La settimana scorsa mi avete chiesto di parlare di un argomento molto importante e nello stesso tempo delicato: l’adozione a distanza.
Grazie a voi ho scoperto un nuovo mondo. Un mondo fatto di solidarietà, di voglia di fare e aiutare gli altri. Di gente che fa dell’amore per il prossimo la propria missione di vita. E soprattutto di organizzazioni che lavorano non per dare semplice sussistenza, ma per fornire alle famiglie bisognose gli strumenti e la cultura per crearsi un futuro, si spera, migliore.
Potete obiettarmi: “Ma finora hai avuto il prosciutto davanti agli occhi?”
Ovviamente no. Sapevo a grandi linee della loro esistenza e del loro funzionamento. Ma fino a quando non ci sbatti il naso sulle cose, spesso tanti particolari sfuggono…
L’associazione che ho contattato per avere info è stata Terre des Hommes.
Le mie domande sono state le più comuni e banali, le loro risposte no, sono state illuminanti e li ringrazio per la disponibilità!
Ho chiesto: “Ma i soldi vanno direttamente al bambino o alla famiglia? C’è un limite minimo di tempo richiesto per il sostegno o anche un anno, due, vanno bene? E raggiunta la maggiore età che fine fanno questi ragazzi? E una famiglia che adotta a distanza un bambino può conoscerlo dal vivo andando nel suo paese?”
Mi hanno risposto con un articolo lungo, bello, completo, che merita attenzione.
A voi:
“Il sostegno a distanza ci avvicina a bambini che vivono lontano ma hanno grande bisogno del nostro aiuto. Sono i figli che non abbiamo avuto, i fratelli di quelli che abbiamo messo al mondo e che hanno diritto anche loro di vivere un’infanzia migliore a quella a cui sembra siano destinati. Noi sostenitori contribuiamo a ristabilire quel diritto così importante e umano
Thomas (nella foto) è un bambino di 6 anni, tre dei quali passati all’orfanotrofio di Nehanda, in Zimbabwe.
Prima di arrivare lì, il bimbo viveva con i genitori nella capitale, dove il padre lavorava come guardia di sicurezza.
Sia la mamma che il papà avevano contratto il virus dell’AIDS, che continua a cancellare intere generazioni nell’Africa Australe, e sono morti rispettivamente nel 2007 e nel 2008.
Subito dopo la perdita dei genitori Thomas è rimasto solo, senza fratelli o sorelle, ed è stato affidato allo zio paterno. La sua permanenza nella famiglia dei parenti purtroppo è stata breve e molto infelice. Essendo sieropositivo Thomas veniva isolato dagli adulti che lo tenevano lontano dagli altri bambini. I vicini riportarono la vicenda ai servizi sociali che, preso atto della condizione di emarginazione in cui era stato relegato, lo condussero all’orfanotrofio di Nehanda, a 40 km dalla città.
Questa struttura ha risentito fortemente della profonda crisi economica che ha colpito il paese africano e per questo Terre des Hommes ha deciso di versare dei fondi per far sì che il centinaio di bambini ospiti, tra cui Thomas, potessero avere il necessario per crescere e andare incontro al futuro con fiducia.
Oggi la sua vita è più serena, è diventato un bambino solare e socievole, che gioca a calcio e fa parte della squadra di atletica della scuola. La sua salute è buona, avendo ricevuto delle cure adeguate alla sua sieropositività.
Anche dal punto di vista scolastico, Thomas ci ha dato grandi soddisfazioni: le insegnanti sono molto contente del suo rendimento e dell’impegno che dimostra.
Questo “piccolo miracolo” lo ha fatto una famiglia italiana, grazie a un formidabile strumento: il Sostegno (o Adozione) a distanza.
Terre des Hommes promuove questo metodo di aiuto credendo che ogni bambino ha gli stessi diritti di crescere sano, studiare ed essere amato in qualsiasi parte del mondo. Tutti sappiamo che non sempre questo è possibile, ma non tutti sappiamo che è molto facile per ognuno di noi fare la propria parte.
Attraverso organizzazioni come Terre des Hommes migliaia di famiglie hanno aiutato a ristabilire questo diritto e contribuito all’avvio di un ciclo virtuoso che ha permesso a intere comunità di affrancarsi dalla povertà e dall’ignoranza.
Il contributo versato per il sostegno a distanza viene gestito dai responsabili del progetto in cui è inserito il bambino: nel caso di Thomas vengono versati dei fondi per la gestione dell’orfanotrofio e della scuola che frequenta, a lui viene dato un kit scolastico con quaderni e cancelleria, inoltre viene regolarmente visitato da un medico, come tutti i suoi compagni, e degli esperti hanno visitato la struttura per realizzare un orto che assicura tante buone verdure per migliorare l’alimentazione dei piccoli ospiti. I bambini sanno che lontano ci sono persone a cui sta a cuore il loro benessere, senza che si aspettino ringraziamenti. Di tanto in tanto i bimbi fanno dei disegni o dei piccoli manufatti che vengono inviati ai loro amici lontani, per far vedere quanto sono diventati bravi.
Io stessa, che sostengo una bimba in Perù, ogni volta sono emozionata nel vedere un foglio che ha percorso tanti chilometri. So che la sua famiglia è in difficoltà: il padre eccede nell’alcool e si occupa poco della moglie e dei figli. Il programma di sostegno a distanza permette alla bambina di andare a scuola senza dover pagare la retta e il materiale scolastico, paga il medico che la visita e persino le ha permesso di essere iscritta all’anagrafe.
Tanti bambini nelle sue condizioni non lo sono e questo li condanna a una vita d’invisibilità. Purtroppo i papà non sempre sono in grado di usare i pochi soldi che guadagnano per il bene dei propri figli, per assicurare loro un futuro migliore, li spenderebbero per gli immediati bisogni quotidiani, che può essere anche l’alcool.
Ecco perchè Terre des Hommes si avvale di operatori fidati che agiscono secondo le linee concordate e tengono in ordine i conti.
In Italia, essendo un’organizzazione che riceve finanziamenti dal Ministero degli esteri, dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite, Terre des Hommes è tenuta a presentare ogni anno un bilancio certificato da una società di revisione e a pubblicarlo su un quotidiano a diffusione nazionale. Tutti noi sostenitori riceviamo a scadenze regolari gli aggiornamenti sul bambino “adottato” e sul progetto in cui è inserito.
Nel caso volessimo andarlo a trovare è necessario avvertire per tempo, in modo che gli operatori sul luogo possano organizzare una visita. Si avrà così l’occasione di conoscere le attività finanziate attraverso il sostegno a distanza e di avvicinarsi con rispetto al bambino, che vive in una cultura molto spesso completamente differente alla nostra. Per questo diciamo sempre che il sostegno a distanza è anche un modo di allargare i propri orizzonti, ad occuparsi di temi che solo apparentemente sono lontani da noi, di scoprire la ricchezza che si nasconde nelle differenze, di provare quella pura emozione che dà la generosità.
Come diceva il nostro fondatore Edmond Kaiser, “aiutare anche un solo bambino è una bella storia d’amore”.