Quando nostro figlio chiede un fratellino – 2

francesca_santarelli_2Care mamme, dopo il pezzo della settimana scorsa, mi sembrava opportuno un cambio di programma rispetto a quello che avevo programmato, poiché mi sono resa conto che, nonostante abbia cercato in un secondo momento di spiegare meglio alcuni miei concetti facili da ricorrere a fraintendimenti, alcune di voi sono rimaste comunque insoddisfatte e deluse dal mio intervento.

Questo me ne dispiace molto, soprattutto da chi mi segue da qualche tempo e con questo, non voglio rettificare quanto detto nell’articolo precedente, ma forse chiarirlo meglio affinché poi possiate davvero giudicare se su questo tema mi sentite comunque molto lontane dal pensiero che di solito ci unisce.

L’interrogativo del “quando nostro figlio chiede un fratellino” vorrebbe da me essere ampliato in questo nuovo pezzo in cui vorrei riflettere con voi su quando è il momento giusto per mettere al mondo un figlio.

Iniziamo subito con chiarire un punto del precedente articolo: non sono assolutamente d’accordo sul fatto che un figlio si fa perché viene richiesto da qualcuno, che sia figlio, parente, amico o genitore…

Un figlio non è un bambolotto che si va a comprare al supermercato e che quando non piace più, si può buttar via o regalare a qualcuno.

Quello che ritengo sia fondamentale è ascoltare se stessi e la propria emotività, oltre che la propria testa, perché a volte essere troppo razionali può essere un meccanismo di difesa rispetto al tema della maternità (che tutto è meno che un qualcosa di logico e razionale!).

Un figlio non si dovrebbe fare neanche perché si è raggiunta una certa età, perché l’hanno tutti o perché è solo il mio partner che lo chiede e lo desidera e in qualche modo  lo si vuole accontentare.

Un figlio è frutto di una storia di vita di due persone che hanno scelto di costruire qualcosa insieme, di mettere al mondo un “significato” di loro stessi e del loro amore, che hanno voglia di mettersi in gioco e in discussione rispetto a tutto ciò che un bambino smuove dentro di sé…

Non esiste quindi un motivo che sia più giusto di un altro, ma posso dirvi col cuore quello che ritengo sia indispensabile da un punto di vista psicologico sia nei rispetti di voi stesse che del cucciolo a venire.

Un figlio non si fa per compensare vuoti, risarcire qualche vecchia ferita, legare a sé un compagno sfuggente, né tanto meno perché viene visto come un “trofeo” raggiunto a quello che riteniamo essere la tappa più “giusta” della propria vita. Non si fa un figlio per accontentare nessuno, ne perché è quello che sentiamo gli altri vogliono da noi e nemmeno perché ci sentiamo molto sole e poco amate.

In queste condizioni un bambino diventa un “tappabuchi” di qualcosa’ altro, una toppa da mettere su lacune personali che fanno male e con cui si soffre a convivere e gli effetti psicologici che ne possono conseguire sono molto delicati poi da valutare.

Un figlio si mette al mondo dunque, solo perché lo si desidera insieme, si ha voglia di amare e prendersi cura di qualcuno che ci farà rinunciare e sacrificare molto aspetti di noi e della propria vita…ma fortunatamente ci saprà compensare di un qualcosa che le sole parole non sapranno mai esprimere: l’amore più grande che c’è al mondo!

Un abbraccio mamme”.

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com