Oggi con la nostra Psicologa Amica, affrontiamo un tema caro a molti genitori e ragazzi: il bullismo nelle scuole.
Come si può affrontare questo delicato argomento?
Ecco cosa consiglia Francesca Santarelli:
“Ultimamente mi è capitato spesso di imbattermi in articoli inerenti alla prevenzione del bullismo e nonostante se ne parli molto, questo fenomeno così difficile da gestire e per molti versi terrificante, pare stia aumentando vertiginosamente nelle scuole, diffuso anche tra i bambini più piccoli.
Come mai? E la scuola, come può intervenire per ridurre drasticamente questi episodi?
Partiamo dicendo che il bullo è un individuo totalmente privo di empatia e solidarietà nei confronti del prossimo, totalmente incapace di mettersi nei panni della persona presa di mira. Anzi, è come anestetizzato, in preda ad una forte pulsione momentanea che non riesce in alcun modo a contenere.
Ciò è dovuto dal fatto che al giorno d’oggi i giovani non hanno più regole e non sono abituati a sopportare il senso di frustrazione che deriva semplicemente dal fatto di non poter fare ciò che vogliono.
I ragazzi di oggi hanno tutto ancor prima di chiederlo così spesso hanno bisogno di qualcosa di forte per divertirsi.
Il concetto del “tutto concesso”, a differenza di ciò che si possa pensare, genera grandi frustrazioni in questi ragazzi che invece avrebbero bisogno di regole, fondamentali per una crescita equilibrata.
Va quindi da sé che sono loro stessi bambini e ragazzi disadattati. Il bullo infatti vede nel “bullizzato”, le proprie debolezze che non accetta e vorrebbe scacciare.
Nelle scuole è difficile contenere questo fenomeno, anche perché al momento sono pochi gli istituti che adottano programmi rivolti alla cura di questo malessere.
Sarebbe invece necessario dedicare alcune ore alla “gestione delle emozioni”.
I ragazzi dovrebbero imparare a sentire le emozioni del compagno, mettersi nei suoi panni, comprendere ciò che prova e riflettere a fondo su quello che alcuni comportamenti possono suscitare nell’altro.
Esistono tante tecniche didattiche che potrebbero essere applicate.
La scatola delle emozioni, ad esempio, in cui ogni studente inserisce in anonimato un biglietto con scritte le emozioni che prova in quel momento. Successivamente la scatola viene aperta in classe e i bigliettini vengono letti dai compagni, con lo scopo di riflettere a fondo sui contenuti emersi. In questo modo l’alunno ha la possibilità di esternare i propri sentimenti di paura, rabbia o aggressività e lo aiutano a non sentirsi solo.
La “carta anti bullismo” invece è una sorta di statuto in cui vengono elencate le regole che la scuola intende applicare per prevenire gli atti di bullismo. Gli studenti delle scuole che adottano i principi di questa “carta” e gli stessi genitori, sono così messi subito al corrente del fatto che se le regole non dovessero essere rispettate il ragazzo potrebbe addirittura essere allontanato dall’istituto.
In aggiunta sarebbe utile creare opuscoli informativi sull’argomento, che evidenzino quali possano essere gli indizi che segnalano se il figlio è vittima del bullismo.
Si potrebbero affiggere fuori dalle scuole cartelli con scritte chiare “Qui il bullismo non entra”, o ancora incontri sul tema durante l’anno, visione di filmati insomma tutto ciò che possa servire a tenere vivo l’interesse sul tema ed evidenziarne il pericolo.
Come dicevamo prima, purtroppo il bullismo si presenta sempre più spesso fin dalla scuola d’infanzia, per questo è necessario intervenire subito, già in età prescolare.
Le scuole non posso più ignorare tale fenomeno e quindi è necessario che tutto il personale scolastico sia preparato e determinato ad affrontarlo, speriamo…. una volta per tutte!”
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com