Questo blog è fermo da troppo tempo. Lo so. Mancanza di tempo, mi dico per giustificarmi.
Ma una mia amica, che è venuta a trovarmi per un caffè qualche giorno fa mi ha detto: “E’ una scusa, una banale scusa. Si fanno le cose a cui si tiene di più, si vedono (o si sentono in questo periodo di semi-clausura) le persone a cui si tiene di più. Salta tutto ciò che non è nella lista delle priorità”.
Non sono perfettamente d’accordo. Mi è capitato tante volte di avere delle piacevoli priorità che sono passate in secondo piano per sopraggiunte sfighe chiamate “doveri”.
Ma veniamo a noi, altrimenti divago troppo!
Cosa mi ha spinto a scrivere oggi? Un po’ la nostalgia. In questo blog ci sono tanti anni della mia vita, tanti racconti di esperienze vissute. E poi, visto che ho condiviso sempre tutto con voi, ho pensato di condividere anche l’ultima decisione partorita: L’ISCRIZIONE ALLA SCUOLA MEDIA DI LUCA.
Prima di cominciare vi chiedo: ma voi vi siete fatti mille domande, mille paturnie, mille open day per decidere a quale scuola primaria di secondo livello iscrivere vostro figlio?
Io no, almeno con il primogenito Marco, no. E’ stata una scelta naturale: la scuola del paese, quella più comoda e vicina. STOP.
Venivamo da una esperienza bellissima fatta in tutto il percorso scolastico. A partire dal nido, passando per la materna, fino alle elementari, Marco ha sempre avuto la fortuna di incontrare maestre speciali. A tutte loro va la mia infinita gratitudine per quanto hanno fatto per mio figlio.
Quindi l’iscrizione alle medie è andata liscia. Ormai sta pure concludendo questo ciclo. E’ in terza e con la testa già verso le superiori (oddio, vi rendete conto? Sto parlando di SUPERIORI, eppure mi sembra ieri che aveva il patello e lo portavo a spasso con il passeggino… vabbè!).
Luca stessa scuola, esperienza decisamente diversa. Non ha avuto la fortuna di avere neppure una maestra che lo abbia accompagnato dalla prima alla quinta. Continuità didattica? Cos’è questa sconosciuta?!!!
Tutte le insegnanti sono arrivate dall’altra parte dell’Italia, sono rimaste il minimo indispensabile per avere il trasferimento e poi addio. E quindi altro giro, altra corsa. Lo scorso anno poi, da febbraio in avanti, con la DAD hanno fatto poco e niente (più niente che poco).
Quest’anno, l’ultimo, la “dea-fortuna” ha guardato dalla nostra parte e ha deciso di mandare delle maestre con la M maiuscola. BRAVISSIME. Perle rare. Ma perché proprio alla fine? Non poteva guardare prima da questa parte? Mi sono chiesta!
In ogni caso, non si possono recuperare 5 anni in uno. Neanche con delle super Caterpillar come loro. Questi bambini, sicuramente, si congederanno dalle elementari con delle grosse lacune.
Da qui i dilemmi, le notti insonni e la fatidica domanda: “Dove mandarlo alle medie?”
Mio marito lo avrebbe iscritto senza pensarci due volte alla scuola più vicina e comoda. “Le medie sono solo delle scuole di transizione. Maria, pensaci bene! Considera che non abbiamo i nonni vicini, non abbiamo aiuti, siamo fuori casa full time e la comodità deve essere la nostra priorità”, continuava a ripetermi. “I ragazzi hanno bisogno di essere autonomi. Chiavi in mano, devono essere in grado di andare e tornare da scuola in autonomia”.
“Ma Luca ha bisogno di recuperare il tempo perso, di colmare le lacune” ribattevo io. “Dobbiamo offrirgli il meglio e c’è una scuola nel paese vicino che è molto più quotata. Ne parlano tutti benissimo”.
Lui: “Ma lo sai che è molto richiesta e non c’è posto per tutti. Lo iscrivi lì, ma se poi non lo sorteggiano?”
Io: “Sarà il destino a decidere per noi. Ma almeno avrò provato!”
Così ho fatto. E’ arrivato il giorno del sorteggio e Luca non è stato sorteggiato.
“Vedì?” – ho detto a mio marito – “Hai gufato e il destino ci ha puniti!”
Lui ridendo: “O forse ci ha premiati! Andrà alla scuola più comoda. In fondo con Marco ci siamo trovati benissimo, perché con Luca non dovrebbe essere così?”.
Ormai avevo accantonato l’argomento scuola. Il destino aveva deciso e andava bene così.
Qualche giorno fa ho ricevuto una telefonata: “Buongiorno signora, è la mamma di Luca? La chiamo dalla scuola XXX, si sono liberati dei posti per il prolungato e volevamo sapere se è ancora interessata a iscrivere suo figlio”.
Io muta. Giuro non riuscivo a proferir parola.
“Signora è lì?”, mi ripeteva la segretaria al telefono. “Deve decidere subito, non c’è tempo da perdere, dobbiamo concludere le iscrizioni. Se vuole mandarlo da noi deve procedere in questo modo, fare questo e quello entro oggi, mi raccomando”.
Ringrazio la persona che era dall’altra parte del telefono e boom…. crisi. Che faccio?
Ne parlo con mio marito. E lui: “Io lo manderei sempre alla scuola più vicina. Ma invece lo iscriveremo lì, a quella più quotata ma logisticamente improponibile. E sai perché lo faremo? Perché altrimenti tu mi romperai le scatole (non posso scrivere le parolacce 😉 ) tutti i santi giorni, verrai a recriminare tutte le cose che non andranno bene: se non ci saranno gli insegnanti, se saranno tutti precari, se non saranno bravi…. E sarà tutta colpa mia. In poche parole renderai la mia vita impossibile per i prossimi tre anni e pure quella di Luca!”
Io: “Non è una decisione che possiamo prendere da soli, dobbiamo capire cosa vuole fare Luca”
Mio marito: “Certo, ora siccome tu non riesci a prendere una decisione, che fai? Lasci che la prenda un bambino di 10 anni che sicuramente si chiederà: “Che risposta vuole ricevere la mamma? Sei un genio!”
Non è andata tanto diversamente…
Io: “Luca sei stato ripescato, cosa vuoi fare? Mettiamo sulla bilancia pregi e difetti di ognuna delle due scuole e decidiamo!”
Il verbo “decidere” è come la parola “doveri”, non riesco a pronunciarla con facilità!
Tutto il pomeriggio fino alla sera a ripetere i pro e i contro e Luca cambiava idea ogni 5 minuti.
Alla fine della giornata la sentenza: “Ok, siamo tutto d’accordo. Vince la scuola più comoda. Quella vicina”.
Andiamo a dormire. Passo la nottata in dormiveglia. Mille pensieri, mille domande.
Ma si può? Per una scuola media farsi tutte queste paturnie?
Io l’ho fatto!
Al mattino mi sono alzata con un forte mal di testa e una decisione: “Luca andrà alla scuola che, almeno sulla carta, gli potrà offrire una preparazione migliore. Il destino ci ha dato questa ultima chance, questa ultima possibilità, perché buttarla alle ortiche? In fondo se non si troverà bene, farà sempre in tempo a tornare indietro. Ma se invece dovesse ricevere una buona preparazione ne gioverà per il resto della vita”.
Quando ho comunicato a Luca e a mio marito la mia decisione hanno riso. “Mamma – mi ha detto Luca- lo sapevano tutti che avresti deciso così. Abbiamo anche fatto la scommessa! Solo tu non lo sapevi. Vero papà?”
Mio marito: “Vero e i miei attributi ti ringraziano per la mancata tortura!”
Ora, la decisione è stata presa, l’iscrizione è stata fatta. Non si torna indietro.
Logisticamente non sarà facile incastrare tutto. Mi dovrò fare in quattro. Ma sono tre anni, passano in fretta!