Quando nacque Marco, a luglio di quasi 4 anni fa, mio marito mi disse: “Perché non piantiamo un albero in campagna del nonno? Crescerà insieme al nostro bambino. Sarà il SUO albero”.
L’idea mi sembrò bellissima e anche molto dolce.
Pensammo anche al tipo di albero: io volevo un abete, mio marito un albero da frutto. Anzi, a dirla tutta, voleva piantare un ciliegio, il suo preferito.
“Mangerà chili di ciliegie all’ombra del suo maestoso albero”.
Ma presi da mille impegni, poppate, notti in bianco, eccetera, eccetera, alla fine è passato l’entusiasmo del momento, e non lo abbiamo fatto più.
Peccato!
Quando è nato Luca, stessa scena. “Dai! Piantiamo un albero…”.
Ma alla fine non abbiamo piantato nulla.
“Perché un bambino deve avere il suo albero e l’altro no?” Niente al primo e niente al secondo!
Insomma come al solito siamo partiti in quarta e siamo finiti in retromarcia.
Ora leggo sul Blog di Fiori e Foglie che la nostra non era proprio una idea originale. Ci stanno pensando addirittura i nostri rappresentanti in Parlamento.
Se tutto andrà per il meglio… a breve tutti i nuovi nati in Italia potranno avere il loro alberello. E a piantarlo non dovrà essere mamma e papà, ma direttamente il Comune di residenza. Non male, vero?
Chissà se si realizzerà!
Ma voi avete piantato un albero quando è nato vostro figlio?
La mia collega mi ha rammentato un proverbio cinese che recita: “Prima di morire pianta un’albero e scrivi un libro”. Spero tanto di avere ancora un po’ di tempo davanti a me perchè non ho fatto né la prima cosa, nè la seconda!