Mamma, non voglio andare a scuola, ho mal di pancia!

Dopo un weekend perfetto in salute e di buon umore, il lunedì mattina il bambino dice di non sentirsi bene e quindi di non poter andare a scuola.
Tutti i lunedì, tutti i giorni sempre la stessa storia: si va dai classici mal di pancia e mal di testa, ai più fantasiosi mal di alluce o mal di gamba con zoppia, che improvvisamente scompare alla vista della compagna del cuore.

Alzi la mano tra le mamme e i papà chi non ha dovuto confrontarsi con questi sintomi di disagio dei bambini almeno una volta nella vita, anche solo per sentito dire…

Che fare? Oggi la nostra Psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli ci dà dei consigli, dei suggerimenti che ci possono aiutare ad affrontare meglio questo piccolo problema. 

“Spesso le mamme credono sia un capriccio e spesso lo è, ma alcune volte si tratta di una vera e propria fobia e andare a scuola diventa davvero un incubo per il bambino.

Quando si deve tornare a scuola dopo una pausa più o meno lunga, come può essere quella dei weekend, delle festività o delle vacanze estive infatti, sia che tratti della materna, della primaria o delle medie, può essere presente un certo disagio nel dover abbandonare i piaceri dello stare a casa e doversi riadattare ai ritmi scolastici, spesso frenetici ed esigenti rispetto una serie di prestazioni che possono mettere ansia soprattutto in alcuni bambini.

Specie i più piccoli possono aver difficoltà nell’esprimere le proprie sensazioni di lieve tristezza che accompagnano il dover lasciare la vicinanza dei genitori e i divertimenti con tutta la famiglia. Andare a scuola può anche essere infatti, un’esperienza sgradevole legata alla difficoltà di separarsi dai genitori o all’ambiente scolastico.
Tale senso di tristezza è quasi sempre non del tutto mentalizzato e non se ne ha vera consapevolezza, ma a volte può esprimersi attraverso il corpo con il manifestarsi di malesseri fisici e “viscerali” di breve durata a cui non bisogna dare troppa importanza (a meno che non si tratti di vere e proprie sintomatologie psicosomatiche persistenti, che sono tuttavia piuttosto rare).
Per fortuna i bambini amano stare con i coetanei, ritrovare insegnanti e routine consolidate e quindi i malesseri sono in genere transitori, ma a volte non è cosi.
E’ spesso difficile capire come aiutare il bambino a superare questa difficoltà: da un lato lo si vorrebbe proteggere, evitare di farlo soffrire e dunque assecondare il suo desiderio di non andare a scuola, ma il rischio sarebbe di farlo assentare a lungo rendendo il rientro sempre più difficile.
Dall’altro si rischia di sottovalutare la sofferenza del bambino nel tentativo di non dare troppa importanza alla questione, ma è forse la soluzione più sbagliata.
Ma proprio perché spesso il bambino vive dei veri e propri momenti di angoscia, il sostengo dei genitori è fondamentale.
Quasi sempre basta dimostrare tranquillità nel gestire il problema, non mostrandosi allarmati, ma ascoltando e rassicurando il bambino sulla normalità di tali sensazioni che possono essere affrontate e superate. Non deve naturalmente mancare la vigilanza da parte di genitori e insegnanti per essere certi che non ci siano fattori stressanti associati alla frequenza scolastica, come difficoltà legate all’apprendimento o alle relazioni sociali del bambino, che possano generare senso di inadeguatezza o stato di ansia.

La prima cosa da fare dunque, è indagare sulle cause di questo rifiuto ad andare a scuola.
Può essere un momento passeggero in cui il piccolo ha difficoltà a separarsi dai genitori (magari è appena nato un fratellino, i genitori si stanno separando, c’è stato un lutto in famiglia); ma se il rifiuto persiste è importante domandarsi se non ci siano altri motivi.
È importate mantenere un dialogo costante con gli insegnanti: parlando con gli insegnanti, ad esempio, si può cercare di capire se il bambino è vittima di bullismo, se ha un cattivo rapporto con i compagni, se viene deriso e non riesce ad integrarsi. Il bambino può anche avere un disturbo dell’apprendimento, ma si valuta nel tempo e con una stretta collaborazione con gli insegnati, basata anche e soprattutto con l’ascolto e l’alleanza educativa.
Evitate però i predicozzi di inizio settimana o anno scolastico, specialmente se i figli sono reduci da esperienze scolastiche fallimentari o poco brillanti!
Educatelo ad amare l’arte e la cultura organizzando visite a musei e città d’arte, gite in campagna, cinema e teatro per ragazzi, laboratori, letture … in altre parole favorire l’amore per la cultura e lo studio;
E…cosa non meno importante ma molto frequente, fate in modo che l’acquisto di oggetti e gadget per la scuola (zainetti, quaderni, astucci …) non sia l’unico momento di gratificazione o di allegria collegato alla scuola.
Sono piccoli accorgimenti che possono rendere meno difficile per tutti questa situazione.
Se invece le cose dovessero proseguire nel tempo e non avere il nessun minimo miglioramento, varrà la pena, capire le motivazioni più profonde con l’aiuto di un esperto”.

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com