Oggi ho il dente avvelenato.
Stamattina, come tutti i giorni eccetto che uno, ho accompagnato Marco a scuola.
Sulla porta della classe c’erano i fogli con gli orari per i colloqui con i genitori.
Mezz’ora di tempo per ogni bambino.
Ogni genitore fissa l’appuntamento con l’insegnante firmando nella casella, ancora libera, con l’orario più consono alle proprie possibilità e ai propri impegni.
Ma i fogli erano quasi tutti pieni.
Erano rimasti a disposizione solo gli orari più scomodi (almeno per me) tipo 16:30-17:00.
Chiedo alle maestra: “Quando sono stati appesi questi fogli?”
Mi risponde: “Venerdì mattina, è venuto tuo marito ad accompagnare Marco, ma non ha messo la firma”
Cosa? Venerdì mattina? Non ha messo la firma?
Ma possibile che l’unica volta che accompagna il figlio fa pure danni?
Livida di rabbia, rossa e viola in faccia, ho detto alla maestra: “Ed ora come faccio? Io non posso venire dalle 16:30 alle 17:00”.
Lei, giustamente, mi ha risposto: “Non so come aiutarti”
Sono uscita dalla scuola e ho chiamato subito mio marito al telefono, urlandogli: “Venerdì hai visto i fogli e non hai messo la firma? Bene, sono rimasti sono gli orari più scomodi, mi dici come faccio adesso? Sai che ti dico? Al colloquio questa volta ci vai tu. Ti organizzi e vai. Non mi importa come!”
E lui: “Sì, ho visto i fogli, ma non messo la firma, non mi è proprio venuto in mente”
Io: “Non ti è venuto in mente? Solo perché non ti devi sbattere tu per far quadrare tutto: orari, colloqui, figli, scuola, tata, spesa e tutto il resto. Ora, invece, che dovrai prendere permesso per andare dalla maestra… vedrai caro mio la prossima volta come metterai subito la firma!”
Stavo dando fiato alle corde. Ero così arrabbiata…
Nell’ascensore dell’ufficio ho incrociato una mia amica: “Perché stai così?”, mi ha chiesto.
Le ho raccontato la storia in tre secondi. Mi ha guardato, mi ha sorriso e ha detto: “Maria, che ci vuoi fare, sono uomini! Mio marito è come il tuo, forse anche peggio”.
Allora un’altra ragazza che era nell’ascensore, forse per consolarmi, ha detto: “Vi presto il mio per una settimana, così apprezzerete sicuramente di più il vostro. Sono uomini, sono fatti così, non ci arrivano, non ci pensano o forse, più semplicemente se ne fregano, tanto poi ci pensa la mamma!”
Una terza signora, forse single, prima di uscire ci ha guardate e ci ha chiesto: “Ma se sono tutti così, mi dite perché ve li siete sposati?”
Che dire: bella domanda!