Capricci, che argomento spinoso!
Ma siamo sicuri che a fare i capricci siano solo i bambini? A volte anche noi genitori siamo nervosi, irrequieti, insopportabili.
Abbiamo le nostre ragioni, certo.
Ma proviamo a guardarci con gli occhi dei nostri figli: per loro siamo noi a fare i capricci!
Cambiando la prospettiva, cambiando i punti di vista, le conclusioni sono diverse 😉
In quei momenti “NO” vorremmo essere compresi, capiti, magari coccolati.
Esattamente i bambini nei loro momenti “NO”.
E allora?
Secondo la psicologa Francesca Santarelli l’empatia genitori-figli potrebbe dare una grossa mano ad entrambi!
“Quante volte etichettiamo come capricci i comportamenti di un bambino?
E quando un genitore si trova in una tale situazione non sa assolutamente come uscirne. Il genitore parte infatti dall’idea preconcetta che i capricci sono comportamenti eccentrici, che il bimbo utilizza per attirare l’attenzione o che magari sono dovuti alla sua stanchezza o che sono semplicemente comportamenti inspiegabili. Solo se un genitore si allontana da questa idea è possibile per lui gestire i capricci di un figlio e perché no, anche risolverli alla radice dato che nella maggior parte dei casi i capricci non sono capricci.
Quello su cui sto cercando di porre la tua attenzione è che i comportamenti che vengono erroneamente definiti capricciosi sono sempre manifestazioni di un disagio e di un bisogno che il tuo bambino manifesta in quel dato momento. Provo a porti questa domanda. Quando adesso, da adulto, ti succede di arrabbiarti, lo fai per principio o senti di avere un valido motivo per farlo? E quando perdi la pazienza e urli ti succede perché c’è qualcosa più forte di te per cui non riesci a fare altrimenti? Prova a riflettere che per tuo figlio succede la stessa cosa.
Ogni qual volta il tuo bambino diventa petulante, piange, si impunta perché non vuole fare una cosa, fa le “lagne”, in verità gli sta succedendo quello che accade a te quando ti innervosisci e quindi ha un valido motivo per farlo. Il tuo bambino sta sentendo realmente un disagio interiore che non sa come gestire.
Interpretare questi comportamenti di tuo figlio come semplici capricci non fa che acutizzare la situazione: in questo modo stai entrando in una modalità reattiva, arrabbiandoti, innervosendoti, perdendo la pazienza e via dicendo. Questo atteggiamento ti porterà a mettere in campo delle soluzioni del tutto inadeguate che non faranno che innescare un circolo vizioso: tuo figlio non si sente riconosciuto e compreso, perde la fiducia nei tuoi confronti e il conflitto tra di voi non si risolve, anzi rischia alla lunga di peggiorare.
A questo punto sarebbe più utile chiedersi: qual è la vera causa a scatenare questi comportamenti apparentemente incomprensibili del tuo bambino? Perché fa i capricci? Forse sta vivendo un disagio? Qual è il suo vero bisogno in questo momento? Se il tuo bambino si è bloccato in questa cosa, c’è un nodo a livello più emotivo che va compreso e portato in superficie per poterlo sciogliere e quindi risolvere.
Vi suggerisco una parola magica: EMPATIA.
L’empatia, come ho affrontato già in altri articoli, è la capacità di sentire quel che sente un’altra persona. Quindi un genitore empatico quando vede il proprio bambino in lacrime può immaginarsi al suo posto e sentire il suo dolore. Allo stesso modo, quando osserva suo figlio che batte i piedi furiosamente può percepire la sua frustrazione e la sua rabbia. Se un genitore riesce a comunicare questo tipo di comprensione emotiva al proprio figlio, dà credito alla sua esperienza e lo aiuta a imparare a rilassarsi.
Sarà utile quindi non entrare in reazione con il tuo bambino: se ti innervosisci non farai che acutizzare i sintomi stessi che tuo figlio sta già ampiamente manifestando.
In più sarà utile anche chiedersi come genitori perché questo atteggiamento “capriccioso” di tuo figlio ti fa così arrabbiare: le risposte che troverai saranno utili a favorire una maggiore empatia e comprensione della situazione così da poterla poi gestire e risolvere al meglio.
Sospendere il giudizio è un’altra utile strategia che favorisce l’empatia. Criticare, colpevolizzare e dare punizioni al tuo bambino non farà che complicare la situazione: tuo figlio non si sentirà accolto nelle sue emozioni e continuerà a manifestare il suo disagio. Sarà invece più utile ascoltare le sue motivazioni così da poter trovare magari una soluzione insieme o, quando non è possibile assecondare i bisogni del tuo bambino, essere piuttosto fermo ma allo stesso tempo tranquillo e sorridente nel sostenere le tue regole”.
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com