Il Re, il drago e i quattro briganti

briganteEccomi qua a raccontarvi la seconda storia del Re burbero e il drago.

La prima parte della favola, a quanto pare, vi è piaciuta.

Spero di non deludervi con questa nuova avventura.

Come sempre mettetevi comodi, si parte:

Il Re burbero e il drago ormai erano diventati grandi amici e il Re, finalmente non si sentiva più solo ed era diventato anche meno burbero.

Al castello si respirava un’aria più serena e gioviale tutti erano più felici e rilassati.
Ogni tanto si rideva anche,  cosa che prima era vietata da un regio decreto.
Trattavano il drago come un principino e ogni giorno, a turno, andavano a pesca per portargli i pesciolini rossi più buoni e più freschi.
Strano ma vero, infatti, questo piccolo animaletto sputa fuoco si cibava solo e soltanto di pesciolini rossi.

Nonostante fossero ormai inseparabili, un giorno il Re decise di andare a fare una passeggiata da solo.
Voleva tornare nei boschi delle sue amate montagne. Da giovane ci andava sempre, conosceva quei posti come le sue tasche. Ma ormai erano tanti anni che non ci tornava…

Scarponcini, bastone e zaino in spalle si mise in cammino.
Gli alberi erano così alti e così fitti che i raggi del sole a malapena riuscivano a penetrare. C’era fresco e penombra e questo lo faceva stare bene.

Passo dopo passo il Re raggiunse la vetta. Aveva un gran fiatone, ma non fece in tempo neppure a riposare che da dietro la vetta sbucarono delle nuvole nere e minacciose. E lui sapeva bene quanto fossero pericolosi i temporali di montagna. Una volta, tanti anni prima, un fulmine a pochi passi da lui aveva incenerito un albero. E la luce fu talmente forte e intensa che lui stesso rimase abbagliato e accecato per diverse ore.

Cominciò a piovere.  Ogni goccia gli sembrava come una secchiata d’acqua rovesciata con potenza.
Il castello era ancora lontano, così decise di rifugiarsi in una grotta che era poco distante da dove si trovava.

Entrò, era tutto buio, non riusciva a vedere niente e non sapeva che quell’antro era ormai abitato.

E infatti da lì a poco arrivarono 4 briganti. Erano sporchi, bagnati e puzzolenti.

Il Re si spaventò.

Gli si avvicinarono. Videro che era ben vestito e allora lo spinsero in un angolo e gli urlarono: “Dacci tutti i tuoi soldi”.

Il Re rispose con voce tremante: “Ma io non ho soldi”

E loro, con una cattiveria mai vista: “Dacci tutti i tuoi soldi o pagherai con la vita”

 

Il Re a quel punto disse: “Io non ho soldi, ma se volete posso chiamare il mio servo, lui saprà ricompensarvi”

I briganti: “Come si chiama il tuo servo?”

E il Re rispose: “Drago, il mio servo si chiama Drago e ha un udito eccezionale, se lo chiamiamo tutti in coro, sicuramente ci sentirà”

Effettivamente il drago sonnecchiava sulla cima della torre del castello e aveva un udito molto sensibile.

Nel frattempo il temporale era passato. Uscirono fuori e cominciarono a gridare tutti in coro: “Dragoooo…, Dragoooo, vieni e porta il denaro”.
Il drago aprì gli occhi. Si sentiva chiamare, ma non riconosceva la voce, non capiva bene da dove arrivassero quelle urla”.

 

Ad un certo punto il Re cominciò a chiamarlo da solo. Il drago riconobbe la voce e capì che era in pericolo.

Immediatamente spiccò il volo e in men che non si dica arrivò alla grotta e planò proprio vicino al Re, di fronte ai briganti.

Questi non avevano capito che si trattava di un vero drago, si aspettavano un servo.

Si spaventarono da morire. E il drago per rincarare la dose con uno sbuffo incendiò la barba di tutti e quattro i briganti.

Questi girarono i tacchi e scapparono via a gambe levate. Ma il drago con un altro sbuffo gli incendiò anche i pantaloni.

“Ahi che male, ahi che male”, si sentiva mentre i briganti correvano via con le chiappe ancora fumanti.

Nessuno li vide mai più.

Il Re salì sulla groppa del drago e tornò al castello.

Dopo qualche giorno gli abitanti dei villaggi vicini fecero una grande festa per ringraziare il Re e il drago per averli salvati dalle malefatte dei briganti.

Ma questo Re non era burbero?

Chissà se è diventato buono per sempre o…