Baby box, in Germania è polemica: che ne pensate?

In Germania è scoppiata una grossa polemica sui baby box, ossia le culle in cui si può depositare (anche se questo termine mi sembra terribile) il neonato che si è deciso di non tenere. Si trova negli ospedali, nelle istituzioni religiose, in luoghi pubblici. E’ una procedura semplice, adottata nel 1999 per prevenire l’abbandono di neonati indesiderati e garantire allo stesso tempo l’anonimato alle madri.

Perché tanto parlare? Perché un recente studio tedesco ha dimostrato che l’impossibilità del bambino abbandonato di conoscere le proprie origini “può provocare disturbi nello sviluppo dell’identità”.

E quindi l’opinione pubblica si è divisa in due schieramenti: c’è chi vorrebbe tutelare il diritto dei bambini a conoscere la vera identità dei genitori. E quindi è favorevole all’abolizione o comunque al cambio di forma del baby box.

E chi invece teme che eliminando queste culle possano aumentare i casi di decesso di neonati per abbandono. Secondo i primi, i baby box calpesterebbero anche i diritti del padre biologico perché i bambini vengono dati in adozione senza verificare la disponibilità del genitore.

Quella degli abbandoni anonimi in Germania è una pratica che non ha un iter legislativo codificato, ma viene solo tollerata. Si tratta di un vacuum che ha certamente contribuito alla ‘sparizione’ di circa 200 dei 973 bambini abbandonati anonimamente tra il 1999 e il 2010. Di loro, ha certificato lo studio, non c’è notizia: non si sa se siano stati adottati, affidati, o ripresi dalla madre.

Finora dare una possibilità di sopravvivenza ai neonati era stata la priorità di fronte alla quale si erano chiusi gli occhi su altre difficoltà. Oggi, chiedono alcuni, è ora di riaprirli. Per questo il ministero della Famiglia ha allo studio una serie di misure per regolare l’abbandono, che sarebbe meno anonimo. Tra le novità ci sarà anche la possibilità per i bambini, raggiunto il decimo anno d’età, di essere informati sulla loro famiglia d’origine.

Voi che ne pensate? Siete a favore o contro i baby box?

Io credo nella validità di queste culle termiche. Ed ho paura che senza aumenterebbero i casi di decessi di neonati.

Lo studio? Penso che tutti i bambini adottati ad un certo punto della loro vita si chiedano quale sia la loro famiglia d’origine e il perché siano stati dati in adozione.
Ma mi auguro per loro che abbiano una famiglia adottiva alle spalle pronta ad aiutarli, a farli crescere e comprendere.
In fondo la “mamma” è la persona che ama e alleva il proprio piccolo, non solo chi lo partorisce!

22 risposte a “Baby box, in Germania è polemica: che ne pensate?

  1. @Alessia: eccome se c’è ignoranza… e pure tanta… Di solito si pensa che “se gli amici e gli amici degli amici usano da anni il coito interrotto e non hanno figli, allora andrà bene anche a me”.

    E tac, non è così.

    Però riguardo alla baby box, io temo che se si costringerà a dare il nome dei genitori, potrebbero aumentare i casi di abbandono/infanticidio/adozioni illegali…

  2. Meglio le baby box che i secchioni dell’immondizia! in ogni caso non è la biologia a renderti automaticamente un bravo genitore e di sicuro le persone che decidono di lasciare il proprio figlio alle cure di altri non sono peggiori di chi se li tiene e fa il genitore in modo pessimo!! Cmq mi sembra di capire che c’è ancora molta ignoranza sull’ argomento “come si rimane incinta”, non ci può affidare al caso sperando di avere un rapporto completo senza precauzioni e scongiurare di evitare le scontatissime conseguenze…i figli si fanno in due nello stesso identico modo fin dalla notte dei tempi ed entrambi si devono assumere la responsabilità di essere stati superficiali…Credo nel grande potere dell’informazione e educare i ragazzi ad una sana educazione sessuale è un metodo contraccettivo altrettanto valido! Ora mi rivolgo a coloro che hanno fatto questa scelta a ragion veduta: dovete sapere che prima o poi quei neonati diventeranno adulti e verranno a cercarvi per un unico motivo..chiedervi “perché”…abbiate il coraggio di farvi trovare e di dare loro le spiegazioni che meritano….ve ne saranno grati..almeno questo glielo dovete…
    PS: il mio commento non vuole essere assolutamente un’offesa nei confronti di tutte coloro che hanno subito violenza o altre forme di coercizione.

  3. @ Stefania: secondo me questo è, in un certo senso, al pari del diritto all’aborto.
    I genitori hanno il diritto di non riconoscere un figlio e non dovrebbero essere costretti a firmare con nome, cognome e indirizzo per farsi rintracciare da un figlio che non vogliono.

    Così come all’epoca si decise di legalizzare gli aborti, anche al fine di diminuire gli aborti clandestini, è giusto che si resti nell’anonimato se decido di dare in adozione un figlio.

    Ci sono già abbastanza donne che uccidono o abbandonano i figli neonati perché non sanno che possono partorire in ospedale e lasciare il figlio in un posto sicuro senza riconoscerlo. Se adesso pure chi abbandona deve lasciare la copia della carta d’identità e un numero di telefono per essere rintracciato, torniamo indietro anziché andare avanti.

    Sono persone che non vogliono essere trovate. Costringere a lasciare nome e cognome, e vivere con l’idea che un giorno il figlio possa chiedere loro di incontrarlo farebbe solo sì che il bambino si ritrovi in un cassonetto, così almeno non ci sono pericoli.

  4. @SilviaFede: uhm…io forse non mi sono spiegata bene…io sono d’accordo, anzi ammiro chi riesce a dire: “non posso tenerti, per un motivo preciso non puoi star con me, ti lascio a chi può darti un futuro migliore”.Secondo me deve essere una fatica e un dolore davvero davvero davvero imparagonabile e indescrivibile.. Io sono più contenta di questo discorsoperò piuttosto che lasciarlo in un cassonetto!!!Dico solo che se per un motivo qualsiasi lo hanno abbandonato, devono dargli la possibilità un giorno di capire CHI lo ha messo al mondo, perchè è un suo sacrosanto diritto per me.

  5. @Mimi: assolutamente no, è logico, ma sarei felice che il figlio che ho portato in grembo e che non ho potuto crescere mi abbia voluto conoscere. Sarebbe un momento difficile, perchè si andrebbero a rivangare brutti momenti e dolorose ferite, ma credo che da lì poi inizierebbe una nuova vita.Per tutti e due, figlio e genitore biologico. Ho “solo” 28 anni, ma personalmente le ferite che sono riuscita a chiudere sono rimaste tali anche in situazioni in cui la persona che me le aveva procurate si è rifatta viva. Mi ci sono voluti anni per elaborare magari, ma rivedere quella persona ora non mi fa più soffrire, perchè col tempo, pensandoci e ragionandoci da sola ho capito. Se si fosse presentato prima e io avessi creduto che la ferita fosse chiusa mi sarei dovuta ricredere perchè non avevo la serenità tale per potermi confrontare, come invece è successo. Se un figlio cerca chi l’ha messo al mondo non è detto poi che il genitore biologico sia pronto al contatto, mica va costretto! Rispetto da ambo le parti. Un figlio vuol conoscere il genitore biologico? bene, sono stati depositati alla nascita nome e cognome del padre e della madre. I genitori vengono contattati dal figlio? bene, scelgano se essere pronti o no a conoscerlo. Un trauma per il figlio che può sentirsi “rifiutato” per la seconda volta? possibile, ma credo che si mette alla ricerca dei propri genitori metta in conto purtroppo anche questà possibilità (non trovarli, arrivare tardi perchè purtroppo sono morti, o addirittura rifiuto).

  6. @stefania84: concordo con mimi anche per un’altra ragione. Purtroppo non e’ detto che chi rimanga incinta sia adatto a fare il genitore, mi spiego meglio, nella maggior parte dei casi chi decide di abbandonare un enonato e’ una persona disperata per condizioni economiche, per violenze subite, ecc , ma ci sono anche casi in cui la mamma e’ solo superficiale tipo quelle che dicono ho gia’ due figli il terzo sarebbe troppo, oppure sono troppo giovane non voglio rovinarmi la vita. Queste ultime secondo me messe alle strette pur di non uscire allo scoperto potrebbero davvero scegliere di abbandonare il bimbo in un cassonetto, o peggio ancora di non farlo nascere, per cui l’anonimato dietro al quale possono nascondersi in un certo senso e’ una tutela per la sopravvivenzxa del bimbo

  7. @ Stefania: è vero, ci vuole coraggio per dare in adozione.
    Ma se do in adozione mio figlio, è perché per qualsiasi motivo non posso tenerlo.
    E non vedo il motivo per cui io, che do in adozione, debba mettere la firma con il mio nome per farmi ritrovare.

    Se avessi potuto tenere il bambino, l’avrei fatto. Se non l’ho fatto, è perchè per qualsiasi motivo non potevo.

    Tu saresti felice magari di confessare a tuo figlio uno scenario come uno di quelli che ti ho detto? Saresti felice di riaprire davanti a tuo figlio una ferita che magari hai faticato anni per chiudere?

  8. @mimi: perdonami, ma quindi l’anonimato serve per non far fare “figuracce” a chi ha pensato di mettere al mondo una creatura e darla in adozione? secondo me chi è stato adottato ha il diritto di sapere il perchè. Prendi ad esempio il ragazzo indiano di cui raccontava SilviaFede. Lui si è sbattutto a destra e a manca per capire solo che sua madre purtroppo non c’è più e non sa se ci sono fratelli/sorelle, se stanno bene, se suo padre è vivo e chi è. Non mi sembra giusto. Perchè una persona deve vivere con tutte queste domande? Secondo me è un po’ come “lanciare il sasso e nascondere la mano” cosi. Hanno deciso per problemi/incoscenza/ingenuità di far un figlio ma darlo in adozione? va benissimo, hanno regalato al bambino sicuramente un futuro migliore di quello che potevano offrirgli loro, ma…perchè nascondersi? per vergogna? per imbarazzo nel potersi un giorno vedere un uomo o una donna davanti che gli chiede “perchè” ? Ci vuole coraggio quando si decide di intrapendere un certo cammino e si fa una scelta cosi..

  9. @Aurelia: vedrai qaundo sara’ il momento troverai le risposte giuste alle sue domande e sono sicura che l’amore che provi per lui sara’ talmente grande che riuscirai a sopportare le sue eventuali curiosita’ circa la famiglia di origine. Conosco un ragazzo ormai trentenne di origine indiana adottato all’eta’ di 10 mesi, la sua famiglia adottiva l’ha aiutato nelle ricerche della famiglia d’origine, purtroppo e’ riuscito a scoprire solo che sua madre e’ morta di fame, il papa’ non l’ha riconosciuto e non sa se ha fratelli o sorelle. Si e’ talmente preso a cuore questa situazione che manda tanti aiuti al suo paese d’origine in particolare all’istituto che l’ha accolto dicendo “chissa’ se ci sono fratelli o sorelle che hanno bisogno di me, io devo fare il possibile…” per fortuna la famiglia che l’ha adottato e’ molto facoltosa per cui possono davvero dare una mano. Anche i suoi genitori si chiedevano se sarebbero stati in grado di affrontare tutto questo, poi quando e’ arrivato il momento l’hanno fatto nel migliore dei modi, con tanto amore e partecipazione.
    Per quanto riguarda i babybox io sono assolutamente favorevole per tutte le ragioni espresse dalle altre amiche, e sono favorevole anche all’anonimato perche’ tutela di piu’ la mamma e la fa sentire piu’ libera di decidere. Purtroppo non c’e’ ragione che riesce a convincere una donna che pur portando in grembo un bimbo per 9 mesi decide di lasciarlo, per cui almeno diamo una possibilita’ in piu’ al bimbo per trovare una famiglia che lo accolga e che lo ami

  10. sono assolutamente d’accordo con te, cara Maria!
    Anche qui alla Mangiagalli di Milano c’è una di queste culle termiche.
    Sono un po’ il corrispettivo delle “ruote” che c’erano una volta negli orfanatrofi.
    Ben vengano!
    Almeno il bambino può essere subito assistito.
    E poi potrà trovare una famiglia che lo ami e lo aiuti a superare le difficoltà legate alla non conoscenza delle proprie origini!

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