Il manuale del bravo genitore? Non sempre è utile, meglio ascoltare il proprio bambino

Questo è uno di quei pezzi che mi piacerebbe stampare, incorniciare e regalare a mio marito!
Come ben sapete lui è l’uomo pro-metodo Estivill, l’uomo che avrebbe voluto dare da subito delle regole rigide per insegnare ai propri figli, fin dai primi mesi, a dormire, mangiare, etc.
Insomma l’uomo dei manuali da seguire alla lettera.
Io, mamma cuore di panna, non ho mai condiviso questi metodi troppo rigidi. Il pianto dei bambini piccoli mi ha sempre mandato in tilt. E così ho sempre cercato di assecondare i bisogni dei miei figli, pagandone anche le conseguenze (un esempio? Luca ha spento la sua terza candelina, ma di dormire da solo non ne vuol sapere!)
Chi ha ragione tra noi due?
Oggi la Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli, affronta proprio questo tema: manuali sì o manuali no?
Ecco cosa ci consiglia:

“Una volta le famiglie nascevano in un contesto sociale totalmente differente rispetto a quello odierno, che potremmo definire “extra large”. Ogni nucleo familiare era, infatti, costituito non solo da madre, padre, figlio, ma la triade era inserita in una rete di parentela che il più delle volte conviveva con essa, contribuendo non solo al sostegno pratico e psicologico, ma anche alla trasmissione di regole e norme educative che raramente si mettevano in discussione.
Non ci si interrogava infatti troppo spesso su “come fare per…”, nè esistevano una serie di difficoltà a cui invece oggi vanno incontro molti genitori.
Si sapeva che si doveva fare “in quel modo” perche era così da sempre (ed era l’unico modo!) e perché così si vedeva fare da generazione in generazione.
Oggi invece la situazione si è catapultata sotto tanti punti di vista.
I genitori sono spesso soli nella gestione pratica della neo famiglia; le mamme il più delle volte lavorano per esigenze differenti e… non parliamo delle difficoltà che si riscontrano nel crescere ed educare i propri figli!
Il risultato di tutto questo è: decine di manuali sul tema della genitorialità, trasmissioni televisione, radiofoniche e riviste in cui pullulano esperti di psicologia infantile, pedagogisti e pediatri che ci dicono “cosa bisogna fare per…”, teorie psicopedagogiche su modelli educativi per affrontare i diversi momenti della gestione quotidiana di un figlio (pappe, nanna, ecc…).
E spesso il risultato finale di tutto ciò è…IL TILT!
Il più delle volte sono le mamme stesse che, anche grazie all’aiuto della rete, cercano ansiosamente risposte alle difficoltà che incontrano e si confrontano con chi ha le stesse difficoltà.
Come principio non c e nulla di male, anzi…il confronto è segno di maturità e di voglia di crescere e mettersi in discussione! Ma ciò che voglio invece sottolineare con questa mia riflessione è il fatto che troppo spesso si corre il rischio di “forzarsi” in un modello educativo solo perché: lo dice l’ultimo manuale che mi hanno regalato; il dott…che ho sentito in TV diceva che….; la sorella della mia amica ha fatto così e ha risolto il problema; l’ultimo articolo che ha scritto la Psicolog Amica diceva che….

ATTENZIONE! Sono tutte cose vere e attendibili quello che viene scritto, detto e sentito, ma non si può pensare che TUTTO vada bene per TUTTI i bambini! Ciò che funziona con uno, non è detto che funzioni in maniera universale per tutti i bimbi del Mondo!

Se ci si fissa troppo rigidamente su schemi, modelli e teorie che ci attirano, diventa una questione di principio doverle attuare, perché in esse riponiamo una sorta di bacchetta magica risolutiva del problema di fronte al quale non sappiamo più cosa fare. Così però corriamo il rischio, non solo di non riuscire nell’intento non raggiungendo lo scopo desiderato, ma anche di attribuirci un maggior senso di inadeguatezza, fallimento e delusione.
Anzi, potremmo anche sentirci intrappolate in un qualcosa che non ci mostra la via di uscita né tanto meno una risoluzione.
Ma perché accade ciò? Perche, se vediamo SOLO la teoria, ci dimentichiamo di vedere nostro figlio, le sue esigenze, i suoi bisogni, quello che ci sta chiedendo! Lui e solo lui ci dice tutto questo, nessun’altro psicologo, pediatra, educatore, e simili…

Le teorie funzionano se sappiamo plasmarle sul proprio figlio, conciliando quello che sentiamo come regola nostra e le sue esigenze.

Vi porto un esempio da cui è scaturita la riflessione di oggi. Una mamma si rivolge a me chiedendomi aiuto perché “le aveva provate tutte” per far addormentare il figlio. Era quasi convinta di rivolgersi al pediatra per farsi dare dei farmaci!

È vero, le aveva provate tutte, ma parlando con lei, mi sono accorta che il vero problema era che non si era ben sintonizzata con il bisogno specifico di suo figlio, il quale non si adattava alle “regole del sonno” non perché disobbediente, ma perche nessuna di esse di addiceva alla sua irripetibile personalità! È un po’ come se qualcuno ci obbligasse tutte le sere ad addormentarci a pancia in su, quando io invece riesco a dormire solo su un fianco!
Quindi, va bene informarsi, farsi un’idea di cosa dicono gli esperti ecc, ma tutto questo, mediatelo con IL VOSTRO BAMBINO, rispettando ciò che lui necessita e trovando una mediazione con e tra voi.

Questo vi proteggerà dall’immettervi in un circolo vizioso negativo che bene non farebbe alla vostra relazione con il cucciolotto di casa”.

Vi ricordo che per appuntamenti o info con la dottoressa Francesca Santarelli, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com.