Aiutiamo i figli a diventare autonomi

L’argomento che ci propone oggi la nostra Psicologa Amica è veramente interessante.
Si parla di indipendenza dei figli.
Renderli autonomi, farli camminare con le loro gambe, farli pensare con la loro testa è non solo importante, ma fondamentale. Solo così sapranno cavarsela in ogni occasione anche da grandi!

Ma quanto è difficile lasciarli andare?

Ecco cosa ci consiglia la Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.

Sembra una cosa ridicola quando si dice che, fin da neonati, i bambini devono essere educati all’autonomia  soprattutto quando li si vede così piccoli e indifesi (praticamente sempre!), ma anche quando oggettivamente la loro sopravvivenza dipende solo ed esclusivamente da noi adulti (e più spesso dalle mamme!).

Eppure, più vado avanti con la mia attività clinica e più approfondisco le mie conoscenze professionali, più mi rendo conto di quanto sia importante insegnare ai nostri piccoli a essere gradualmente autonomi rispetto alla loro stessa identità.

Mi spiego meglio.

Quando un cucciolo nasce, è del tutto naturale e istintivo, che con la mamma si crei un legame simbiotico e fusionale atto alla sopravvivenza stessa della propria vita e che consente di creare la prima, vera e più importante relazione interpersonale con un altro essere umano.

Non si può fare a meno l’uno dell’altro e questa è una realtà che vale soprattutto per il piccolo d’uomo.

Ma gradualmente, quel legame così stretto, dovrebbe assumere una forma di maggiore “ libertà” , in modo da favorire la costruzione del concetto di identità e del “Sé” del bambino.

 È facile invece, che proprio questa fase venga ritardata troppo o negata del tutto e, senza rendersene conto, ci si ritrova a vivere un rapporto che assume più i connotati di una “dipendenza” e che favorisce nella mente del bambino, l’ idea per cui “non posso stare senza mamma”!

Ma perché rischia di diventare negativo questo meccanismo che apparentemente non sembra poi così grave per molte mamme?

Perché quel cucciolo che tanto amiamo, deve imparare che anche da solo ce la può fare (naturalmente sto parlando anche di micro momenti in base all’età)  e che, nello stare da solo con se stesso, può far emergere delle sue risorse personali che lo aiutano a creare i pilastri dell’ autostima e della fiducia in se stesso.

Se la mamma c’è,  e accorre sempre, spesso impedisce  involontariamente che tali risorse vengano percepite, riconosciute e messe in pratica e il piccolo si abituerà a sentirsi sicuro di sé solo in presenza dell’altro (la mamma), cosa che, se tanto accentuata, un domani  si potrebbe riproporre negli schemi delle relazioni sentimentali con l’altro sesso (non vi fa venire in mente niente la classica frase: “Senza te non posso vivere?”).

Se vi faccio degli esempi pratici forse questi concetti vi appariranno ancora più chiari.

Partiamo da un bambino molto piccolo che si sveglia nel suo lettino e non fa ancora in tempo a dire “We” che si ritrova subito la mamma che lo prende e lo tira su.  Se ciò accade sempre e quotidianamente e si ripropone in tante altre occasioni simili (per carità….nulla di grave!)  non diamo la possibilità a nostro figlio di sperimentare quei pochi minuti in cui impara a stare bene con se stesso, a guardarsi magari intorno e osservare cose mai viste, inventarsi un passatempo o un giochino con ciò che ha vicino. Impara in questo modo  a non avere paura della solitudine e del non avere nessuno accanto immediatamente. Ma tutto questo, con la consapevolezza e la certezza che la mamma c’è e accorre quando è lui a chiamarla!

Altri esempi che mi vengono in mente sono bambini che non sanno giocare da soli e che vengono abituati ad avere accanto sempre un adulto, che magari anche troppo spesso, gioca “per lui” e non “con lui”, mostrandogli come funzionano i giochi, che tocchi i tasti al suo posto per far partire la musica, ecc… e non permette invece al piccolo di sperimentare e scoprire da soli ciò che hanno tra le mani.

Anche al parco giochi mi capita di vedere bambini di diverse età che non sanno giocare da soli, ma hanno bisogno sempre della mamma vicino. Vi è capitato?

Non fraintendete, non sto dicendo che i nostri bimbi vanno lasciati da soli o in balia di se stessi, ma neanche di diventare la loro ombra e i loro sostituti in ciò che fanno. Non fate sempre voi per loro! Ci vuole, come sempre, quella famosa via di mezzo.

Lasciateli esplorare, conoscere e sperimentare da soli. Insegnategli a tollerare la “microsolitudine”, insegnategli che da soli possono farcela, anche nel raggiungere piccoli traguardi.

Queste sono le basi per costruire un uomo o una donna che possono credere in se stessi e con quella sufficiente autostima per affrontare il mondo in modo più sicuro!
Vi ricordo che per appuntamenti o info con la dottoressa Francesca Santarelli, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com. 

 

25 risposte a “Aiutiamo i figli a diventare autonomi

  1. Ho letto una bellissima poesia del poeta K. Gibran, che inizia dicendo “I tuoi figli non sono figli tuoi,sono figli e le figlie della vita stessa…” e termina con questa bellissima frase “Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani”. A volte ce ne dimentichiamo, a volte abbiamo paura di lanciarli verso il domani, la realtà è che loro nel domani si troveranno bene o male a seconda degli strumenti che gli diamo e, uno di questi strumenti fondamentali (naturalmente non l’unico) è l’autonomia.

  2. @nadia: come ti capisco, io da piccola ero molto timida e cercavo di mandare avanti mia mamma, che puntualmente si rifiutava e mi spronava a farmi avanti con i bambini che non conoscevo…ricordo che ci soffrivo molto a volte come tuo figlio non trovavo il coraggio, altre volte si e mi sentivo molto fiera quando facevo nuove amicizie.
    Con Fede non ho questo problema perche’ non so da chi ha preso, non conosce vergogna o timidezza nemmeno con bambini piu’ grandi di lui e nemmeno se lo prendono in giro perche’ e’ piccolo o non sa fare qualcosa…se ha deciso di giocare con qualcuno stai sicura che ci riesce …

  3. pienamente concorde… pero’ a volte mi verrebbe voglia di spaccare il mondo al suo posto ah ah ah. Anche io cerco sempre di lasciarli fare da soli, di sperimentare, di farsi male (nel limite ovviamente) etc ma non sempre è facile. Domenica al parco Lorenzo vedeva dei bimbi giocare e voleva giocare con loro. Mi ha detto “mamma gli chiediamo se posso giocare, vieni con me?” Io, conoscendo la sua timidezza, davvero avrei voluto e potuto andare da quei bambini e parlare per lui. Ma mi sono morsa la lingua. L’ho accompagnato là davanti, lui non ha parlato ed è finita li. Tante volte anche io da piccola vedevo le altre bambine giocare e non avevo il coraggio di unirmi al gruppo, quindi capisco la sua paura ma mi sono imposta di non farlo per lui. Ne abbiamo parlato, gli ho raccontato che succedeva anche a me, ma che deve essere lui a trovare il corraggio di reagire e di affrontare la sua paura. Pero’ non è facile. E’ una crescita per loro ma pure per noi. L’altro giorno poi agli allenamenti di calcio c’era un bambino che gli diceva: “tira forte, tira qui, non così, non sei capace!” arghhhh che rabbia avrei voluto andar li a dirgliene 4 !!!! ah ah ah e invece Lorenzo giocava e si divertiva lo stesso ! 🙂

  4. Sono d’accordo con la dott.ssa Santarelli. Se i bambini non vengono educati fin da piccoli a credere in se’ stessi, all’autonomia, troveranno molte difficoltà in futuro. Soprattutto i maschietti che sono naturalmente mammoni.
    Con mio marito cerchiamo di spingere Nicholas nellle cose, incoraggiondolo molto, anche se devo dire che pur essendo molto legato a me, nonostante abbia solo 2 anni, è molto indipendente e testardo, quindi propenso a fare le cose molto x conto suo. Speriamo di fare bene, e così difficile fare la cosa giusta x i nostri cuccioli.

  5. Sarà che io sono sempre stata una bimba molto indipendente (un po’ per carattere un po’ x “obbligo”) ma credo sia fondamentale dare ai ns bimbi tutti gli strumenti x essere giustamente autonomi in base alla loro età….Credo che ringrazierò sempre la mia mamma x come ha saputo capire quanto io fossi di carattere indipendente e abbia assecondato questa mia qualità….infatti ha avuto mio fratello quando io avevo 5 anni quindi mi considerava capace (ed evidentemente lo ero) di fare molte cose….per esempio andavo in piscina da sola….lei mi portava al pullman e da lì io dovevo spogliarmi,farmi la doccia rivestirmi…da sola…(ovviamente c’erano altre mamme che controllavano da lontano,ma io non lo sapevo… ;o)) …) ricordo ancora di quanto mi sentissi fiera di me mentre lo facevo….e questo è l’aspetto FONDAMENTALE
    Io ho un bimbo di 16 mesi e per quanto possibile cerco di dargli dei piccoli compiti che lo rendano autonomo…mi aiuta ad apparecchiare (io gli passo la roba e lui la mette sul tavolo),è giusto che mangi da solo,mentre io cucino lui gioca sul tappeto da solo (anche se dopo 5 min mi viene a cercare…)….in molte cose è un po’ dipendente…ma infondo è un bimbo di 16 mesi!!!! :o))
    X ciocco73:x me hai fatto benissimo!!!!
    X silviafede:i nonni di fede mi ricordano la mamma di un’amica….ti dico solo che l’abbiamo soprannominata la mamma del popolo da tanto si preoccupa (bonariamente) sempre di tutti noi :o))
    In qualsiasi caso credo che autonomia e indipendenza SI,a patto che siano commisurate all’età e al carattere del bimbo

  6. @ciocco73: secondo me si perche’ non sei intervenuta tu con gli altri bambii ma hai dato a Luca gli strumenti e le motivazioni per acquistare sicurezza e reagire. Puo’ capitare che un bimbo piu’ piccolo oppure meno esuberante subisca, pero’ sta al genitore rassicurarlo e indirizzarlo…io ti do 10+!

  7. Su questo argomento sia io che mio marito siamo abbastanza bravi e siccome teniamo molto all’autonomia di Fede, lo spingiamo ad affrontare da solo situazioni alla sua portata, sbagliando, cadendo e soffrendo a volte, ovviamente sempre con il nostro incoraggiamento e supervisione.
    Dovremmo lavorare invece sui nonni, per loro il nipote e’ come quando aveva un anno e quando sono in giro gli fanno 1 milione di raccomandazioni, il bello e’ che le fanno anche ai compagni di scuola di Fede che pero’ hanno le loro mamme a guardarli…e’ piu’ forte di loro, per fortuna con i genitori dell’asilo siamo ormai amici e ci ridono su!

  8. ho sempre cercato di rendere autonomo Luca. ora si lava i dentini da solo (poi facciamo il controllo finale noi) e di questo è orgoglioso come noi.
    mi rendo conto però che il mio Luca è troppo buono con gli altri bimbi. es: domenica al parco giochi c’erano bimbi che prepotentemente so spingevano da parte per salire x primi sullo scivolo. luca non reagiva e veniva verso di me con un musetto triste dicendomi “mi ha spinto. non mi fa salire…” e io ” no Luca, vai sullo scivolo. lo scivolo è di tutti e non ci si spinge. se succede ancora rispondi di aspettare il proprio turno e sali”. non sono intervenuta in prima persona ma al successivo giro, luca ha reagito come gli ho detto. poi su un altro gioco, gli stessi bimbi non volevano che luca ci salisse, lui x evitare lo scontro (sono bimbi che non conosce) stava andando via (assieme ad un’altra sua amichetta) finchè gli ho detto che il gioco è di tutti e che tutti ci possono salire. è tornato dai bimbi e ha giocato pure lui sul gioco.
    penso di aver agito bene, dandogli gli strumenti ma lasciando che fosse lui a parlare con i suoi coetanei. secondo voi, che magari avete bimbi più grandi, ho fatto bene?

  9. ahahahah mi sa che siamo un po tutte come Elaine!!!
    credo cmq dipenda anche molto dall’eta del bimbo, il mio che ha tre anni cerco ( ma con tanta fatica!!) di lascirgli i suoi spazi ma è anche tanto mammone! e vabbè vediamo con la scuola materna se diventerà un po più indipednente..

  10. Difficilissimo!!! cerco sempre di limitare i miei “interventi non necessari” e quando osservo mio figlio che si frustra perchè non riesce a fare qualcosa, ammetto che spesso intervengo e lo aiuto cercando di tranquillizzarlo. Lo sò..dovrei impormi più spesso di lasciarlo fare ma…uhhhhh quant’è faticoso!!! Ma prometto qui davanti a tutte voi: mi impegnerò! 🙂

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