è stato di 3,01 ogni 1000 nati viti.
– PAPA’ PRESENTE: i padri ora vogliono essere presenti al momento del parto: nel 90,6% dei casi la donna ha accanto a sé (esclusi i cesarei) il padre del bambino, nell’8,15% un familiare e nell’1,26% un’altra persona di fiducia. Tuttavia nelle regioni del Sud il padre e’ presente in circa la metà dei casi, nel resto c’è un familiare.
– PMA: l’1,43% delle gravidanze è frutto di tecniche di procreazione assistita. La fecondazione in vitro (fivet) è la più usata (37,1%), seguita da icsi (36,5%) e inseminazione intrauterina (11,5%).
Che dire? Mi sento perfettamente integrata nel report, a parte l’età!
Diciamo che io sono tra quelle che alzano la media visto che il primo figlio è nato quando ero ormai 35enne e il secondo 38enne.
Per il resto, essendo primipera attempata (così mi aveva definita il ginecologo… ) ho scelto come ospedale la Mangiagalli, la fabbrica dei bambini.
Non c’è tutta quella magia che una futura mamma si aspetta… ma stanze travaglio e parto ospedaliere piene di aggeggi, monitor,..
Niente palle, niente vasche con l’acqua, niente musica soft. Ma un campanello per le emergenze 😉 E un marito che può stare accanto alla moglie per tutto il tempo ( per me, lasciatemelo dire, fondamentale!).
Perché l’ho scelto? Perché è uno degli ospedali più attrezzati per le patologie neonatali. E siccome il parto è comunque una incognita mi sentivo più tranquilla a stare in un luogo dove in caso di problemi o emergenze, la soluzione era a portata di medico.
Il parto è un evento unico, indescrivibile. Il primo parto poi è un viaggio nell’ignoto. Possono essere mille i racconti delle altre mamme, ma unica l’esperienza che si vive. Le emozioni sono infinite. E aver avuto la possibilità di condividere tutto questo con il padre dei miei figli per me è stato fondamentale.
E mi dispiace moltissimo che al Sud questa esperienza sia ancora negata alla metà dei padri.