Facile a dirsi, difficile a farsi: mantenere la calma!
Sì, perché a volte anche i frugoletti alti meno di un metro possono far perdere le staffe a genitori grandi e grossi.
Anzi, ci sono periodi in cui quella sembra essere proprio la loro specialità e ci riescono magnificamente.
Una di queste fantastiche fasi è quando quelle dolci e tenere creature si trasformano in terribili e capricciosi “Signor NO”.
“Facciamo questo?”… “NO!”
“Vuoi mangiare quest0 o quello?”… “NO”!
“Ci vestiamo?”… “NO”
“Andiamo a fare la nanna?”… “NO”
“NO” sempre e per qualsiasi cosa. “NO” è la risposta a qualsiasi domanda. Le giornate cominciano con i NO e finiscono con i NO.
E allora noi poveri genitori come dobbiamo comportarci? Imporre la nostra “AUTORITA'” o essere pazienti e accomodanti?
Ne parliamo con la nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci consiglia:
“Intorno ai 2 anni, il bambino sviluppa un comportamento oppositivo nei confronti dei genitori e della realtà che lo circonda.
È la cosiddetta “fase del no”, un periodo in cui il piccolo dice “no” a tutto quello che gli viene chiesto o proposto, contraddice le affermazioni dei “grandi”, rifiuta le regole, e spesso si oppone con capricci e crisi di collera alle più naturali richieste…
La fase del no rappresenta l’altra faccia della fase dell’io, in cui il bambino inizia a riconoscersi come individuo separato dalla mamma e ad esprimere attraverso la parola “io” la scoperta della sua identità. Anche il no, dunque, diventa uno strumento per manifestare il suo nuovo bisogno di autonomia e per rafforzare la sua personalità nel naturale processo di distacco dalla mamma, la figura che finora ha dominato il suo rapporto con il mondo. Non è strano, quindi, che sia proprio la mamma il bersaglio preferito dal bambino nelle sue crisi di opposizione, perché è quella dalla quale maggiormente dipende ed con la quale ha sviluppato quel legame strettissimo che fa fatica a spezzare per affermare la propria autonomia.
Il più delle volte, quindi, è la mamma che deve subire la raffica di “no” e i comportamenti ostinati e ribelli attraverso i quali il bambino di due anni cerca di sperimentare il suo nuovo potere. A questa età il piccolo ha conquistato una totale padronanza del camminare, va e viene come vuole, esplora con sicurezza l’ambiente che lo circonda; è quindi arrivato per lui anche il momento di affermare, attraverso i no, che la sua volontà è diversa da quella dei grandi.
Questa fase è un momento inevitabile del processo evolutivo del bambino, che i genitori devono rispettare cercando di non esasperare lo scontro con un atteggiamento troppo rigido o con un’imposizione di regole eccessivamente severe. Spesso il bambino dice no in modo meccanico, senza particolare convinzione, soltanto per vedere l’effetto che ottiene.
Se la reazione della mamma è tollerante, è facile che il no si trasformi in un sì e che il bambino, dopo qualche minuto, faccia spontaneamente quello che gli è stato chiesto. Se, al contrario, la mamma prende di petto la situazione, eccedendo in rimproveri e in punizioni, la passeggera tendenza del bambino all’ oppositività può fissarsi in un comportamento conflittuale più acuto. Non bisogna dimenticare, infatti, che anche l’oppositività si impara per imitazione. Se il bambino sente continuamente dire di no a tutte le sue iniziative, se viene travolto da una valanga di divieti, di norme, di ostacoli alla sua attività, trova naturale reagire alla stessa maniera, rifiutando in blocco e d’abitudine ogni richiesta.
A questo proposito va sottolineato il problema della sicurezza, in casa e fuori casa, con cui il bambino di quest’età si scontra. Per il piccolo, che non ha ancora acquistato il senso del pericolo, le occasioni di incidenti, di cadute, di infortuni sono infinite e altrettanti infiniti devono necessariamente diventare, in questa fase della crescita, i no da parte dei genitori. Per impedire, quindi, che l’indispensabile attività di esplorazione del bambino venga frenata da continui divieti (inevitabili da parte dei genitori, che lo devono tutelare dei pericoli, ma per lui incomprensibili intoppi alla sua curiosità) bisogna ridurre le occasioni di intervento con proibizioni e rimproveri. Si può, per esempio, riorganizzare lo spazio domestico a misura del bambino, in modo tale che possa muoversi liberamente senza correre ad ogni istante il rischio di farsi male.
Non bisogna mai dimenticare che i bambini sentono la nostra intenzionalità nel dar loro regole e divieti e come sempre, piu delle parole, conta il tono emotivo con cui comunichiamo le nostre intenzioni.
Forza e coraggio mamme!”
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com