In Val d’Ayas con i bimbi, dove la natura trionfa

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Eccomi qua a raccontarvi il resto della mini-vacanza a Champoluc.
Ormai mi conoscete, lo sapete, di base sono una gran chiacchierona.
Mi piace ascoltare le storie, conoscere gente, scambiare idee, opinioni.
Per questo quando andiamo in giro, se dobbiamo pernottare fuori, preferisco trovare un albergo piccolo, a conduzione familiare. Mi sento più a casa mia, decisamente più a mio agio.
Quelle grandi catene, anche pluristellate, con tutti i servizi di questo mondo inclusi, con i camerieri impettiti, guanti bianchi e papillon, mi sembrano talmente tanto impersonali e freddi, che mi viene il gelo solo a pensarci.
Non sono tipa da Grand Hotel!
Stavolta però, per il weekend in Val d’Ayas, l’albergo non l’ho scelto io, ma mio cognato. L’ha trovato navigando in rete e ha prenotato sulla fiducia delle recensioni lette.
E devo dire che ci è andata bene.
L’albergo, ve lo dico anche, si chiama “Le Rocher”, un tre stelle, è un po’ fuori dal paese, completamente immerso nel verde. Non è piccolo, ma molto accogliente. E soprattutto familiare.
La prima cosa che mi ha colpita è il prato grande e spazioso che c’è fuori, con tanti giochi per i bambini. E non parlo solo dello scivolo, dell’altalena, della rete per saltare, ma anche bici, palloni, macchinine e quant’altro.
Poi c’è un recinto con un cavallo bianco pezzato.

E a pochi metri un sentiero che porta nel bosco. Un percorso facilissimo, in pianura, adatto anche ai bimbi piccolissimi, ai passeggini e a chi sta imparando ad andare in bicicletta. Lungo la via si possono ammirare le statue di legno ricavate dai tronchi. E sono talmente tante che ci vorrebbe un pomeriggio solo per ammirarle tutte.
E poi acqua, tanta acqua, fresca, limpida che scorre nei ruscelletti.
E vogliamo parlare dell’aria?
Non vi sto a raccontare come erano fatte le camere. Non me lo ricordo neppure perché le abbiamo utilizzate solo per dormire. Non so neanche se c’era il televisore! (immagino di sì)
Il resto del tempo? Lo abbiamo trascorso in giro a fare le escursioni, fuori nel prato a giocare, nel centro benessere ad oziare tra vasche idromassaggi e bagno turco, oppure in sala a mangiare.
E sul cibo, invece, vi potrei raccontare tante cose 🙂
Ma mi limiterò a salutare, semmai leggerà questo articolo (non credo, non mi sembrava tipo da blog delle mamme), Stefano, il cameriere. Dotato di grande pazienza e simpatia, pronto ad accontentare qualsiasi “voglia” e desiderio dei bimbi.

E’ bastato poco tempo per entrare in sintonia con i titolari dell’albergo. Una coppia giovane, dove lui arriva da Milano, lei dalla Svezia e hanno avuto tre bambini, il più grande di sei anni, il secondo di quasi quattro e la piccola di due.
E questo spiega la presenza di tutti quei giocattoli dentro e fuori l’hotel 🙂
I bambini sono molto socievoli, abituati a condividere le loro cose con gli altri piccoli ospiti dell’albergo. E insieme ai nostri quattro monelli e agli altri ospiti formavano una vera classe di simpatiche pesti.

Anche la nonna vive con loro. Una signora affabile, con una vita da raccontare: veterinaria e professoressa universitaria, ha lasciato la metropoli lombarda per raggiungere il figlio tra i monti.

La domenica mattina ha radunato i bambini, ha dato loro le carote fresche e li ha portati a dare da mangiare al cavallo. Uno spettacolo!

Mi è dispiaciuto un po’ lasciare quel posto. Ma, dopo un’abbondante colazione, avevamo una bella scarpinata da fare. E quindi siamo andati. La destinazione? Ru Courtod.
Il percorso? Quello che va da Barmasc a Mandrou, con meta finale l’agriturismo Tchavana.

Il sentiero è facile facile, praticamente in piano. Costeggia un corso d’acqua e attraversa un bel bosco.
I bambini si sono divertititi tantissimo. Si fermavano ad ogni ponticello per pescare con i bastoni da trekking. Cosa, poi, lo sanno soltanto loro!
Ma l’agriturismo era lontano, i bambini avevano fame e così ci siamo fermati alla Fromagerie che abbiamo incrociato lungo il sentiero.

Un bel piatto di salumi e formaggi, giusto per gradire.
L’unico neo? C’erano un sacco di vespe. La titolare del posto, la signora Maria, mi ha detto che a settembre ogni anno è così. Si radunano tutte le vespe dopo aver deposto le uova, per morire tutte insieme. Sarà vero? Non ho idea!
Ma io contavo i minuti per andare via, le vespe le adoro solo quando le vedo in televisione, dal vivo non mi piacciono, soprattutto quando mi ronzano attorno!

La cameriera della Fromagerie era un po’ insofferente agli schiamazzi dei nostri bambini.
Peccato! Siamo fuggiti anche da lì.

Quando ormai eravamo nei pressi dell’agriturismo Tchavana erano passate le tre del pomeriggio. I bambini cotti, stanchi. Noi adulti anche, ma con un piccolo-grande problema in più: le auto a non so quanti km di distanza!

Chi doveva rifarsi tutta quella strada per andarle a recuperare?

Per andare all’agriturismo c’era una bella salita. E due ragazzi stavano scendendo.

Con una faccia di bronzo li ho fermati e gli ho chiesto: “Scusate, dove avete la macchina? Non è che ci date un passaggio fino a Barmasc?”.

Mi avrebbero potuto mandare a quel paese, e invece, forse perché hanno visto le nostre facce stravolte e 4 bambini imploranti, si sono subito resi disponibili.

Che fortuna!

Mio marito e mio cognato sono andati con loro a recuperare le auto. Io, mia cognata e i pargoli abbiamo fatto l’ultimo sforzo. Siamo saliti fin lassù. E ne è valsa la pena. C’era un piccolo stagno, tanti cagnolini e un panorama da sogno.

Rialzarsi è stato duro. Scendere da sole con tutti i bambini, per di più stanchissimi, un’impresa da oscar. Ma quando ormai avevamo la lingua strisciante e le gambe che facevano “giacomo-giacomo”, abbiamo visto i nostri due uomini venirci incontro. E non era un miraggio.

Tutti insieme abbiamo raggiunto le auto.

E così si è concluso il nostro weekend in Val d’Ayas. Due giorni pieni e intensi. A dire il vero mi sono sembrati molti di più.

Ora ho una montagna anche a casa… ma di panni da stirare 😉