Di primipere attempate se ne parla fin troppo e si spendono fiumi di parole anche sul fatto che i nati da madri più avanti negli anni sono a rischio di malattie, come ad esempio la sindrome di Down.
Ma i papà?
Gli uomini possono proliferare sempre senza problemi? Per loro l’orologio biologico non ha la stessa valenza che ha per le donne?
Ebbene, una nuova ricerca australiana ha rivelato che anche i padri più vecchi aumentano la probabilità per la prole di contrarre in seguito malattie mentali.
Insomma la stessa regola vale pure per il sesso forte: sarebbe meglio diventare babbi da giovani!
Secondo lo studio guidato dall’epidemiologo John McGrath dell’Università del Queensland, i padri più anziani trasmettono un tipo di mutazione genetica, che sviluppano con l’invecchiamento. Queste variazioni del genoma, dette variazioni di numero di copia (CVN), aumentano i rischi di schizofrenia e autismo.
”Si accumulano le prove che l’orologio biologico procede negli uomini come nelle donne”, scrive McGrath sulla rivista Translational Psychiatry. Pur essendo troppo presto per formulare raccomandazioni di salute pubblica, aggiunge, è necessario essere consapevoli che i padri più anziani possono mettere a rischio i figli di disturbi mentali debilitanti.
”Questo è importante, anche perchè queste mutazioni possono essere ereditate da future generazioni”.
McGrath e i suoi collaboratori hanno messo alla prova la teoria con sperimentazioni su varietà geneticamente identiche di topi. Hanno allevato padri giovani, anziani e di mezza età con madri della stessa età e hanno poi esaminato la prole dopo la crescita.
”Abbiamo osservato che la prole dei padri più vecchi aveva numeri significativi di CNV, mentre i nati da padri più giovani non ne avevano affatto”, scrive lo studioso. I CNV identificati nei topi sono gli stessi di cui sono portatori i malati di schizofrenia e di autismo, aggiunge.