La crisi sta spegnendo anche la voglia di diventare genitori adottivi? Pare proprio di sì!
L’iter delle adozioni, soprattutto straniere, è lungo, difficile e anche costoso. E lo scorso anno si è registrato un sensibile calo delle richieste.
A tutto questo, in questi ultimi giorni si è aggiunto anche il timore di una chiusura da parte della Russia, che ha già serrato il canale delle adozioni con gli Usa. Ma a infondere una certa dose di ottimismo è il giudice del tribunale per i minorenni di Roma Claudio Cottatellucci, che fa parte della Commissione per le adozioni internazionali presieduta dal ministro Riccardi.
A suo avviso, anche se complicato fare un pronostico,“è difficile” che la Russia estenda anche all’Italia il divieto di adozione dei propri bambini già in vigore nei confronti degli Usa: “c’è un rapporto collaudato nel tempo” tra i due Paesi e “l’Italia dà le garanzie che la Russia chiede”.
“Non è la prima volta che assistiamo a spinte nazionali per la chiusura delle adozioni per pulsioni che sono le più diverse. Certo se questa eventualità si verificasse gli effetti si sentirebbero” dice Cottatellucci, spiegando che la maggior parte dei bambini (pari a “un quarto”) che vengono adottati in Italia proviene proprio dalla Russia. Ma si tratta di un’ipotesi poco credibile, visto il rapporto consolidato tra i due Paesi in questo campo e le assicurazioni che l’Italia dà.
“Le garanzie che la Russia chiede sono già nel nostro sistema: la procedura non si conclude con l’ingresso del bambino in Italia; gli enti autorizzati seguono l’iter per intero e ci sono anche i controlli della rete dei servizi sociali sul territorio, che vigilano nell’interesse del bambino”.
Ma c’e’ anche un aspetto ”nazionale” da non trascurare: “con la crisi economica alcune disponibilità all’adozione sono venute meno perché le coppie non sono in grado di sostenere le spese per un nuovo figlio”. Tanto più visto che le adozioni internazionali continuano a costare molto : ci vogliono tra i 3500 euro e i 5000 euro per il disbrigo delle pratiche in Italia; mentre sono di difficile quantificazione i costi da sostenere all’estero, visto sono estremamente variabili a seconda delle normative dei singoli Stati.
L’unico commento che mi vien da fare è: che tristezza!
E poi si dice che i soldi non danno la felicità. In certe circostante… la danno eccome. La danno ai bambini, che finalmente trovano una famiglia. E la danno ai genitori che così riescono a coronare il loro sogno.
Che mondo…