Le punizioni servono? E le sculacciate?
Ecco cosa ci consigliano gli esperti

Ogni tanto i nostri figli ne combinano delle belle. A volte esagerano e lo fanno consapevolmente. E allora cosa fare? Spesso anche quando ci decidiamo a “punirli” rimaniamo con il dubbio: “Abbiamo fatto la cosa migliore?”. E magari ci sentiamo in colpa e “ripariamo” con un regalino.
E allora qual è il comportamento più corretto? Le punizioni vanno date? E le sculacciate?
Su “Figli Felici” ho trovato uno speciale proprio su questo tema. Secondo gli esperti di “Riza” esiste una punizione ideale ed è quella piccola, veloce ed equilibrata. Dopo di che bisogna voltare pagina.

SETTE PICCOLI CONSIGLI PER FARE CENTRO
Affinchè sia utile ed efficace la punizione deve essere immediata, singolare, incoraggiante, privata, breve, esecutiva e possible.

1) Immediata. I bambini, soprattutto i più piccoli vivono nel presente. Quindi bisogna legare il rimprovero all’evento in corso. Mai rimandare a domani e spiegare loro il perché della punizione.
2) Singolare. La punizione non deve essere una cosa di routine quotidiana. Per essere ricordata deve mantenere un carattere di singolarità.
3) Incoraggiante. La punizione deve essere piccola e simbolica e non deve mai umiliare il bambino. Insomma mai dire: “Sei cattivo”. Meglio dire: “Hai fatto una cosa cattiva”.
4) Privata. La punizione non deve colpire l’autostima e la capacita di intrecciare le relazioni con i suoi coetanei. Quindi non è una buona punizione quella che, per esempio, nega al bambino di partecipare al compleanno dell’amichetto. E poi non deve essere pubblica, ma fatta senza spettatori e possibilmente a tu per tu.
5) Esecutiva. Minacciare punizioni plateali che poi non vengono mantenute è inutile. Quindi evitare di dire: “Non ti faccio vedere mai più la tv”. Meglio spegnere la tv per 5 minuti.
6) Possibile. Il provvedimento deve essere a misura di bambino e non deve mai riguardare il mangiare o il dormire. Quindi mai dire: “Ti mando a letto senza cena”.
7) Breve. E alla prima occasione in cui il bambino dimostra di aver capito bisogna subito ripristinare la pace.

CASTIGO E SCULACCIONE
Sui due classici provvedimenti, ossia castigo e sculaccione gli esperti di Riza non si dicono proprio contrari.

Il castigo deve essere solo una limitazione dei movimenti del bambino o una restrizione della possibilità di gioco. Ad esempio “Stai 5 minuti seduto sulla sedia”, o “Ti tolgo la palla per 10 minuti”. In questo modo il bambino capisce che ha esagerato. In ogni caso il castigo deve essere breve e parziale. Ossia se facciamo stare seduto il bambino dobbiamo comunque dargli un foglio su cui disegnare.

Infine lo sculaccione. Ogni tanto uno stop deciso può andare bene. Ma bisogna dosarla bene. Perché utilizzare la sberla può indurre il bambino a fare altrettanto. E’ come se si autorizzasse il bambino a ricorrere alla violenza in altre circostanze. Per questo lo sculaccione va usato sempre con molta molta parsimonia.

RIPARAZIONE DEL DANNO
Il metodo migliore per gli psicologi, però, è “la riparazione del danno“. Ad esempio: il bambino ha seminato i suoi giochi in ogni angolo del soggiorno? Bene, ora è lui che dovrà fare ordine. In questo modo si responsabilizzano i bambini perché si dà loro la possibilità di “aggiustare” le cose. E i genitori risparmiano fatica e anche un’arrabbiatura in più!

GLI ERRORI CHE I GENITORI DEVONO EVITARE
Insomma per gli esperti le punizioni se date con criterio servono. Rendono i nostri figli più forti e sicuri di sè. Noi genitori quindi non dobbiamo aver paura di stabilirle e farle rispettare.
Dobbiamo solo evitare di fare tre errori:
1) Mercanteggiare la punizione
2) Promettere e non mantenere
3) Dare una punizione esagerata rispetto alla malefatta

Che ne pensate di questi consigli? Io credo che siano utilissimi. Ma è metterli in pratica che è difficile…

62 risposte a “Le punizioni servono? E le sculacciate?
Ecco cosa ci consigliano gli esperti

  1. Credo che le sculacciate non siano quasi mai una soluzione giusta. Non è possibile né ammissibile che vengano assunte come una regola educativa. Questo non significa che non possono verificarsi dei casi eccezionali (che tali devono rimanere) in cui possano rendersi necessarie, per quanto chi le subisce non possa certo accettarle facilmente. Avevo un po’ più di 13 anni e mezzo ed ero un ragazzino particolarmente turbolento. Mio padre e mia madre non usavano quasi mai le mani nei miei confronti, se eccettua qualche raro schiaffo (non più di uno) in casi estremi. Avevo la brutta abitudine di non ascoltare mai, di essere iperattivo e di combinare guai. Devo dire che i miei avevano una pazienza estrema, e mi amavano davvero tantissimo. Avevo un rapporto molto particolare con mia madre che adoravo. Ero il più piccolo di tre fratelli e credo il più coccolato. A quell’età avevo sviluppato una pericolosa passione da piromane. Mia madre mi aveva più volte sorpreso con la bottiglia di alcol denaturato in mano. Bagnavo di alcol il pavimento in modo circolare e poi con i cerini creavo dei cerchi di fuoco che mi affascinavano. Mia madre non si limitava a rimproverarmi, cercava in tutti i modi di farmi capire che quello che facevo era estremamente pericoloso. Io naturalmente non ascoltavo, avevo la testa dura come il ferro. Fini che un pomeriggio diedi fuoco alla mia stanzetta e feci esplodere il televisore. Mia madre si ritrovo in una situazione veramente difficile. Per un miracolo grazie all’aiuto del portiere e di un vicino riusci a spegnere il fuoco e io preso dalla paura di affrontare mia madre fuggi per la strada. Era estate, non c’era scuola e mio padre era partito per due giorni per motivi di lavoro portando con se i miei fratelli e mia madre era sola. Al danno della stanza si aggiunse la mia scomparsa. Passai quasi tutta la notte a vagare nel quartiere e rientrare e affrontare mia madre mi sembrava terribile. Alle 4 di notte una macchina della polizia riusci ad identificarmi e a riportarmi a casa. Ero in uno stato pietoso, stanchissimo e non riuscivo a guardare mia madre negli occhi. Suppongo che anche lei fosse in un brutto stato. Dopo aver finalmente respirato vedendomi (doveva avere passato delle ore terribili) e i convenevoli con i poliziotti, vide in che stato ero e non infieri. Mi disse di andare subito a letto e che l’indomani avremmo parlato. Vidi la camera da letto devastata col mobile mezzo bruciato, le tende mancanti un lato del muro completamente annerito. Il tavolo e il letto erano rimasti intatti. Poi caddi immediatamente in un sonno profondo e al risveglio la mattina successiva fui subito in preda all’ansia. Aspettavo che mia madre mi venisse a parlare come qualcosa di terribile, non perché temevo una punizione fisica, che non mi sfiorò la mente nemmeno per un attimo. La verità era che mi vergognavo terribilmente e non sapevo cosa dire. Mi vergognavo anche a chiedere scusa. Mia madre non venne subito. Aspetto che mi lavassi e vestissi e mi fece trovare come al solito la colazione pronta in cucina. Questa cosa mi diede l’illusione di un ritorno a uno stato di normalità. Ma alla fine della colazione comincio a dirmi una serie di cose senza tregua. Mi disse che mi aveva avvertito della pericolosità dell’alcol e non l’avevo ascoltata, che avrei potuto ferirmi gravemente e uccidermi in quell’incendio e addirittura rischiare di danneggiare l’intera casa. Che si era sentita male in seguito alla mia fuga vigliacca, che ero incapace di assumermi le responsabilità delle mie azioni, che non avevo minimamente considerato che lei era rimasta in pensiero per tutta la notte, che non poteva più delle mia incapacità ad ascoltare. Non risposi anche perché mi accorsi di non averla mai vista cosi arrabbiata. – Questa volta non la passi liscia – Me lo disse con una rabbia che mi fece davvero paura. – Hai visto come hai ridotto la stanza? – Non si fermava, era un fiume in piena. Mi costrinse a seguirla nella stanza e mi disse di guardare attentamente. Suonarono alla porta e mi senti per un attimo in salvo. Mi sentivo tremendamente in colpa. Era la cameriera che aveva assunto da un anno. Quando mia madre torno nella stanza aveva in mano il battipanni. Non riuscivo a capire, non avevo visto nessun tappeto per casa, che significava quel battipanni? Non ci arrivavo anche se ero molto turbato. – Adesso le prendi perché hai superato ogni limite – Non riuscivo a credere ai miei occhi, ero stordito e sorpreso. Ma realizzai tutto improvvisamente e capi che mia madre me le voleva suonare. Nella stanza arrivò anche Concetta (la cameriera) tra l’altro grassa e forzuta, per dar manforte a mia madre. Non gli diedi il tempo di avvicinarsi. – Voglio parlare da solo con mia madre – dissi in modo abbastanza risoluto. Concetta usci. Riporto alcune parti del dialogo che ricordo benissimo. – Mamma, ho sbagliato, ma non mi puoi prendere a colpi di battipanni! Stai dicendo sul serio? – Sono serissima! Debbo farti capire che ci sono dei limiti che non puoi oltrepassare. – E me lo fai capire prendendomi a colpi di battipanni? Per la mia età, avevo la risposta pronta, ero un ragazzino molto intelligente e possedevo una proprietà di linguaggio notevole. Mia madre era insegnante al liceo, e mio padre faceva il traduttore di libri per ragazzi. Avevo respirato nella mia educazione quell’aura di cultura e avevo imparato presto a leggere già tanti libri. Tuttavia al di la della dialettica ero davvero spaventato e stupito oltremisura che mia madre volesse appiopparmi una punizione corporale. – Dammi una punizione, accetterò qualsiasi punizione, ma non mi puoi fare una cosa simile! – Non sei nelle condizioni di discutere ti avverto! Questo dovevi dirmelo ieri invece di scappare come un topo. – Non sono un topo, sono tuo figlio. – E io sono tua madre e ho deciso che la tua punizione è questa. – Cominciai ad avere paura sul serio, non l’avevo mai vista cosi irremovibile. – Quale punizione?- Ti devo dare quindici colpi di battipanni nel sedere! Vediamo se cosi impari ad ascoltare! – Mamma, ma sei fuori, mi vuoi sculacciare col battipanni?- Si, e adesso togliti i pantaloni. Se non lo fai chiamo Concetta.- Ero stordito e allibito. – Mamma tu non hai mai sculacciato nessuno di noi. Non puoi dire sul serio. – Vuol dire che questa è la prima volta. – Ti prego non mi fare questo! – Va bene adesso chiamo Concetta. – No! – Lo dissi quasi urlando e con rabbia. Mi vergogno che Concetta mi veda mentre mi dai colpi di battipanni. Va bene faccio quello che vuoi, ma questa non è una punizione, ma una tortura e un’umiliazione. Mentre mi toglievo i pantaloni alzavo la voce in modo quasi isterico. -Vuoi questo? Distruggermi il sedere. Avanti fallo! Ti sembra un modo civile di educarmi? Chi te lo ha suggerito il medico. – Continuai per un po’ e mia madre mi lasciò sfogare. Quasi intuendo ciò che mi avrebbe chiesto dissi – Non me le tolgo le mutandine, te lo puoi scordare. – Invece te le abbassi, perché se non vedo quanto ti si arrossa il sedere rischio di farti più male. Vedi il tavolino? Almeno è rimasto intatto dopo il disastro che hai fatto ieri. Abbassa le mutandine e allungati sul tavolino. – Mi sembrò tutto irreale, come vivere un sogno, qualcosa di allucinante che non riuscivo a capire se era vero. Ma feci tutto quello che mi chiese mia madre. Non avevo la minima idea di cosa significasse essere sculacciati e tanto meno col battipanni. Tuttavia capii già dai primi colpi che il dolore non era uno scherzo. Non avrei pianto, non le avrei dato questa soddisfazione. Naturalmente mi sfuggivano i lamenti di dolore, ma non piansi. Mia madre rispetto i quindici colpi ma con un intermezzo significativo. Dopo otto colpi ebbe paura di farmi troppo male. Mi disse che se avessi ammesso di essermi meritato quelle sculacciate non avrebbe continuato. Gli risposi che trovavo assolutamente indegno quello che stava facendo e che avrebbe dovuto vergognarsi. Cosi mia madre continuò fino alla fine. Non ho parole per descrivere il dolore e il bruciore che provavo. Mi sentivo il sedere letteralmente in fiamme. Nessuna reazione finché mia madre non usci dalla stanza probabilmente più sconvolta di me. Poi scoppiai in un lunghissimo pianto dirotto. Quando smisi di piangere, mi accorsi che avevo serie difficoltà a sedermi. Mi rivesti e mi misi di fianco sul letto. Concetta busso alla porta, ma in realtà non aveva bisogno del mio permesso per entrare. Infatti, entrò subito dopo. – Tua madre sta piangendo per te – mi disse a bruciapelo. -Dovresti chiedergli scusa. – Mi ha preso a colpi di battipanni – ribattei. Mentre usciva dalla stanza, Concetta, la cameriera grassa e forzuta disse una frase da lei inaspettata che colpi al cuore. – E tu? Tu quanti colpi gli hai dato?- Fu come se avesse acceso in me una lampadina. Ripensai a tutta la situazione e a quanto l’avevo fatta disperare. Anche se mi faceva terribilmente male il sedere, se mi sentivo sconvolto e sbalordito non volevo che mia madre piangesse per me, mi dispiaceva tantissimo. Sapevo che Concetta sarebbe tornata. Il dolore al sedere per quanto diminuito continuava a tormentarmi, ma cercavo di non farci caso. Concetta tornò e non gli diedi il tempo di parlare. – Ti prego fa venire mia madre voglio chiedergli scusa. Non sta ancora piangendo vero? – No, ma sta molto male per te – Ci sono dei momenti nella vita particolarmente intensi tra genitori e figli è quella volta fu indubbiamente uno di quei momenti. Quando mia madre entrò, ci guardammo a lungo in silenzio. Io non so dire cosa mi sia successo, non lo so davvero e non riesco a spiegarlo, ma un certo punto scoppia a ridere come un matto. – Non ci posso credere! Non ci posso credere! – dicevo ridendo – Mi hai dato una sculacciata magistrale!- e giù risate. Quando vidi che mia madre accennò a sorridere, smisi di ridere e le dissi che mi dispiaceva veramente di averla fatta stare male. Le chiesi scusa ed ero veramente sincero. Credo che mia madre si sia commossa, ho sentito la sua commozione. – Mi sa che abbiamo esagerato entrambi – mi disse. Per tre giorni, viste le mie difficoltà a sedermi, mia madre fu ossessionata dallo stato del mio sedere. Si sentiva in colpa, mi comprava creme, mi chiedeva se avevo ancora dolore, quando a un certo punto stanco non le dissi – Mamma! La finiamo con questa storia. Tu me li hai date e io me le sono meritate. Vuoi smetterla di sentirti in colpa!- Da quel momento mia madre si liberò definitivamente del senso di colpa. Questa pagina di vita familiare mi fa riflettere sul fatto che quelle sculacciate in un certo senso servirono. Mi fecero capire che ci sono dei limiti che non possono essere davvero oltrepassati. Di fatto favorirono un mio cambiamento in una forma meno turbolenta. Ma è chiaro che si trattò di un evento assolutamente eccezionale, da cui non è possibile estrarre una regola del tipo: le sculacciate sono educative. Non lo sono invece nella maggior parte dei casi.

  2. Io qualche sculacciata l’ho presa in età da asilo e anche a 6-7 anni e anche mia sorella. A 10 anni invece potevo uscire di pomeriggio, ma tornavo sempre tardi. Dopo avermelo detto mille volte e avermi proibito di uscire qualche giorno, all’ennesimo ritardo mia mamma mia ha portato in camera e dato un bel po’ di sculaccioni (e sí con le mutande giù). Non sono più tornata tardi. Ed era il 2003 non gli anni ’50

  3. @Antonietta: da quel poco che scrivi penso che non sia corretto solo se rifiuta alcuni compiti. Nella classe di mia figlia c’era un ragazzino che aveva più o meno le stesse problematiche di tua figlia. Anche lui aveva l’insegnante di sostegno ma questo non pregiudicava la punizione. Cioè se lo meritava veniva punito ma no se non voleva svolgere i compiti…li entrava in gioco l’insegnante di sostegno. Non saprei. Hai provato a parlare con le maestre?

  4. Buondi. sono la mamma di una bimba che ha cominciato la prima elementare, la bimba in questione nasce in seguito ad una sofferenza quindi con lesioni permanenti sotto l’aspetto cognitivo, ritardo nell’apprendimento e nella memorizzazione. Per farla breve, è corretto o no, mettere nel pensatoio, ossia in un angolo della stanza la bambina da parte delle maestre, se non collabora, se rifiuta alcuni compiti? questi rifiuti nello svolgere le attività non potrebbero essere dettati dal fatto che non riesce e non che non voglia farli? non sarebbe meglio, visto che c’è anche un’insegnante di sostegno, non sprecare questo tempo nel pensatoio ed aiutarla a capire cio che deve fare?

  5. Ciao a tutti. Sono nuova del forum. Io penso che non c è nulla di male a tirare qualche sberla ogni tanto ai propri figli. Io ne ho prese tante da mia madre da piccola, premetto che non mi hanno mai fatto male e ne umililiata e non manifestavo mai aggressività verso gli altri bambini.Ora che ci penso io al suo posto avrei fatto lo stesso con me stessa xk ero davvero pestifera e il più delle volte non me ne fregava nulla di quello che mi veniva detto, mi entrava da un orecchio e mi usciva dall ‘altro.
    Trovo che sia più “violento” urlare continuamente con un bambino, o metterlo in castigo non permettendogli di sfogarsi facendo qualcosa.
    Non c è nulla di malvagio e non è mai morto nessuno x una sculacciata.

  6. Di un sculaccione nessuno e’ morto nei mi tempi….. Ma di non disciplinare i figli oggi si muore…. Ogni mamma conosce meglio a suo proprio figlio e sa come disciplinare ogni uno e’ un caso a se! Io ho due uno di 7 e 8 anni e’ hanno una disciplina diversa… Essere genitore e’ il lavoro più duro ma anche gratificanti quindi fatevi coraggio e vedrette che i vostri impegni e sacrificio avranno buoni risultati!

  7. La mia esperienza di figlia
    Si sono sentite tante esperienze di genitori e di figli sculacciati ora ne offro una di figlia mai sculacciata.
    Premessa in famiglia siamo in due con 7 anni di differenza dell’infanzia di mio fratello mi ricordo molto e già capivo le ragioni di diverse cose che i miei genitori facevano e dicevano. Non ho mai creduto nel “se avessi un figlio come il mio cambieresti idea il tuo è troppo buono” diceva mia madre i bambini sono tutti buoni o cattivi a seconda di come li si educa. Mio fratello è stato il bambino + vivace che abbia mai incontrato ed + l’adulto più vivace che abbia mai visto ha la necessità di bruciare energie. Il medico sportivo da bambino diceva che recuperava in meno della metà del tempo di un bambino della sua età.
    Ho visto un sacco di bambini e mamme che li picchiavano senza remore e senza scrupoli (ho 34 anni e la pedagogia allora era ancora una pomata per i piedi) a volte con Pantofole, Cinghie, cucchiai di legno, mestoli. C’erano madri che si vantavano che nella vita ne avevano spezzate cucchiai di legno! Conosco questi adulti Comandano a bacchetta i genitori, dicono che sono stupidi, gli urlano in faccia errori che commettono o non commettono sono maleducati e spesso viziati come io e mio fratello non lo siamo mai stati. Mia madre non alzava le mani, ma con una calma invidiabile ad un monaco ZEN, non ci ha mai fatto passare niente si poteva pestare i piedi e piangere per ore se era no era no e cominciava a pochi mesi quando piangevamo perché volevamo stare in braccio se non c’era alcuna ragione lei doveva lavorare e noi dovevamo stare nella culla. Racconta di un anno che per tornare dal mare c’era una salita appesa di quelle da far venire un infarto agli adulti e tutti i giorni sistematicamente lei camminava avanti e io piangevo dietro che volevo venire in braccio. I miei parlavano e spigavano tutto quello per cui agivano così con effetti variabili spesso facevano i patti “Ti porto alle giostre perché sei stata brava, ma ho i soldi per pagare solo 3 giri poi basta se non fai capricci domani potrai fare altri tre giri altrimenti non ti porto più fin quando non impari a rispettare i patti” Non avrei mai potuto fare + di tre giri anche se facevo scendere save the cildren per le urla, ma se mi comportavo bene sapevo che ci sarei tornata immancabilmente “i patti vanno sempre rispettati” . Per chi diceva che non ha mai visto un bambino a cui non venga concesso di agirare le punizioni quella ero io e mio fratello imparavamo al volo che non c’era trippa per gatti.
    Due considerazioni
    1) ci sono necessità di un bambino che non si possono eludere in nessun modo nemmeno con le botte esempio mio fratello aveva la necessità di saltare, correre e non stare fermo sistematicamente 18 ore al giorno “era estenuante vederlo” era assolutamente inutile dirgli di stare fermo non ce la faceva per più di un minuto di fila al massimo gli si poteva chiedere di andare a saltare in camera sua, ma imporre ai figli limiti irrealizzabili è solo un modo o per esaurirsi o per perdere di credibilità.
    2) ho visto nella mia vita un sacco di madri picchiare i propri figli e con tutte queste chiacchiere sta succedendo qualcosa di più dannoso esempio un bambino punta i piedi perchè vuole l’ovetto la madre prima gli dice no e poi visto il casino al supermercato cede (primo errore) arriva a casa e il ragazzino si mette a giocare con i fornelli la madre dice no ma visto che prima ha vinto lui se ne frega e continua la madre chiude la cucina e lui pianta una grana di mezz’ora pensando “se ha ceduto per l’ovetto cederà pure per i fornelli” le spiegazioni sulle pericolosità non servono se lui sa di poter vincere allora madre con i nervi a pezzi lo mena e poi si fa venire i sensi di colpa (doveva avere l pazienza di sentirlo strillare fino a notte se era necessario) il ragazzino comunque capisce che non è cosa e che gli conviene abbandonare i fornelli, almeno per ora, però poi gli viene in mente di guardare un cartone che voi non volete che guardi e voi gli dite no e lui pensa ora che fa cede se insisto o le busco? poichè ha 3 anni decide che vale la pena tentare e inizia un’altra storia allora voi pensate “non posso picchiarlo sempre l’ho già fatto prima smetterà” invece il ragazzino non smette perchè nè ottiene quello che vuole nè viene picchiato (unico segno inequivocabile di finirla) e va avanti per due ore dopo le quali le madri danno il telecomando in mano ai figli e gli dicono defintivamente “comandi tu” non sapendo che i capricci domani dureranno almeno il doppio di quello che durano oggi e che bisogna avere la fermezza di dire “piangi finchè vuoi ma no”
    Questo è quello che ho imparato dalle mie esperienze.
    buona giornata

  8. Buonasera a tutti!!Io sono favorevole alle sculacciate e ai castighi ma no per qualcosa e che che avreste sopratutto nulla togliere un figlio come il mio ci ripensereste su.E facile parlare quando si hanno figli manichini questo non per parlare male assolutamente non mi permetterei mai anche perche sono figli ma per farvi capire la differenza tra un bimbo vivace e uno calmo io ci metterei la firma.Comunque ringraziamo loro anche per tante cose ciao a presto

  9. Io da piccola le ho prese raramente tra i 3 e gli otto anni, ma le poche volte era una lunga serie di sculaccioni sul sederino nudo posizionata sulle gambe della mamma. Credo che il fatto di posizionare il bambino e calare le mutande sia qualcosa che richiami la sua attenzione. Come lo schiocco degli sculaccioni. Ovviamente quando si dà una punizione così si dosa la forza quindi non è detto che faccia particolarmente male, solo un pò di bruciore. Però si ricorda molto bene. Non lo ricordo come qualcosa di tramautico, ma neanche molto edificante. Lo sculaccione volante di oggi è del tutto inutile, meglio allora un castigo o una sberla se le sculacciate tradizionali non si vogliono dare. Hanno però il vantaggio di durare un paio di minuti e non giorni come un castigo. Secondo me dovrebbero essere riservate ai bambini piccoli tra i 2 e i 5 anni ovviamente senza provocare davvero dolore. Guardate che questo tipo di sculacciate (molto comuni qualche decennio fa) date sui pantaloni sono peggio proprio perché non sono due ma tante quindi il genitore non vede l’effetto è più facile che faccia male al bambino. In ogni caso dopo plurime spiegazioni e avvertimenti non seguiti da bambina nulla ha mai cambiato il mio comportamento e quello di mio fratello quanto ritrovarci sulle ginocchia della mamma con il sedere al vento a sentire una romanzina sotto una pioggia di sculacciate la cui fine non si poteva prevedere.

  10. Ci sono vari cartoni animati come pinocchio e anche libri per bambini illustrati dove si vedono scene di sculacciate come descritte in alcuni altri commenti a indicare il fatto che questa tipo di disciplina era piuttosto comune. Non c’era evidentemente nessun imbarazzo nel rappresentare il sedere del bambino che veniva sculacciato e diventava persino rosso. Per me “sculacciata” voleva infatti dire: ginocchia di mamma o papà, mutande giù e sessione di sberloni lunga a seconda della gravità, ma sempre sessione e non un paio di sberle. “Adesso le prendi” voleva dire solo questo. Che questo venga visto tra adulti come qualcosa di morboso riguarda un diverso ambito. Esistono fantasie sessuali appunto fra adulti che riguardano vari aspetti che nella realtà e vita di tutti i giorni non hanno a che vedere con la sessualità. Tutte le fantasie e luoghi comuni su infermiere ecc ne sono un esempio.
    Le scene di sculaccioni nei cartoni animati e, e ripeto con tanto di sederi dei bambini che diventano color pomodoro, erano normali scene di vita quotidiana dei bambini.

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