Il nostro corpo comunica anche attraverso la gestualità: ecco come interpretare i singoli gesti

Avete mai visto alcune persone (soprattutto gli uomini) parlare con altra gente avendo i pollici infilati nella cintura?

Sapete che anche quello che di primo acchito può sembrare un gesto spontaneo e normale, in realtà, ha un significato ben preciso? E’ il nostro corpo che parla proprio attraverso la gestualità.

Oggi con la nostra grafologa Candida Livatino andremo ad esaminare alcuni atteggiamenti abbastanza diffusi, come le mani incrociate davanti alla bocca, il busto proteso in avanti e appunto i pollici nella cintura.

Ecco cosa ci svela Candida: Continua a leggere



Mamma e papà litigano….e lo sviluppo dei figli ne risente

Oggi con la Psicologa Amica torniamo a parlare di coppie in crisi e di figli. Un tema tanto diffuso quanto doloroso.
La domanda alla quale la dottoressa Francesca Santerelli cercherà di rispondere è: “Quanto può incidere sullo sviluppo del bambino la separazione dei genitori?”

Le reazioni dei bambini potrebbero essere diverse e molto dipende dalla loro età, dal rapporto che hanno con i genitori e da come questi gli fanno vivere questa esperienza.
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Le famiglie figli-centicentriche sono le più felici

E’ di qualche giorno fa la notizia che essere centrati sulla vita dei propri figli rende mamma e papà più felici. Insomma essere figli-centrici appaga.
A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Social Psychological and Personality e condotto da Claire Ashton-James, Kostadin Kushlev dell’Università di Amsterdam.

Dalla ricerca è emerso che i genitori che mettono i bisogni e la vita dei loro pargoli al primo posto, prima ancora di loro stessi e che vengono supercoinvolti in ogni cosa nella vita dei figli, dalla scuola alla palestra, dalla partita di calcio al cartone animato in tv, sono più felici e soddisfatti della loro vita.

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Chi disegna la bocca ama sedurre, chi disegna gli occhi è ansioso

Torniamo a parlare di scarabocchi degli adulti con la nostra grafologa Candida Livatino. Dopo i cuori, i fiori e le frecce, e dopo le figure geometriche, oggi parliamo delle parti del viso.
C’è chi, mentre è al telefono o in riunione, o semplicemente con un foglio bianco davanti, si ricalca le mani, oppure disegna gli occhi o la bocca.
Che tipo di persona è? Che carattere ha? E cosa lo spinge a disegnare dettagli del corpo? Ce lo spiega la grafologa: Continua a leggere



Vi presento Andrea e Mammadù

Arrivano gli aiuti

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Non so da dove cominciare.
E’ da ieri che ci penso. Mi piacerebbe presentarvi, farvi conoscere un uomo che per me è semplicemente straordinario, quanto modesto.
Io ho avuto solo ieri l’onore e il piacere di conoscerlo dal vivo, di pranzare con lui. Ma è da mesi che seguo il suo operato, tramite le sue e.mail. Quest’uomo, questo ragazzo dal cuore d’oro, si chiama Andrea.

Ma faccio un passo indietro.  Ogni anno, per il mio compleanno, mi faccio un regalo che “sa di buono”. In genere ho sempre fatto delle donazioni a vari enti, organizzazioni. Quest’anno, invece, avevo deciso di entrare a far parte dell’associazione “Mammadù”, un’organizzazione che aiuta e sostiene i bambini in Namibia.
Me ne aveva parlato una mia collega e i suoi racconti mi avevano molto colpita. Ma ho dovuto aspettare mesi e mesi prima di farmi questo regalo e vi spiego perché: Andrea, il fondatore di Mammadù Italia, aveva preso dei mesi di aspettativa dal lavoro, e con la sua fidanzata (tutto a loro spese) erano volati in Namibia ad aiutare questi bambini, a contribuire alla realizzazione di un orfanotrofio, e a salvare la vita a Gerome, un bimbo nato senza l’ano”.

Sono tornati pochi giorni fa. E finalmente ho avuto l’occasione di incontrarlo e di entrare a far parte di questo mondo.

A me già una storia del genere mi fa venire i brividi. Non c’è scopo di lucro, non ci sono sperperi, è tutto documentato, fino all’ultimo centesimo. E questa coppia spende tutto il loro tempo libero, tutti i loro sforzi, le loro ferie e anche oltre per dare una mano a chi ha più bisogno.

Ieri, così un po’ per scherzare gli ho chiesto: “Andrea, ma quanti figli avete?”
E lui mi ha risposto: “Tanti, oltre 30, e non sai la gioia che ci danno”.
Ed io: “Ma come ci siete finiti in Namibia?”

E lui: “Per caso. Era da tanto che lo sognavo. Ma la vita, gli studi, il lavoro, i problemi, la mia storia personale, non me lo avevano  permesso fino al 2010…”

E io: “Ti ammiro. E un po’ ti invidio. Siamo tutti così presi e rapiti dai nostri problemi personali che difficilmente riusciamo a guardare oltre il nostro naso, oltre al nostro orticello, che già ci dà tanto, anche troppo, da fare. E invece tu, in barba a tutto e a tutti, sei riuscito a portare il sorriso a chi non ce l’ha”

Ma non mi dilungo oltre. Con il suo permesso, vi faccio leggere una delle e.mail che Andrea ha scritto a tutti i soci Mammadù quando era in Namibia:   Continua a leggere



Oltre la metà dei papà rimane attaccato al cellulare o al tablet durante il parto

Ricordo ancora come se fosse ieri il momento in cui è venuto al mondo Marco.
Oltre all’immenso, infinito e intenso dolore del parto, ho ben in mente lo sguardo di mio marito. Non l’ho mai più visto così emozionato e felice, neppure quando è nato Luca.
Lui era di fronte a me, accanto all’ostetrica e mi incoraggiava: “Dai, ci siamo quasi”; “Forza”…

Momenti unici, indimenticabili.

Forse per questo sono rimasta di stucco quando ho letto questa notizia: “Oltre la metà dei papà rimane attaccato al telefonino o al tablet durante il parto, anche durante le fasi clou, mentre il loro supporto attivo sarebbe cruciale per la compagna che sta partorendo”. Continua a leggere



Tutti a nanna! Occhio però ai nemici del sonno dei nostri bambini

Oggi con la nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli, affrontiamo un tema che io definisco “evergreen”, ossia uno di quArticolielli su cui si potrebbe parlare e discutere per una vita intera e non trovare mai un punto di accordo: la nanna del bambino.

Le scuole di pensiero sono diverse: c’è chi predilige il metodo “Estivill”, abbracciato anche dalla Tata Lucia, quindi bimbi a nanna, da soli e nella loro stanza.
C’è chi, invece, ha più feeling con il co-sleepeng, quindi tutti insieme appassionatamente nel lettone, almeno nei primi tempi.
C’è chi preferisce tenere sì il figlio in camera, ma in letti diversi.
E c’è poi chi, preso dalla disperazione, prova tutti i modi e adotta quello che  lo fa sopravvivere meglio, quindi adotta la tecnica del compromesso.

E’ facile dire qual è la cosa più giusta da fare. Difficile però metterla in pratica, soprattutto quando la stanchezza prende il sopravvento.
Eppure ci sono dei riti che aiutano a lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo e delle attività nemiche del sonno dei nostri bambini.

La  dottoressa Santarelli ci dà dei preziosi consigli su cosa fare e come fare per portare a letto i bambini nel migliore dei modi:  Continua a leggere



Bambini, tutti a “dieta dei media”

Dalla tv allo smartphone, da internet alle chat i bambini dell’era digitale sono dominati da una esposizione ai media 24 ore alle settimana. Negli Usa, dagli 8 ai 10 anni spendono circa 8 ore al giorno usando i diversi mezzi digitali, gli adolescenti arrivano ad usarli fino a 11 ore al giorno.
I ragazzi dai 12 ai 17 anni hanno un cellulare e grossomodo tutti i teenagers usano messaggini e chat.
“E’ ora di cambiare il modo con cui li usano”, sostengono i pediatri della American academy of pediatrics (Aad) che lanciano l’allarme e pubblicano una guida dedicata a genitori, pediatri e scuole per arginare la mancanza di regole nelle famiglie sull’uso ‘ragionato’ di questi mezzi. Continua a leggere