Tra mestoli, padelle, piatti succulenti e una bella bimba: l’intervista a Chiara Maci

Chiara Maci

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Chi ha la passione della cucina ha sicuramente imparato ad apprezzare i suoi piatti. Anche le pietanze più complicate con lei sembrano semplici e facili da realizzare.
Ai fornelli è una star e l’ha dimostrato anche nel programma The Chef, nel ruolo di Coach della squadra Neri.

Ora da pochi giorni è diventata anche “Mamma” di una bellissima bimba Bianca.

Si chi stiamo parlando? L’avrete sicuramente capito. Di Chiara Maci 

Come se la caverà tra mestoli, pentole, pannolini e biberon?

L’ha intervistata per noi Rossella Martinelli. Ecco cosa ci racconta:

“Qualche giorno prima di scoprire di essere incinta mi ero ritagliata un paio di ore tra un’intervista e una conferenza stampa per fare una di quelle spesone da “sono a posto per un mese”. Avevo fatto incetta degli alimenti di cui sono da sempre ghiotta senza sapere che, di lì a pochissimo, sarebbe bastata la loro vista per avere conati di vomito e che il mio tesoretto alimentare sarebbe finito dritto nella pattumiera. Nemmeno prevedevo che nei nove mesi a seguire tra nausee, reflusso e gastrite avrei dovuto rinunciare a un sacco di cose. Per fortuna, mi ripetevo, i salumi non mi piacciono!

Negli ultimi tempi sono diventata seguace su Facebook e Instagram di Chiara Maci, mamma di Bianca, nata il 23 gennaio. Come fa – mi chiedevo – una che di mestiere deve cucinare qualsiasi alimento e che, a differenza mia, è una buona forchetta, a sopravvivere alle rinunce tipiche di quelle 40 settimane (che nel suo caso sono diventate quasi 42)? Ho pensato di chiederlo direttamente a lei, sebbene temessi di essere indelicata nel disturbarla a così pochi giorni dal parto. Ma, sorpresa delle sorprese, Chiara è già al lavoro: “Sono tornata ieri a Milano e, da oggi, la mia vita professionale riprende a pieno ritmo. Sto cercando qualcuno che mi possa aiutare con Bianca, fermo restando che la voglio allattare per un po’. A fine mese, però, devo andare a Firenze per ritirare il premio “Italia a tavola” e non so come farò, anche se per ora si sono dimostrati tutti carinissimi e, addirittura, mi arrivano inviti ad eventi a nome di “Chiara e Bianca”. Lei è una bimba tanto buona: piange solo quando ha fame ed è una mangiona!”.

Bianca è nata ben oltre il termine. Il parto è stato indotto?
Sì, mi è stato indotto la mattina alle 9: per fortuna le contrazioni sono partite subito e lei è nata alle 18. Gli ultimi giorni sono stati davvero faticosi: ho smesso di rispondere al telefono perché mi ero resa conto di essere diventata antipatica. Ma tutte quelle persone che non facevano che chiedere “È nata?” mi mettevano addosso un sacco di ansia e un senso di inadeguatezza, quasi fosse colpa mia.  Il nono mese è stato davvero il più lungo di tutti: sarà che mi ero fermata col lavoro ed ero tornata a Bologna, mentre io sono una iperattiva”.

Tentato qualche rimedio della nonna per evitare l’induzione?
“Facevo su e giù per le scale. Un’ostetrica mi aveva consigliato l’olio di ricino e, su internet, c’era persino chi raccomandava di gattonare!”

Parliamo di nausee: come hai fatto a conviverci con il tuo lavoro?
“Per fortuna ne ho avute soltanto durante i primi tre mesi. Per il resto, non ho avuto particolari antipatie verso nessun alimento; ho vomitato soltanto una volta: stavo tenendo un corso di cucina e dovevo eviscerare un pesce”.

Voglie?
Una marea! Il chiodo fisso sono stati gli spaghettoni al pomodoro: almeno una volta al giorno per nove mesi; e mica pochi: 300/400 grammi a botta! Tra l’altro, durante la gravidanza ho fatto il trasloco da Bologna a Milano e sono stata senza cucina per un bel pezzo: mangiavo sempre fuori e lanciavo appelli su Facebook per sapere dove preparassero dei buoni spaghettoni con sugo e basilico. E a colazione mi svegliavo con una gran voglia di prosciutto cotto, sebbene non lo mangiassi da quando ero bambina. Ma la cosa più buffa mi è capitata al secondo mese: mi sono alzata alle 4 di mattina perché volevo assolutamente le crostatine del Mulino Bianco; ho aspettato che aprisse il supermercato vicino a casa mia e me ne sono sparata una confezione intera”.

Quali rinunce alimentari ti sono pesate maggiormente?
Crudo e salumi: calcola che a casa dei miei ogni pasto si inaugura con il tagliere dei salumi a tavola. Tant’è che, appena ho partorito, mia mamma mi ha regalato un bel prosciutto crudo. E mi è pesato da morire togliere i frutti di mare: anche perché la scorsa estate sono stata in Puglia per recensire alcuni ristoranti e vedevo passare sotto i miei occhi dei ricci di mare da leccarsi le dita. Fortunatamente il mio ginecologo mi ha concesso di mangiare pesce crudo, purché abbattuto: infatti il martedì era la mia serata sushi, appuntamento fisso con una amica”.

Già prima della gravidanza avevi iniziato a collaborare con Mellin: quali miti sfatiamo sullo svezzamento?
“Quando ho accettato la consulenza mi sono fatta una bella ricerca per capire come funzionasse l’introduzione degli alimenti nel resto del mondo, perché mi lasciava perplessa che in Italia tutto ruotasse intorno a carote, zucchine e patate. E così ho deciso di puntare sui colori, affinché i bambini siano stimolati anche a livello visivo: barbabietole, carote viola, rape rosse, ma anche patate dolci e pastinaca. Se c’è una cosa che ho scoperto da zia è che i piccoli si stancano spesso degli alimenti, quindi bisogna variare”.

La prima pappa che preparerai per Bianca?
Certamente partirò con le tre verdure, ma poi introdurrò tutto il resto: ricordo mio nipote Matteo, che a nove mesi già era ghiotto di costolette d’agnello. Seguirò anche le ricette di Alain Ducasse, autore di un bellissimo libro di cucina per bimbi dai sei mesi all’anno. E, nel frattempo, faccio tesoro di un consiglio datomi dal mio amico Filippo La Mantia: metterò nella culla di bianca delle erbe aromatiche per stimolare il suo olfatto. Aspetto soltanto che inizi a essere la stagione del basilico”.

L’allattamento ha modificato le tue abitudini alimentari?
“Ho eliminato caffè e cioccolato in quanto eccitanti, ma anche cavoli e asparagi per evitare che possano causarle delle coliche. Per il resto cerco di avere un’alimentazione normale e sono particolarmente ghiotta di verdure crude: sarà che durante la gravidanza non ne ho mai mangiate perché mi dava noia doverle sempre disinfettare”.

Hai scritto di aver avuto paura durante gli ultimi giorni di gravidanza.
“Non tanto dal punto di vista fisico: anche perché le mie amiche si erano ben guardate di dirmi quanto doloroso fosse partorire. Era paura di non essere in grado di fare la mamma; timore di non sapere cambiare un pannolino. Inutile dire che ogni angoscia è cessata nel momento stesso in cui ho stretto a me la mia bambina”.

In rete si sprecano blog e forum che si interrogano su chi sia il padre di Bianca: ti dà fastidio?
Ora no, perché so che devo accettare il pacchetto completo. I primi tempi ammetto, però, che la cosa mi dava noia: io non sono una donna di spettacolo, ma in tv ci vado soltanto in ruoli correlati alla mia attività di food blogger. Soprattutto i primi mesi, la curiosità intorno al padre di Bianca era eccessiva: pubblicavo la foto di una parmigiana di melanzane e il primo commento era “Chi è il padre?”. Gira la voce che sia Riccardo Rossi, mio carissimo amico e nient’altro: più che riderci sopra, non so cosa fare”.

In un post di qualche giorno fa hai scritto che i primi tre mesi sono stati duri.
Sai, nel giro di poco ho scoperto di essere incinta e che avrei dovuto crescere la bambina da sola; per di più avevo un trasloco imminente e l’inizio di un programma, The Chef, con dodici ore di riprese al giorno. I primi mesi,  a lavori in corso nella nuova casa, dormivo su una brandina buttata per terra. Quando, al quarto mese, ho avuto di nuovo un letto, mi sono sentita fortunata e tutto ha iniziato a sorridermi: ero tornata la Chiara di sempre”.

Ora che sei mamma, Bianca diventerà coprotagonista del tuo blog o cercherai di tenerla fuori?
“Il giorno in cui è nata ho messo una sua foto, appositamente sfuocata, e credo che continuerò a mettere qualche suo scatto ma di spalle o in braccio a me. Nulla di più, perché quando pubblichi qualcosa in rete cessa di essere roba tua e diventa di possesso di tutti. Voglio tenerla al di fuori del mio lavoro: è una forma di protezione”.

Rossella Martinelli”