Champoluc, dove ti aspetti di trovare la nonna di Cappuccetto Rosso, gnomi e folletti

Siamo reduci da un weekend stupendo, bellissimo.
Siamo stati in montagna, in Valle d’Aosta, in un posto da favola: Champoluc, in Val d’Ayas.
‘Mamma è qui che vive la nonna di Cappuccetto Rosso?’, continuava a chiedermi Luca.
E io: “No,la nonnina non abita qua”
E lui: “E il lupo c’è”.
“No piccolo, niente lupi”.
Ha due anni e una paura assurda per il lupo che sto cercando di esorcizzare in ogni modo. Ma questa è un’altra storia!

Ha organizzato tutto mio marito con suo fratello.
L’idea era quella di far stare insieme i nostri figli, 4 simpatici pargoletti che vanno dall’età minima di un anno, all’età massima di 5.
Quattro pesti vivacissime e rumorosissime.
Il rischio c’era, ed era quello che ci bandissero da tutti i locali. Ed effettivamente abbiamo fatto perdere la testa a diversi ristoratori.
Per fortuna abbiamo azzecato l’albergo. Ma scriverò un post apposta perché secondo me merita un racconto a parte.
Ovunque, appena entravamo con questi quattro bambini, ci guardavano come per dire “Oh, no! Addio pace”.

Ahimè, non tutti sono lieti di avere piccoli clienti da soddisfare, sigh!
E pochi posti sono attrezzati per ospitarli come si deve. E non chiedo tanto: dei seggioloni per stare a tavola seduti per bene, per esempio. Dei fasciatoi nelle toilette, anche di quelli apri e chiudi, giusto per avere un appoggio.

Siamo arrivati in albergo il venerdì sera per poter fare le escursioni il sabato mattina di buon ora.
Ed effettivamente alle nove eravamo già in marcia. La meta? Il rifugio Belvedere.
I piccoli piccoli nello zaino in spalla. Quelli più grandicelli a piedi, ma con il bastone dell’escursionista in mano e tante storie da raccontare e ascoltare.

La salita c’era. Era fattibile. Ai tempi d’oro sarebbe stata una passeggiatina facile facile. Ma siccome sono assolutamente fuori allenamento e con qualche chiletto in più a farmi compagnia, diciamo che dopo i primi passi mi è venuta quasi l’asma! 🙁
Urka, così non va!

Poi a darmi il colpo di grazia ci hanno pensato le scarpe. Da trekking, fichissime. Me le aveva regalate mio marito l’anno prima dell’arrivo di Marco. Messe praticamente due volte. Poi riposte nell’armadio in attesa di tempi migliori.
Nel frattempo, però, con due gravidanze, il mio piede ha pensato bene di guadagnare un numero.
Così le mie fichissime scarpe sono diventate piccole. Ma me ne sono accorta troppo tardi.
Ormai eravamo in marcia.
Sono tornata all’albergo con le dita che imploravano pietà! 🙁

Ma lassù, sul Belvedere il panorama era da far perdere il fiato (agli altri, però, perché io l’avevo perso strada facendo!).
Il Monterosa ci sorrideva. Il sole ci baciava il viso e il vento ci accarezzava i capelli.
C’era anche un laghetto con tante ranocchie microscopiche. Le mucche con i pastorelli (dotati di pc e connessione internet wi-fi ad un passo dal cielo!), e tanti tanti boschi, miliardi di alberi e sulla cima… i ghiacciai.

Io vado spesso in Valle d’Aosta perché ci abita mio fratello. Ma non ero mai stata in questa vallata. Invece merita davvero. E’ verde, rigogliosa, piena di piccoli laghetti di montagna, ruscelletti e corsi d’acqua. Acqua poi che è così fresca che berla è un piacere.

Tutto stupendo fino a che mio marito mi ha detto: “Mi sa che ho lasciato il portafogli in albergo”.

Gli rispondo: “Impossibile, hai pagato tu la funivia per salire su”.

E lui: “In tal caso… ho perso il portafogli”.

Urka, malurka, urka!

Io: “Che avevi dentro?”

E lui: “Il mondo, vuoi l’elenco? Patente, carta d’identità, bancomat, carta di credito, badge aziendale, … Continuo?

E io: “No, mi basta!”

Che si fa? Fosse capitato a me… sarei morta. Non c’è rogna più rognosa che perdere il portafogli.

“Bene – gli dico- torna giù, in fondo è un sentiero che si può fare in un’ora. Noi ne abbiamo impiegate più di due perché ci siamo fermati mille volte con i bimbi. Chiedi a tutti quelli che salgono se hanno trovato un portafogli. In fondo la gente che fa queste escursioni è brava gente. Se l’hanno trovato te lo rendono (almeno quella era la speranza!). Noi rimaniamo qua con i bambini e chiediamo a tutti quelli che arrivano se hanno trovato qualcosa”.

Se non avessimo avuto i piccoli, saremmo tornati giù tutti, ma chi li faceva rimettere in marcia i 4 baby-escursionisti? Erano appena arrivati! Erano stravolti e affamati. (Anche se, con mia grande sorpresa e meraviglia, devo ammettere hanno camminato a lungo senza fare storie, anzi ne ho fatte più io di loro!).

Povero marito mio! E’ tornato a valle da solo, ripercorrendo il sentiero di corsa.

Ma, tutto è bene quel che finisce bene: aveva lasciato il portafogli alla funivia. Il ragazzo che era lì lo aveva visto e lo aveva conservato. (Per questo si è meritato una bella bottiglia di Barolo doc, spero che se lo beva brindando alla nostra salute o alla nostra sbadataggine!)

Il maritino, ormai tranquillizzato dalla lieta notizia (stava già pensando a tutte le pratiche burocratiche da fare, al tempo da perdere, ai permessi da chiedere, etc.), è risalito su. Doppia porzione di polenta e salciccia e la fatica era archiviata.

Il gestore del rifugio, però, con i nostri monelli stava per perdere la pazienza. “C’è gente che riposa nelle stanze qui sotto, potete dire ai vostri figli di fare meno baccano?”

Baccano? Ehmm!… A dire la verità stanno solo correndo un po’, saltando, ridendo, urlando. Ma sono bambini, all’aria aperta, con questa natura meravigliosa, che devono fare? Contemplare?
Dopo un po’, quando ormai si erano fatte le quattro del pomeriggio, siamo tornati tutti giù. La discesa era tutta un’altra storia. Unico neo, le scarpe piccole: che dolore!!

A rimettermi a nuovo ci ha pensato il “centro benessere” che era in albergo (compreso nel prezzo :))
Vasca idromassaggio per 4., bagno turco, sauna, vasca per i piedi, docce, sala relax.

Siamo andati giù tutti insieme: 4 adulti e 4 bimbi.
Non c’era nessuno. Era tutto e solo per noi!
Stupendo!!

I bambini si sono tuffati nell’acqua calda con le bolle. Erano gasatissimi. Pensavano di essere in piscina. Andavano giù, poi tornavano su, si facevano solleticare dai getti d’acqua.

Si sono divertiti un mondo. Quanto hanno riso. Chiassosissimi.

Ad un certo punto, però, è arrivata altra gente desiderosa di “benessere e relax”.

I primi due, una coppia adulta, hanno provato a fare l’idromassaggio con le tre pesti. Ma dopo il secondo giro si sono alzati e si sono rifugiati nel bagno turco. Penso abbiamo chiuso la porta a chiave, doppia mandata!

Poi è arrivata una coppia di giovani, stessa scena pietosa. I bambini continuavano a saltellare nell’acqua facendo schizzare l’acqua ovunque.

Non c’era verso per tirarli fuori. Ma ci rendevamo conto non era giusto per le altre persone che erano lì, le quali pur dicendoci: “Non vi preoccupate, sono allegri, era chiaro che volevano un po’ di quiete”.

Più che un centro benessere, sembrava un centro estivo per bambini!

Alla fine li abbiamo portati via a forza.
Ma la sera, prima di addormentarsi, Luca mi ha detto: “Mamma… lo facciamo ancora? Torniamo nella piscina con le bolle?”
Non vi sto a raccontare che siamo andati tutti a letto alle nove!
Stanchi, con le gambe doloranti, ma felici.

Il giorno dopo un’altra escursione, ancora più bella… ma ve la racconterò nella prossima puntata, ho già scritto un papiro e spero di non avervi annoiati!

🙂