I conflitti di coppia che danneggiano il bambino

genitori-litigioQualche settimana fa con la dottoressa Francesca Santarelli abbiamo parlato di separazione e di come comunicare la decisione ai figli.
Oggi continuiamo a parlare dello stesso argomento, ma ci poniamo da un altro punto di vista: quello del figlio.
Come possiamo limitare i danni? Come possiamo far vivere questa esperienza ai figli riducendo al massimo le sofferenze? E come possiamo capire se stanno soffrendo?
Ecco cosa ci dice la psicologa Santarelli:


“Quando la crisi della coppia diventa insostenibile per entrambi i partner, la conseguenza naturale è spesso la separazione. La disgregazione familiare è un evento intrinsecamente stressante sia per i genitori che per il bambino in quanto comporta uno sconvolgimento dell’ambiente di vita e una ridefinizione di ruoli e compiti all’interno della famiglia. Soprattutto per un bambino piccolo, l’allontanamento di un genitore può essere vissuto come irreversibile e dare origine a sentimenti di perdita e di abbandono.

Indubbiamente, l’età in cui si verifica la disgregazione familiare influenza il modo in cui il bambino la affronta e come vi si adatta. I bambini molto piccoli, pur reagendo ai cambiamenti con specifiche strategie per affrontare l’angoscia, possono essere particolarmente vulnerabili proprio per la giovane età; è infatti molto difficile per un bambino al di sotto dei tre anni comprendere pienamente quello che sta succedendo.

Gli studi classici sul tema hanno riscontrato nei bambini piccoli risposte comportamentali differenziate per età, in relazione all’esperienza della disgregazione familiare: mentre i bambini tra i due e i tre anni manifestavano comportamenti di tipo regressivo, con pianto e irritabilità, i bambini con un’età compresa tra i tre e i quattro anni apparivano prevalentemente confusi, temevano di perdere anche l’altro genitore e interpretavano la separazione come un atto ostile nei propri confronti, sentendosi al tempo stesso invasi dal senso di colpa.

Occorre considerare, inoltre, che solo in rari casi il bambino è mantenuto al di fuori della discordia, in realtà molto spesso vi partecipa, attivamente o passivamente.

La conflittualità e la disgregazione possono provocare sentimenti penosi di ansia e angoscia che risultano difficili da elaborare per un bambino piccolo: spesso egli può reagire ad un conflitto parentale acuto lamentandosi per dolori “inesistenti”, manifestando difficoltà a trattenere l’urina o producendo un vero e proprio disturbo psicosomatico, nel tentativo di richiamare l’attenzione su di sé.

Bisogna inoltre considerare che quanto più il conflitto tra i genitori è acuto, tanto meno essi saranno disposti ad aiutare il bambino ad affrontare il dolore della separazione. Un genitore che sta  vivendo la disgregazione del suo matrimonio può essere assorbito dalla problematiche connesse al cambiamento verificatosi nella sua vita piuttosto che porsi come un sostegno affettivo nei confronti del figlio.

Anche le caratteristiche del temperamento del bambino possono avere un ruolo importante in queste situazioni stressanti, sia per quanto riguarda le sue reazioni agli eventi, sia nel modellare il comportamento dei genitori; il carattere del bambino contribuisce a determinare il suo adattamento alla situazione e la sua capacità di recupero.

Secondo alcuni autori è importante rilevare che se, prima della disgregazione familiare, si era instaurata una buona relazione tra genitori e figli ed era avvenuta un’adeguata strutturazione del carattere del bambino,  le conseguenze della separazione possono avere conseguenze che tenderanno a svanire nel giro di qualche anno.

Esiste un’estrema variabilità clinica nei disturbi che i bambini possono sviluppare come conseguenza alla disgregazione familiare. Si possono osservare lievi disturbi comportamentali oppure eccessi di angoscia, episodi anoressici o di insonnia e stati depressivi. Sono spesso presenti disturbi che riguardano l’espressione delle emozioni e lo sviluppo sociale.

In conclusione, la gamma di intensità e di durata delle reazioni infantili di disagio è molto ampia e dipendente da un complesso insieme di elementi: in alcuni casi per i bambini la separazione rappresenta “il male minore”, specie se è stata preceduta da un’accesa e lunga fase di conflittualità. In queste situazioni, la separazione fisica dei genitori può contribuire a creare dei miglioramenti.

Indubbiamente, un ruolo centrale è da attribuire alla capacità dei genitori di continuare a funzionare come “genitori” indipendentemente dalla capacità o dall’incapacità temporanea o definitiva di funzionare come coppia, compito non sempre facile specie in situazioni di conflitto.”

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Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio:  www.studiosantarellidecarolis.com 

Francesca Santarelli è in libreria con il libro “Mamme No Panic”, scritto a quattro mani con Giuliana Arena