Un evergreen che fa sempre bene. Oggi con la psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli, parleremo di “capricci”.
Si possono distinguere i capricci buoni dai capricci cattivi. E vanno affrontati in maniera diversa. Come?
Ce lo spiega proprio la dottoressa Santarelli:
“Quando si parla di capricci ogni mamma sa bene a cosa ci si riferisce: uno di quei momenti in cui, quando la soglia della pazienza ha bypassato ogni limite, emergono lati nascosti di ognuna di noi e che ci tirano fuori emozioni e reazioni senza ogni logica!
Ogni bambino sa il fatto in suo in termini di capricci e sa bene come, quando e con chi utilizzarli al meglio.
Noi adulti, invece, non sappiamo che ci possono essere capricci e capricci….che potremmo definire “buoni” o “cattivi” (senza alcuna identificazione di giudizi con questi aggettivi!).
Questa è una realtà di cui mi sono resa conto molto spesso quando vado nelle scuole a tenere i miei corsi di aggiornamento e di confronto con insegnanti e mamme ed è per questo che ho pensato bene di affrontare questo argomento anche con voi.
Allora… cominciamo con il dire che i bambini non sono capaci, fino a una certa età, a dare nome a ciò che provano e ancor più a saperlo esprimere, tollerare e gestire. Saranno i genitori a insegnargli questi passaggi che sono poi fondamentali per il benessere emotivo e psicologico del bambino man mano che crescerà.
I capricci, sono proprio un’occasione per poter fare ciò.
Vi sembrerà strano sentire parlare di capricci buoni e ancor più se vi dirò che proprio questa tipologia è quella che servirà al nostro cucciolo per crescere!
I capricci di questo tipo sono quelle reazioni di rabbia impulsive e istintive che scoppiano di fronte a situazioni che mettono a dura prova le emozioni del piccolo e non hanno lo scopo di convincerti in qualche modo o di voler ottenere qualcosa in particolare. Sono conseguenza naturale data dall’immaturità del sistema cerebrale che ancora non è in grado di sopportare interamente l’intensità di determinate emozioni.
I turbamenti emotivi che un bimbo di due anni solitamente vive, appartengono allo spettro della frustrazione, che si può ritrovare a vivere di fronte alla semplice quotidianità: la delusione del non essere capito, il senso d’impotenza nel non riuscire a fare una determinata cosa, la frustrazione di fronte ad un limite che gli poniamo, il dispiacere per un giocattolo che non funziona più o che ha perso.
Sono tutte situazioni a cui magari noi adulti non diamo più di tanta importanza (perché non ci ricordiamo di com’è fatto l’universo di un bambino!), ma per il cucciolo d’uomo questi sono davvero grandi problemi e disagi! L’adulto spesso non lo comprende e tende a mettersi sullo stesso suo piano, giocando un ruolo infantile di disorientamento e non di contenimento (cosa di cui invece il bimbo ha bisogno).
Ed ecco che confondiamo queste sue reazioni come capriccio, entrando, senza rendercene conto, nel circolo vizioso della lotta e della competizione per stabilire vincitori e vinti.
Davanti a situazioni simili, un bambino necessita di essere consolato, rassicurato, ascoltato e contenuto emotivamente, soprattutto nell’aiutarlo a gestire i segnali d’allarme del suo cervello! Segnali che scattano quando prova rabbia, paura, dispiacere, ansia.
In questi casi servono parole rassicuranti, calme e cariche d’amore che lo consolino, non sgridate e giudizi del come si sta comportando!
In questo modo, questo tipo di capricci diventeranno emozioni, sensazioni che saprà gestire perché l’adulto glielo avrà insegnato. Sarà un bambino capace di sperimentare, gestire e tollerare la frustrazione senza spaventarsene e saprà incanalare le sue reazioni in maniera più adeguata, equilibrata e competente.
I capricci cattivi al contrario, sono quelle tipiche scenate che il bambino mette in atto per ottenere qualcosa e per piegarvi in qualche modo alla sua volontà. Definisco questo tipo di reazioni come quelle del “piccolo imperatore”, colui che è stato abituato a ottenere ciò che vuole senza alcun limite né rigore.
Di solito questi capricci vengono messi in scena nei momenti meno opportuni (supermercato, negozi, per strada…) perché il bambino ama attirare l’attenzione su di sé, soprattutto nel vedere e far vedere al suo pubblico, che la mamma perde ogni riferimento educativo e cade in balia di queste scenate!
Certo, detto cosi sembra che sia tutto ragionato e ben deciso, ma naturalmente nulla è razionale nei bambini, eppure è cosi! Sanno bene come e quando muoversi in determinate situazioni!
Di solito, questi capricci non sono seguiti da angoscia, lacrime ed evidente sofferenza e si capisce spesso che il bambino è un bravissimo attore quando si tratta di voler provare a comandare o realizzare i suoi desideri. Strilla, ma raramente piange! o sono bambini che hanno imparato a piangere a comando!)
Mentre nei capricci buoni il cervello va letteralmente in tilt di fronte all’intensità delle emozioni scatenate di fronte a certe situazioni, in questo caso il bambino è molto più razionale: il suo obiettivo è far cedere mamma e papà, è averla vinta, sono le bizze da piccolo despota!
I bimbi non conoscono regole e confini, dobbiamo insegnarglielo noi!”
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com