
Oggi è la festa delle donne, una festa nata per celebrare anche il coraggio delle donne. E oggi condividerò con tutti voi proprio una storia straordinaria, ma nello stesso tempo ordinaria, di una donna, una mia cara amica, che ha avuto il coraggio di cambiare vita, di fare un salto nell’ignoto senza avere certezze o aiuti, nella speranza di salvare sè stessa, ma sopratutto le sue bambine dalle grinfie di un uomo violento e alcolizzato.
Se oggi Nada, così ha deciso di chiamarsi per l’occasione, può raccontarci la sua vita è perchè ce l’ha fatta. Mille sacrifici, mille giornate buie, mille pianti, mille paure, ma ora è una donna più forte e più consapevole che ha allevato due bambine, ora donne, altrettanto forti e coraggiose.
Le cicatrici ci sono e resteranno. Ma loro sanno che possono guardare oltre.
Il motto di Nada? UN “ORA” ALLA VOLTA.
Le ho chiesto se poteva raccontarci la sua storia, anche se sapevo che ripercorrere il suo passato e metterlo nero su bianco, sarebbe stato molto doloroso. Ma lei senza pensarci neppure un secondo mi ha risposto di SI’. “Se leggere la mia storia potesse aiutare anche solo una donna a fare il salto che ho fatto io e a salvarsi, sarei la persona più felice del mondo”.
Grazie Nada, grazie da parte di tutte le donne. E buona vita a te e alle tue splendide piccole donne.
DAL LETAME NASCONO I FIORI
“Dolce e impaurita amica che in questo momento vedi tutto nero e senza luce, per raccontarti la mia storia, ho scelto di chiamarmi Nada, che significa SPERANZA.
Ho conosciuto il mio ex marito quando ero una ragazzina, una ragazzina timida, insicura, che non aveva ancora trovato il suo posto nel mondo…una ragazzina bramosa di amore, di attenzioni, cresciuta con le principesse Disney e Dirty Dancing, e innamorata dell’amore. Eh! sì, quando si è così, è facile scambiare lucciole per lanterne, più facile di quanto si creda. I segnali, col senno di poi, c’erano già…e tanti…ma vuoi mettere stare con il bello (lo vedevo così) e dannato? Caspita mi Ama, sta con me….fa niente se va a ballare quando io non posso uscire, fa niente se le canne sono all’ordine del giorno, fa niente se quando si discute sono sempre io a cercarlo.
Fa niente…
Fa niente….
Fa male….fa male quando capisci e ti incavoli da morire con te stessa per non aver capito che stavi buttando mezza vita.
Passa un anno, due, tre….”dai andiamo a vivere insieme”! (Ovviamente la proposta è stata mia…). “Dai, se arriva un bambino va bene siamo grandi e innamorati” (cretina che ero). “Dai sposiamoci, cosi il bimbo ha una famiglia regolare”… Dai Nada….apri gli occhi cavolo!
Nasce la nostra bimba che ovviamente è stata sempre e solo gestione mia, lui si limitava a qualche sporadico cambio pannolino, qualche coccola. Ore per mangiare, coliche, cacca, pipì, notti insonni e poi di giorno a lavorare. È stata dura, ma lo rifarei da capo!
E’ arrivato il tempo del nido. Ma mi rendo conto che qualcosa non va: lui è strano, nervoso, sparivano soldi. Sempre più tempo siamo io e lei….Poi ad un certo punto mi si leva il velo (anzi lenzuolo) dagli occhi. Lo seguo un paio di volte e capisco: beve e fuma. Anzi beve tanto, troppo. Affronto con lui la cosa e da lì inizia un inferno durato anni.
Urla, minacce. Provo a coinvolgere sua mamma senza successo. Alti e bassi, bassi e alti. Anche se col senno di poi mi rendo conto non erano “alti”, per niente.
Sopravvivo ogni giorno, come non lo so, passa qualche anno, e lui diventa così abile a fare le cose di nascosto, caspita sembra quasi aver capito. “Dai facciamo il secondo bambino” mi dice. Io ci penso, aspetto, prendo tempo, poi mi dico che alla fine ne ho cresciuta una da sola, male che vada lo posso fare anche con due….e poi non volevo lasciare mia figlia, figlia unica (ovviamente non sapevo che avrei assistito ai loro mille litigi feroci).
Ok, mi dico, vediamo se arriva il secondo figlio (avrei fatto meglio a dirmi: sveglia NADA, sveglia!)
Arriva anche la seconda bimba. Ora non sono così inesperta come la prima volta, la gestisco meglio. Insieme alla figlia più grande e il passeggino siamo sempre in giro, a piedi, in macchina. Ho allattato praticamente ovunque.
La situazione con lui non cambia però, mi accorgo che la sua era tutta una finta, non ha mai smesso, anzi i vizi sono aumentati. Mancano soldi, manca la famiglia, manca la serenità. Si cammina sulle uova…ogni cosa è una bomba pronta ad esplodere. Diventa faticoso nascondere alle bambine che ci sono problemi, non so più cosa inventare per “giustificare” papà.
Tante persone mi suggerivano di andare via, di non fargli nemmeno più un piatto di pasta. Non potevo, avevo una paura fottuta. Come avrei fatto con uno stipendio? La casa è sua, non se ne va. Le bambine poi devono stare sole con lui, anche no….
Nel frattempo resto anche senza lavoro, certo ho la disoccupazione, ma prima o poi finisce…
Non trovo lavoro, mando mille curriculum. La situazione a casa è sempre più insostenibile, le sfuriate sono all’ordine del giorno. A volte ci siamo chiuse in una stanza, in attesa che placasse la sua ira, come quando ci si nasconde nei bunker in attesa che passi il tifone.
Ma dove vado senza lavoro? Mi dicevo.
Finalmente trovo un lavoro che mi piace molto, ma è a tempo determinato. Inizio comunque a fare progetti. Se mi assumono a tempo indeterminato me ne vado, devo resistere un altro anno. Che vuoi che sia un anno rispetto a 15?
Ma poi un giorno, scoppia una bomba atomica. Lui va fuori di testa. Urla feroci, mani addosso.
Mia figlia maggiore protegge la sorella chiudendola in camera con una bottiglia d’acqua e dei cracker (l’ho scoperto da poco) e chiama la nonna paterna, chiedendole di intervenire, di portare via quel padre violento.
Probabilmente tutti pensavano che fosse una delle nostre solite guerre, ma non era così. In me maturava la consapevolezza della realtà. Lui non mi avrebbe mai più toccata, in nessun modo.
Ma la paura era tanta. Piangevo, stavo male e temevo di trovarlo da qualche parte.
Mille paure, ripensamenti.
Non lo volevo più. Desideravo rimanere soltanto con le bambine. Noi tre. Ma lui scrive, supplica, minaccia, promette. Io tentenno. E sempre stato così bravo a farmi il lavaggio del cervello.
Ma una vocina mi diceva: “Stai attenta Nada….”
Non so che fare. E se non mi dà il mantenimento? E se mi fa guerra? E se non riesco a mantenere tutte e tre? E se al lavoro non mi confermano? E se mi uccide? Che ne sarà delle mie figlie?
Un giorno la piccola mi porta un disegno bellissimo con scritto “Nella vita bisogna essere la regina e non accontentarsi di essere la principessa”. Piango….cavolo se piango.
La grande mi dice che se lo perdono ancora, lei non mi parlerà mai più se non per obbligo.
Le mie figlie sono state la mia spinta verso la risalita.
Non è stato semplice, sarei bugiarda a dire cosi.
Certe mattine non volevo alzarmi per non affrontare un’altra giornata di pensieri, problemi e paure, ma loro avevano solo me e mi dovevo fare forza.
Ho chiesto prestiti, abbiamo mangiato pasta in bianco se mancavano i soldi per la spesa, ho chiesto dilazioni di pagamenti di bollette. Ho trovato una forza che non sapevo nemmeno di avere.
Il salto mi terrorizzava, temevo una rovinosa caduta e quindi stavo li, in quella situazione orribile.
Il casino successo mi ha obbligata a saltare!
Mi sono fatta male, ma meno del previsto, mi sono sbucciata solo le ginocchia, non sono morta come temevo.
Un “ora” alla volta ho iniziato a vedere le mie figlie più “rilassate”. Abbiamo introdotto nuove abitudini come la serata “pizza sul divano”. E dopo un paio di mesi ho trovato il coraggio di dirgli che non lo amavo più.
Iniziano le minacce di suicidio, minacce per la casa, minacce per tutto. Quanti pianti, quanta cattiveria ho letto e sentito. Ma pian piano mi sentivo più forte, più serena. Pian piano ogni pezzo rotto tornava a posto (ancora non è terminata la fase di “rimontaggio).
Durante la separazione legale ho subito falsità e egoismi senza limiti.
Però vedevo le mie ragazze sempre più serene, ridevano, parlavano….e questo mi dava forza. Mi sono creata nuovi giri e amicizie. Le mie amiche virtuali (La “Piazzetta” sa….) che non conoscevo di persona, sono state una rete di sicurezza incredibile: Ma di uomini non ne volevo sentir parlare, troppo schifo, troppa paura.
Sono passati anni…
Ora io e le ragazze siamo serene. Ho accanto una persona meravigliosa che ha abbattuto muri di paura e diffidenza. Una persona che mi ama nonostante le mie ferite che a volte sanguinano addosso a lui. E sapete perché? Perché non sono abituata ad essere amata. Non conoscevo amore senza offese, cattiveria, falsità.
A volte ho così paura della “nuova normalità”, di quel che ho, di come vivo adesso, che faccio fatica a credere che sia vero, che stia accadendo a me. Ma ogni giorno che passa, io ringrazio quella Nada per aver avuto il coraggio di dire basta.
È bellissimo credere nuovamente in qualcosa di bello, è bellissimo capire che tutto può succedere, basta avere coraggio e non mollare mai. La vita ora mi sorride, io sorrido, io canto, io ho voglia di gridare al mondo quanto sto bene ora. Io ho buttato vestiti informi e con colori orrendi e mi vesto di colori allegri.
Cara amica che hai paura, non averne ti prego, buttati e vedrai che un “ora” alla volta, un passo alla volta, tutto si aggiusta.
La Nada di allora non riconoscerebbe la Nada attuale, le mie foto a distanza di anni sono diverse e non mi riferisco a rughe o kg in più, ma alla luce che ho nello sguardo, al sorriso che ho anche negli occhi.
E’ stata dura? sì
Lo rifaresti? Sì, anche prima
Dopo la tempesta c’è sempre l’arcobaleno, ed è vero!
Probabilmente se non avessi fatto il salto, ora il mio sarebbe l’ennesimo nome su una lista di femminicidi. Invece ora scrivo il mio nome a colori sgargianti e pieni di vita.
Amica mia, non avere paura, dopo sarà bellissimo e quando ti guarderai indietro dirai “brava!!!!!!” e ti abbraccerai cosi forte da farti male.
Con affetto
Nada (Speranza)”