Volare, fluttuare nello Spazio, vedere la Luna da vicino, diventare astronauta.
Se esiste una cosa che i bambini sanno fare meglio degli adulti è sognare.
Grazie alla fantasia e alle domande dei bambini di dieci anni di una scuola pubblica di Milano (Istituto Comprensivo di Cinque Giornate) abbiamo intervistato Luca Parmitano, il primo astronauta italiano a fare una “passeggiata spaziale”.
Proprio mentre la sua collega Samantha Cristoforetti è nello Spazio, Luca Parmitano risponde alle tante curiosità dei giovani aspiranti astronauti del futuro.
Come si trascorre il tempo nella stazione spaziale? Ti sei mai annoiato? Ci si sente mai soli?
La giornata inizia alle 06:00 del mattino (ora di Greenwich, o GMT) ed è scandita da attività programmate. C’è sempre qualcosa da fare: esperimenti scientifici, manutenzione della Stazione Spaziale Internazionale, aspetti logistici (per esempio scaricare una navetta spaziale e distribuirne il contenuto a bordo) ed esercizio fisico (almeno due ore al giorno). Quindi non ci si annoia davvero mai. A bordo della Stazione Spaziale siamo normalmente in sei; non c’è quindi motivo di sentirsi soli.
Che emozioni hai provato la prima volta che ti sei svegliato guardando la Terra dallo spazio?
E’ molto difficile descrivere le emozioni, e sono tante, che si provano. Non solo la prima volta, ma ogni sguardo che rivolgiamo al nostro pianeta dallo spazio ci riempie di intensa, ineguagliabile bellezza, un senso primordiale di appartenenza e privilegio. E di fragilità.
L’Italia è così piccola dallo Spazio?
Forse è piccola, paragonata alle distese desertiche, o agli oceani. Ma è grandissima nella sua storia e sicuramente uno dei Paesi più riconoscibili dallo spazio.
Come si distingue la notte dal giorno? Ci si può muovere liberamente nella stazione?
La Stazione viaggia a 28.000km/h e compie un’orbita completa ogni 90 minuti. Quindi, in generale, in 24 ore abbiamo 16 albe e 16 tramonti. Quando fuori è giorno, la Terra è illuminata e viceversa durante la notte. Ma gli astronauti non seguono il ritmo delle albe e dei tramonti, ma semplicemente quello dell’orologio: si svegliano quando è l’alba a Greenwich (quindi una o due ore prima che in Italia) e vanno a letto intorno alle 22:00GMT.
Come hanno reagito le tue figlie alla lettera che gli hai mandato? Ti sono mancate?
Le mie figlie sono ancora piccole e non hanno ancora letto la mia lettera. Spero che un giorno la leggeranno per conto loro e apprezzeranno la difficoltà del lavoro, importantissimo e onnicomprensivo, di chi fa il papà. E mi sono mancate moltissimo: più di ogni altra cosa.
Ti sei portato musica o libri con te? Quali?
Ho portato tutta la mia musica, naturalmente in formato digitale, ma solo un libro (che poi non ho letto, volutamente). Amo leggere, ma il tempo sulla Stazione è così limitato e prezioso che ho preferito impiegarlo per fare tutto quello che non è possibile fare a terra.
In che modo e con che cosa si nutrono gli astronauti? Come si riesce a dormire e a lavarsi?
La parte fisiologica del nutrirsi è identica a quella terrestre. In realtà, nonostante quello che si vede nei film di fantascienza, anche il cibo è lo stesso, solo che è preparato diversamente: tutto è precotto e poi sigillato, oppure disidratato, per cui è possibile prepararlo molto facilmente e rapidamente.
Cosa si prova ad uscire dalla stazione spaziale? Hai avuto paura o è stato divertente?
Per me è stato il coronamento di un sogno, ma anche una grandissima soddisfazione professionale e umana. Mi sentivo molto preparato, quindi non temevo l’esperienza all’esterno. Un’attività extraveicolare è molto dura, anche fisicamente, ma non sono mancati i momenti in cui ho pensato che quello che stavo facendo era un’avventura straordinaria. In quel senso, è stato divertente.
Qual è il ricordo più straordinario dei giorni nello spazio?
Ho 166 giorni di ricordi straordinari. Più quelli dell’addestramento e del rientro.
Come è stato tornare sulla terra e dalla sua famiglia? Ti manca lo Spazio?
Riabbracciare i miei cari è stato meraviglioso. Il volto delle mie figlie quando, svegliandosi, mi hanno visto di presenza e non dietro uno schermo è un’immagine che conserverò per sempre fra i ricordi più preziosi. Ma sono pronto a ripartire.
Consiglieresti alle tue figlie di fare l’astronauta?
Come ho scritto nella mia lettera, le sosterrò qualunque sia il percorso che sceglieranno. Da sole.
Già da bambino volevi fare l’astronauta?
Assolutamente sì – ma in quegli anni tutti i bambini lo desideravano.
Cosa non rifaresti mai? E cosa desideri per il tuo futuro?
Non cambierei nulla del mio passato, perché ogni passo compiuto mi ha portato dove sono oggi. Ho moltissimi sogni nel mio futuro – tutti incredibilmente irrealizzabili (cosa che ritengo giustissima). Fortunatamente ho anche molti progetti – e quelli spero di poterli realizzare.