Come sicuramente saprete, un emendamento alla manovra approvato dalla Commissione Bilancio del Senato prevede che i contratti di lavoro a livello aziendale o territoriale possano valere anche in deroga alle disposizioni di legge e ai regolamenti dei contratti collettivi nazionali. E tra le materie c’è anche il licenziamento (fermo il consenso dei sindacati e il rispetto della Costituzione).
Quando ho letto questa notizia per un attimo ho temuto per la categoria di cui faccio parte: le donne-mamme.
E invece la Finanziaria “salva” le madri lavoratrici.
Gli accordi aziendali e territoriali infatti non potranno riguardare i licenziamenti discriminatori delle lavoratrici che si sposano e in gravidanza.
In particolare l’emendamento che modifica la norma contenuta nel decreto legge stabilisce che le intese non potranno comunque riguardare “il licenziamento delle lavoratrici in concomitanza del matrimonio, il licenziamento della lavoratrice dell’inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione al lavoro”.
Nell’emendamento si precisa inoltre che non potranno essere licenziate le mamme fino a un anno di età del bambino, e non potrà essere richiesto neanche “il licenziamento causato dalla domanda o dalla fruizione del congedo parentale e per la malattia del bambino da parte della lavoratrice o del lavoratore e il licenziamento in caso di adozione o affidamento”.
Ho tirato un sospiro di sollievo.
Ci sono voluti anni e anni per ottenere questi diritti… Sono contenta che ce li abbiano lasciati!