Una storia a lieto fine: la bambina non vedente andrà a scuola

Spesso ci ritroviamo a parlare e sparlare di cose che non vanno, di servizi che non funzionano, di diritti negati e quando qualcosa finalmente invece va per il verso giusto passa quasi inosservato. Non desta clamore.
E invece vi voglio parlare proprio di una storia a lieto fine, di una bambina non vedente alla quale era stato negato il diritto allo studio e che invece adesso può frequentare la scuola.
“I non vedenti, con gli aiuti opportuni, se conoscono i percorsi e hanno attorno a loro un ambiente familiare, sono in grado di muoversi, di svolgere le attività più normali. A volte, in casa quasi mi dimentico che mia figlia non vede”, ha detto la mamma di Marta, la bambina non vedente della Valle di Susa a cui era stata negata l’iscrizione alla prima media nella scuola della zona.
Dopo una giornata di telefonate incrociate, tra famiglia, Ufficio scolastico regionale e ministero, ha vinto la sua battaglia. Continua a leggere

Dare troppo presto i cibi solidi ai bambini fa male

Troppe mamme danno ai propri figli cibo solido prima del tempo, spesso quando ancora non sono pronti a digerirlo. Lo afferma uno studio del Center for Diseases Control and Prevention – CDC di Atlanta, centro di riferimento mondiale per gli studi su controllo e prevenzione delle malattie, pubblicato dalla rivista Pediatrics.

Ma dopo quanti mesi i bambini possono cominciare a mangiare cibi un po’ più solidi?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di alimentare i bambini solo e soltanto con il latte materno fino a sei mesi. E di cominciare lo svezzamento solo dopo i sei mesi. Continua a leggere

Più cene in famiglia, meno disturbi mentali per gli adolescenti

Più cene in famiglia, in compagnia di mamma e papà, diminuisce il rischio di disturbi del comportamento tra gli adolescenti.
I pasti regolari fatti in famiglia, infatti, possono salvaguardare la salute mentale dei ragazzi indipendentemente dal fatto se abbiano o meno un buon rapporto con i genitori. E’ quanto emerge da uno studio della Mcgill University di Montreal, pubblicato sulla rivista Journal of Adolescent Health. Continua a leggere