I bambini, lo sappiamo bene, attraversano delle fasi di ribellione, tutto è un NO, NO, NO. Ma ci sono dei bambini che non sono solo ribelli, ma problematici. Appaiono ostili, assumono costantemente un atteggiamento di sfida verso tutti, genitori, maestri, compagni di scuola, amici. Sono bambini che soffrono di Disturbo Oppositivo Provocatorio.
Di questo ci parla oggi la psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci dice:
“Quando si parla di bambini piccoli e dei loro comportamenti non è sempre facile affrontare tematiche un po’ spinose che sfociano nel confine della “patologia” o della disfunzionalità di determinati aspetti, poiché gli elementi da tener presente sono davvero tanti e con mille sfumature.
Questa è una premessa fondamentale per l’articolo che segue, in quanto la linea di demarcazione tra ciò che è normale e ciò che lo diventa meno, è davvero molto sottile. Prendete con le pinze dunque quello che vi spiegherò e non applicatelo superficialmente per conto vostro su quei comportamenti di vostro figlio che, magari vi fanno disperare ogni giorno, ma che sono del tutto normali. La diagnosi la deve fare solo un professionista! Ma certe cose, è meglio saperle….se non per drizzare le antenne!
I bambini si sa, non stanno mai fermi, amano sperimentare, conoscere le cose e fare di testa loro! Molte volte diventano incontrollabili, sono ribelli e ci mettono alla prova con le loro sfide, corrono da una parte all’altra, rompono tutto per la curiosità di scoprire come sono fatte le cose all’interno ed è come se non riuscissero proprio a stare fermi.
Ma tra bambini ribelli e bambini “problematici” c ‘è una differenza sostanziale. Avete mai sentito parlare del disturbo oppositivo provocatorio? Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è una patologia dell’età evolutiva, caratterizzata da una modalità ricorrente di comportamento negativistico, ostile e di sfida che si può individuare intorno ai 3-4 anni, con l’ingresso nella scuola e la richiesta di adattamento alle prime regole scolastiche.
I bambini con queste caratteristiche creano ahimè, grande scompiglio, scatenano con i loro comportamenti risate generali, innervosiscono i compagni, adottano una sorta di resistenza verbale, pronunciando frasi del genere “non può dirmi quello che devo fare” e cerca di attirare l’attenzione dei compagni facendo commenti o imitando i gesti degli altri.
Fanno smorfie, guardano in un’altra direzione quando si parla con loro. Se rimproverati, fanno finta di niente o fingono di ascoltare tacitamente e scoppiare a ridere in segno di scherno e di sfida.
Sono bambini che sfidano l’autorità, che sembrano provare piacere nel far del male agli altri o nel provocare reazioni esasperate .
Infrangono deliberatamente le regole e che spesso sono esclusi dai compagni e dai giochi, ma questo non sembra scalfirli per niente.
Questi cuccioli, inoltre, mostrano una deliberata o persistente messa alla prova dei limiti, di solito ignorando gli ordini, litigando e non accettando i rimproveri per i misfatti. L’ostilità può essere diretta contro gli adulti o i coetanei ed è espressa disturbando deliberatamente gli altri o con aggressioni verbali.
Non dimentichiamo inoltre, che il bambino DOP non vive una vita felice e serena, non è contento del suo modo di essere e si dispiace per le opinioni che le altre persone hanno di lui.
L’immagine che ha di sé è molto svalutante, si considera un incapace, indegno dell’amore altrui e crede che nessuno mai gli potrà essere amico.
Si sente rifiutato, ma sa di essere lui stesso la causa del suo isolamento.
Spesso sono gli stessi genitori ad attribuire ai loro figli delle etichette, a definirli “insopportabili”, “aggressivi”, “terribili”. Queste espressioni che possono essere dettate da un momento di collera, se ripetute più e più volte, vengono interiorizzate dal bambino, diventando delle auto-asserzioni negative che egli ripeterà a sé stesso ogni qual volta si sentirà abbandonato da qualcuno.
Se qualcuno gli si avvicina per instaurare un rapporto, anziché esserne felice, si mostra diffidente e reagisce con il suo repertorio di comportamenti ostili, come a voler mettere alla prova le intenzioni del suo interlocutore.
Per dire che un bambino è affetto da Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP), occorre però un’attenta analisi psicologica e neuropsichiatrica. Certi comportamenti oppositivi e provocatori, infatti, sono tipici di alcune fasi evolutive e si possono riscontrare in tutti i bambini perlomeno in alcune fasi o momenti dello sviluppo.
Quando però siamo in presenza di un disturbo, certe caratteristiche che possono essere comuni, diventano esasperate, presenti per la maggior parte del tempo e per molti mesi (se non anni), tanto da compromettere l’inserimento sociale e scolastico del bambino. Come sempre il primo indizio da valutare, per capire se ci troviamo di fronte ad disturbo, è notare se il primo a esserne “disturbato” è il bambino stesso.
Per chi come me ha conosciuto spesso questi bimbi, all’inizio può raccogliere la prima sensazione di esasperazione degli stessi genitori, poiché prendersene cura è molto difficile: sono causa di stanchezza, di scoraggiamento e di frustrazione per chiunque cerchi di instaurare con loro un rapporto.
La parola d’ordine, di un buon intervento educativo e psicologico, dovrà essere “comprensione”.
Sono bambini che non vanno curati, né cambiati, ma prima di tutto capiti.
Con i loro comportamenti sembrano volerci allontanare, ma se ce ne andiamo soffrono di solitudine.
Bisogna cercare, allora, di superare le barriere che ci separano dal loro mondo, capire la causa del loro male interiore.
Forse sono ostili perché cercano di difendersi, a causa di traumi che li hanno portati a diffidare degli altri, oppure vogliono attirare l’attenzione, perché hanno bisogno di comunicare i loro problemi e non conoscono altro canale che l’aggressività.
Ma mi raccomando ancora una volta….nessuna autodiagnosi!”
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com