Stamattina pioveva, ero in ritardo.
Luca, che in genere è piuttosto arzillo, era in sciopero. Un po’ inverso. Non voleva uscire di casa.
Al terzo sollecito andato a vuoto, l’ho praticamente tirato su come un pacco e caricato in macchina!
Siamo arrivati a scuola. Veloci giù dalla macchina. Ombrelli e…
E sul vialetto siamo rimasti in coda.
Avanti c’era una nonna con il suo nipotino e il loro ombrello che camminavano a passo di lumaca.
Anziché aspettare ci siamo messi in fila indiana e abbiamo superato tutti.
Ma sapete perché la nonnina e il suo nipotino camminavano così lentamente?
Perché il bambinello mentre camminava, giocava con il videogames. E no, non poteva interrompere la partita!
Per un attimo i miei occhi hanno incrociato quelli della nonna, china sul nipotino e alle prese con l’ombrello. Credo siano stati abbastanza espressivi visto che la signora ha fatto spallucce e mi ha sorriso…
Non credo neppure di aver ricambiato il sorriso, tanto ero di corsa.
Grrrrrrr! Rabbia!
Siamo proprio alla frutta: a tre anni con i videogame in mano, camminando anche sotto la pioggia e con il rischio di inciampare!
Un bel “caro, con questi aggeggi giochiamo a casa, ora dobbiamo andare a scuola” no?
Non si può dire?
Per comodità, per non fargli fare capricci, per non vederli piangere concediamo sempre troppo ai nostri figli, nipoti, etcc… e i piccoletti se ne approfittano!