Qualche settimana fa mi ha chiamato la mia amica giornalista Isabella Dalla Gasperina dicendomi: “Ho letto un libro proprio bello, tratta il tema delle adozioni dei bambini. Che ne dici di scrivere una recensione sul blog?”
L’adozione è un argomento che non ho mai affrontato perché, sinceramente, non ne ho le competenze. Però ho letto questo libro e devo dire che mi ha dato tanti spunti su cui riflettere.
Domande spesso inopportune che si fanno alle coppie che dopo qualche anno di matrimonio o convivenza non “allargano” la famiglia. A quelle battute che sembrano simpatiche e che invece feriscono il corpo e l’anima di chi le riceve.
Leggendo la prefazione, di Aldo Cazzullo, mi sono soffermata su questa frase: «Un bambino nato da un’altra donna mi chiama mamma. Non mi sfuggono la grandezza di questa tragedia e la profondità di questo privilegio».
Mi sono venuti i brividi. Quanta saggezza in queste poche righe!
E se i genitori adottivi dopo un lungo percorso fatto anche di ostacoli burocratici, di psicologi, assistenti sociali, arrivano pronti (o quasi) all’evento, i nonni o i parenti più vicini lo sono altrettanto?
L’autrice di questo libro, Francesca Mineo, in questo libro racconta la sua storia di mamma adottiva, ma lascio a Isabella l’onore della recensione:
“Adottare un bambino è un’avventura grandiosa. Non solo per chi quell’avventura l’ha scelta, per la coppia dei genitori che danno il via a questa impegnativa e meravigliosa esperienza. Anche per i nonni del piccolo si tratta di un cammino che ormai fa la storia di un numero sempre maggiore di famiglie. Per i genitori che intraprendono l’avventura dell’adozione ci sono psicologi, assistenti sociali, servizi di aiuto. Chi li segue invece loro, i nonni adottivi, chi li prepara, chi li istruisce per un percorso che è tanto difficile quanto affascinante?
E’ da questo “vuoto” normativo che è nato il libro firmato da Francesca Mineo, “Adozione – Una famiglia che nasce”, San Paolo Edizioni, prefazione di Aldo Cazzullo. Perché l’adozione ha codici, regole, procedure completamente diverse da quelle della “dolce attesa” a cui siamo abituati. Di dolce il periodo che precede l’arrivo del nipote ha davvero poco.
E l’autrice, che un bambino lo ha adottato davvero insieme con il marito, lo ripercorre tappa per tappa. Suggerendo ai futuri nonni le domande da fare ai genitori (o, più spesso, da non fare), indicando tutti gli iter burocratici necessari per arrivare al fatidico incontro con il bambino. Insomma, facendoli entrare nel groviglio di quel cammino senza fine, irto di ostacoli e di difficoltà, che porta all’adozione.
Tra ospedali, tribunali, istituti per minori, i genitori che scelgono questa strada sanno che li aspetta un lungo peregrinare di stanza in stanza, tra carte bollate e psico-colloqui, prima di avere il bambino. Il libro ricorda, e riassume, tutto ciò ai nonni. E soprattutto li istruisce sulla natura tutta particolare del loro “nipotino”: sulle ferite che si porta dentro per l’esperienza dell’abbandono, sui traumi che ha subito, sui bisogni che presenta di essere accettato, capito e non compatito. I nonni adottivi vengono accompagnati passo passo in questa straordinaria avventura, dai contorni ancora incerti e indefiniti, tra “gravidanze da elefanti”, per la lunghezza, spesso abnorme, dell’attesa, e incognite che si aprono quotidianamente.
Non ci sono risposte certe, non ci sono soluzioni sicure. Ma nelle 128 pagine del libro ci sono tante storie accennate e raccontate, tante problematiche, spesso vissute e risolte sul campo, e soprattutto un’esperienza, quella della scrittrice, che fa da sfondo a consigli ed esortazioni. Una storia personalissima dalla quale emergono i punti di forza dei nonni, con il loro naturalissimo ruolo di “custodi della memoria” e delle storie di famiglia. Ecco dunque il loro compito importantissimo all’arrivo del nipote: raccontare, ricordare, ricostruire. Per tracciare agli occhi del piccolo i confini delle sue radici familiari. Un esercizio importantissimo per aiutare il nuovo arrivato a trovare la sua identità. Uno dei tanti che solo i nonni sono in grado di eseguire, nella loro personalissima “missione”. In un impegno quotidiano di “accompagnatori” o, perché no, di angeli custodi, che può fare la differenza.
Isabella Dalla Gasperina”