A settembre suona la campanella!
E tanti bimbi si stanno preparando a fare il grande passo. C’è chi varcherà per la prima volta la soglia del nido e chi quella della scuola elementare.
Davanti a loro tante nuove avventure, ma anche un po’ di timore. Come sarà?
Ma i piccoli, dalla loro, hanno il dono dell’incoscienza e della curiosità. Le novità li stuzzicano e nelle avventure ci si tuffano a capofitto.
E i genitori? Spesso sono più agitati, emozionati e apprensivi dei bambini. E sono proprio loro con le loro paure a frenare i figli.
Il distacco? E’ difficile per tutti. Ma con un pizzico di ottimismo si può superare.
C’è una frase che mi piace molto e che noi genitori dovremmo tenere bene a mente: “I bambini hanno bisogno di nuove sfide per crescere, altrimenti si annoiano!”
E quando li lasciamo per la prima volta tra le braccia delle educatrici del nido, o le insegnanti della scuola materna ed elementare è a questo che dovremmo pensare.
Più siamo titubanti e incerti noi grandi e più creeremo ansie e timori nei bambini.
E non basta dire ai propri figli: “Dai, che bello, inizia la scuola!”. Bisogna esserne convinti in prima persona.
Loro capiscono se è solo una frase proforma o se è dettata dal cuore. Sentono se noi siamo sereni o no. E si comportano di conseguenza.
Io, ormai è da più di 4 anni che frequento lo stesso nido. Prima con Marco, ora con Luca, e di scene ne ho viste tante. Ma una si ripete con una certa costanza: bimbo in lacrime attaccato alla gamba della mamma che la implora di non andare via con le parole o con i gesti.
Alla fine la mamma disperata lo lascia ugualmente tra le braccia delle istruttrici dopo aver tentato in ogni modo di tranquillizzarlo e si crogiola fuori dalla porta della scuola e anche in ufficio.
Sapete cosa fa il bimbo dentro? Dopo un minuto appena si asciuga le lacrime e corre a giocare con gli altri.
Perché lo fa? Perché si comporta così?
Su un vecchio numero di Figli Felici ho trovato le seguenti risposte:
1) Il bambino ha bisogno che il “maternage” continui ancora
2) Ha paure recenti o antiche che si porta dietro
3) E’ un modo per rassicurare la mamma: è come se il bimbo, con il pianto, dicesse che lei è la persona più importante e gli dispiace lasciarla andare via.
4) L’ansia e l’insicurezza del genitore in cui il piccolo si specchia
5) L’attaccamento può essere anche sintomo di comodità e prigrizia.
Che consigli danno gli esperti di Riza?
Di lasciare andare i bambini, al nido imparano a crescere.
A contatto con persone diverse imparerà a stabilire un attaccamento con altre figure e questo lo preserverà da un rapporto simbiotico con la mamma e dalla relativa angoscia di abbandono.
Inoltre il contatto con gli altri bambini lo stimolerà allo scambio, alla socializzazione e all’apprendimento per imitazione.
Il primo anno si ammalerà spesso? Sicuramente. Ma anche questo servirà a costruire gli anticorpi che lo renderanno più sano, forte e robusto in futuro.
In ogni caso ai piccoli fa bene uscire dal “nido familiare”. Il compito dei genitori è quello di preparargli una base sicura da cui partire. I genitori devono confidare nelle risorse e nelle capacità del proprio pargolo. Il piccolo ha le risorse per far fronte all’assenza della mamma, anzi ha bisogno di sperimentarla perché solo così riuscirà a introiettare la certezza che la mamma c’è anche quando non si vede.
Un suggerimento?
La sera, per aiutarlo a dare un senso alle sue paure, si può raccontare una fiaba che racconti di un bimbo felice che andava al nido….
Per quanto mi riguarda io sono sempre stata pro-nido e pro-scuola materna. Fermamente convinta e felice di portarli in questi luoghi di crescita e divertimento.
Lì fanno attività che a casa non farebbero, dal body painting, alla musica in gruppo, ai travestimenti con gli altri piccoli. I miei figli guardando gli altri più grandi hanno imparato a mangiare da soli, a usare i bicchieri di vetro, a fare la pipì nel water e a condividere gli oggetti e aspettare il proprio turno.
Sono convinta di aver fatto la scelta giusta e contenta e soddisfatta delle educatrici che hanno incontrato nel loro percorso di crescita sia al nido, che alla scuola materna.
Il momento più bello? Non ho dubbi: quando li vado a riprendere. La corsa, l’abbraccio e lo sguardo felice ripagano di ogni sacrificio!