I neonati sentono il dolore?

“I bimbi appena nati sentono il dolore come noi?”. Questa è una di quelle domande che mi sono sempre posta e alle quali non ho mai saputo dare risposta!
Il solletico, ne sono certa, lo percepiscono bene, almeno come sensazione di fastidio.
Ricordo che quando sfioravo la pianta del piede di Marco da neonato, lui ritraeva entrambe le gambine.
Invece quando urtava da qualche parte o magari io pensavo si fosse fatto male per qualche motivo, lui non batteva ciglio, non piangeva, né frignava.
Stessa cosa Luca.
Coincidenza? Oppure i piccolini hanno una soglia del dolore diversa rispetto a quella degli adulti?

Una risposta certa a questa domanda ancora non c’è. E anche secondo i ricercatori il dolore nei neonati rimane, nonostante gli innumerevoli studi, ancora un rebus.

Lo spiega bene il neuroscienziato Lorenzo Fabrizi, all’estero ormai da 7 anni, primo autore dello studio sul dolore nei bimbi prematuri realizzato da un team di ricercatori dell’University College di Londra (Gb).

Secondo Fabrizi “i neonati reagiscono in modo diverso a un tocco o a una puntura, e questo già dal pancione della mamma. Eppure se avvertono o no il dolore non si sa. Rimane ancora oggi un rebus, esattamente come quello di alcuni anziani affetti da demenza, o di alcuni bambini autistici: solo comunicando, infatti, possiamo venire a conoscenza della componente emotiva e sensoriale della sofferenza”.

“Ma noi cerchiamo indizi nel cervello”, aggiunge lo studioso. “La ricerca condotta sui prematuri ci ha mostrato che il cervello di questi piccoli a un certo punto inizia a reagire in modo diverso. E questo accade a 35-37 settimane, quando questi bimbi dovrebbero essere ancora nella pancia della mamma. Ci siamo resi conto, poi, che nei nati pretermine il sistema che processa lo stimolo doloroso è molto diverso da quello degli adulti. Anche per questo è davvero difficile disegnare terapie mirate per bimbi in questa fase precocissima della vita”.

Dalla ricerca “sono emersi comunque forti indizi: in un dato momento i piccoli reagiscono in modo diverso, dunque questo ci porta a pensare che sentano qualcosa di differente”.
Fabrizi è molto cauto e sottolinea la delicatezza di questo campo, in cui il ‘non detto’ la fa da padrone.

“Mi hai toccato o mi hai fatto male? Ecco, noi cerchiamo di capire in che momento i bimbi prematuri sarebbero in grado di distinguere fra questi due gesti”, conclude.