Quel weekend non s’ha da fare!

IMG-20160109-WA0003Non ne avevo proprio voglia.
Eravamo tornati da pochi giorni dalle vacanze di Natale, trascorse a casa di mio fratello, in Valle d’Aosta.
Avevo da poco rimesso in ordine la casa, togliendo tutti gli addobbi natalizi, smontando l’albero di Natale, il presepe.
La montagna di panni da stirare era finalmente diventata una collina.
No, rifare i bagagli proprio no. Mi stava pesando come un macigno. Non ne avevo proprio voglia.

Ma mio marito aveva organizzato un weekend da sogno in un posto da favola insieme a suo fratello e alla sua famiglia. Destinazione Gressoney la Trinitè, sempre in Valle D’Aosta.
IMG-20160109-WA0005Venerdì sera, tornati dall’ufficio, abbiamo preparato le valige: scarponi, guanti, sciarpe, tute da sci, doposci, scarpe di ricambio, costumi e ciabatte (perché l’albergo era dotato di area relax con sauna, bagno turco…), etc, etc.
Sembrava un trasloco per quanti bagagli avevamo…

A Marco e Luca, per fare prima, avevo preparato due maxi panini.

Alle 20:30 finalmente siamo riusciti a partire.

Luca dopo una mezz’oretta ha cominciato a lamentarsi: ho mal di testa, ho mal di pancia. Ma nessuno di noi gli ha dato credito. Tanto si lamenta sempre!
Si è addormentato subito dopo.

Si è svegliato dopo un’oretta. Non ha fatto neppure in tempo a dire “ho mal di pancia” che… ha vomitato il mondo fatto a pezzettini.
Panico! Panico! Panico. Ho immediatamente preso una busta di plastica.

“Luca, tesoro, vomita qua…!”
Ma lui scuoteva la testa e continuava a sporcare ovunque.

Mio marito si è fermato alla prima piazzola di sosta in Autostrada.

Il disastro si era concretizzato. Non sapevamo da dove cominciare.

“Prendi la valigia verde, dove ci sono i vestiti dei bambini per favore e tira fuori un pantalone, una maglietta, delle calze e delle mutande per Luca”, ho detto a mio marito, mentre con i fazzoletti umidificati al limone cercavo di pulire.

Luca era infreddolito, bianco in viso e piangeva. Era tutto buio. Non si vedeva nulla e mio marito, neanche a farla apposta, mi passava tutti i vestiti di Marco!

C’era una puzza in macchina che non si può raccontare, né descrivere. Solo chi ha vissuto la stessa disavventura può capire.

Dopo un po’ siamo riusciti a ripartire. Ma lo stato d’allerta era a livello rosso.

“Luca, amore, se ti viene ancora da vomitare usa questo sacchetto… Mi raccomando!”, continuavo a ripetergli.

Ormai l’albergo era a 100 metri, eravamo finalmente arrivati. Ma proprio sull’ultima curva Luca ha pensato bene di vomitare ancora e sempre fuori dal sacchetto.

“Noooo, Luca! Ma perché? Ti avevo chiesto di usare il sacchetto. Di nuovo, che disastro!”

Abbiamo nuovamente ripulito la macchina, ma a quel punto ci conveniva entrare e lavarci in camera.

Sì, ma chi aveva il coraggio di entrare in albergo in quelle condizioni?

Ci siamo fatti forza e siamo entrati.

Sono andata alla reception, mi sono presentata e ho chiesto subito scusa al signore per le nostre condizioni, spiegandogli dell’incidente.

E’ stato molto comprensivo. Ci ha dato chilometri di scottex per tamponare l’emergenza e ci ha portati in camera.
Ascensore, piano -1.

Meno 1? Ho pensato: “Ci vorrà mica mettere nel sottoscala!”

Siamo passati di fronte al vano deposito sci, sauna, area relax, magazzino…

Ero incredula. Un corridoio-serpente particolarmente lungo. “Ma dove ci sta portando!?!”

Quando stavo per fare una battuta, si è fermato di fronte ad un altro ascensore, siamo entrati e ha schiacciato il tasto “2”.

Eccoci arrivati. Appartamento n. 511.

Siamo entrati e… uaho! Che bello! Un meraviglioso locale su due livelli. Il tetto con le travi a vista, tutto di legno. Due bagni grandi e accoglienti, accappatoi bianchissimi e morbidissimi, tutto che profumava di fresco e di pulito. Eccetto che noi… che puzzavamo come non mai.

Il tizio ci ha congedati (fortuna sua!).
Mio marito munito di secchio, acqua e strofinaccio è tornato in macchina a ripulire tutto prima che si ghiacciasse.
Io ho fatto la doccia ai bambini e li ho messi a letto.

Sono stata fino alle due di notte a lavare tutti i vestiti.

Quando finalmente sono andata a letto ho pensato: “Ok, il peggio è passato”.

Mi sbagliavo. Luca si è svegliato altre mille volte. Aveva sete, voleva bere. Appena mandava giù un sorso, però, vomitava ancora.
Era caldo. Fortunatamente avevo portato con me il termometro.
Febbre e 38! Uahoo…

Così è trascorsa la prima notte.

Mio marito: “Tu porti sfiga. Non c’è dubbio. Non volevi venire… e questo è il risultato!”

Io: “No caro, non ho mica beccato io il virus intestinale!”

La mattina sono uscita per andare a trovare un supermercato. I vestiti erano quasi asciutti, ma puzzavano ancora.
Ho comprato il necessario per rilavare i vestiti, delle spugne, il necessario per fare colazione, dell’acqua.

Sono tornata in camera. Luca aveva la febbre a 38.5.

Mio marito, Marco, mio cognato e famiglia sono andati a sciare. Io e Luca siamo rimasti in camera. Io a rilavare per la terza volta tutti i vestiti!

Mi sentivo in una prigione dorata. Dalla finestra vedevo la neve, i pini, un panorama da cartolina.

Sentivo il profumo del bagno turco. E Luca che continuava a chiedermi: “Usciamo? Andiamo a giocare con la neve? Facciamo il pupazzo di neve? Andiamo a sciare pure noi?”

Ogni ora gli misuravo la temperatura. La febbre stava scendendo lentamente.

La sera, per fortuna, non aveva più nulla.  Virus abbattuto!

Quando gli sciatori sono tornati, io sono uscita. Avevo voglia di fare due passi e andare tra quei pini che avevo ammirato per tutto il giorno.

La sera un aperiticena con i miei cognati, uno spritz e un’altra passeggiata tra le strade di quel paese incantato hanno dato un senso diverso a tutta la giornata!

Mio marito in camera con Luca. Beh! Stavolta toccava a lui rimanere in albergo.

La notte è passata liscia. Ogni tanto mi svegliavo e guardavo fuori dalla finestra. C’era una luce strana. Sembrava tutto ovattato.

La mattina colazione e via. Abbiamo lasciato quel bellissimo albergo. Ovviamente della sauna, del bagno turco, dell’area relax ho sentito solo il profumo e ho visto la targhetta fuori dalla porta. Ma non so dirvi neppure com’erano fatti!

Gli sciatori sono tornati sulle piste. Io e Luca abbiamo affittato uno slittino e una bici da sci e siamo rimasti a valle, dove c’era un piccolo snowpark.

Su e giù, un po’ a piedi, un po’ con il tapis roulant. Ho scoperto di avere dei muscoli che erano in letargo da più di 40 anni!

Quando ormai eravamo sfiniti (io sicuramente, lui molto meno!) abbiamo preso la funivia e siamo andati su, a raggiungere gli altri.

Quando siamo arrivati alla baita, abbiamo trovato Marco e i cuginetti che si rotolavano nella neve fresca e morbida. Ovviamente anche Luca si è lanciato nella mischia.

Avevano neve ovunque, anche nelle tasche dei pantaloni.

Abbiamo pranzato con panini, torte e cioccolata calda. Luca è stato l’unico che non ha toccato cibo!

Nel primo pomeriggio siamo tornati giù. Nevicava, nevicava tanto!

Luca però voleva mettere gli sci ai piedi. Così Marco gli ha dato i suoi scarponi e i suoi sci e mio marito lo ha portato sulla pista baby.

Era il bambino più felice del mondo. Finalmente stava sciando pure lui (più o meno!)

Quando ormai nevicava a fiocconi ci siamo messi in macchina. Direzione casa!

Avevo i pantaloni leggermente umidi e per tutto il viaggio, nonostante il riscaldamento a palla, ho sentito un gran freddo.

Arrivati a casa ho fatto partire la prima lavatrice, ho riempito la vasca da bagno con acqua bollente e mi sono immersa!

Ciaone a tutti! Finalmente a casa, finalmente relax 🙂

Il resto della serata l’ho trascorso a disfare valige a rimettere tutto a posto. Che barba!

 

Ieri sera, momento di coccole familiari sul lettone.

Mio marito a Marco: “Che ne dici se questo weekend andiamo a sciare di nuovo?”

Luca: “Posso venire pure io?”

Io: “Cosa? No, no e no. Non se ne parla proprio…! Ho fatto il pieno per tutto l’anno!”

Mio marito: “Attenti che la mamma porta sfiga!”

Riuscirò a tenerli buoni?

Non credo proprio… Vi posso dire che mi impegnerò con tutte le mie forze 😉

Io della montagna d’inverno apprezzo solo le baite, la polenta e funghi, il brasato caldo e il vin brulè! Tutto il resto… no grazie.
Detesto tutto l’armamentario che bisogna portarsi dietro: doposci, pantaloni con bretelle, pile, giubotti, guanti, sciarpe, cappelli…
Mi sento goffa, impacciata, imbranata.

Diciamolo pure: anche andare in bagno diventa un’impresa, un’avventura.

No, grazie. No, no, no!

Speriamo che io non debba raccontarvi a breve di un’altra avventura tra le montagne innevate 😉